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Un rispettoso silenzio

Ci sono momenti in cui un rispettoso silenzio è l’unica risposta di fronte all’immensità del dolore. Questo è un blog che si sforza di divertire i suoi lettori, ma l’ombra della morte si è distesa sterminata e ha raggiunto anche quest’angolino di sole. Non è il caso di far finta di niente, decine di migliaia di persone domani non torneranno a sorridere alla vita per colpa di questa sciagura. L’unica cosa che mi sento di pronunciare in questo momento sono cinque numeri: 48580. Mandate un sms a questo numero, donerete un euro per gli aiuti alle popolazioni devastate dal maremoto. Domani torneremo a sorridere; adesso no, adesso non si può far finta di niente.

Dateci un taglio

Oggi è la giornata mondiale per la lotta all’Aids. Me ne sono accorto subito, stamattina, di fronte ad un poster di pubblicità sociale abbastanza scioccante di fronte casa mia (l’unica forma di pubblicità che ancora riesce ad attrarre la mia attenzione è proprio al cartellonistica). 40 milioni di ammalati sono un’inezia se si pensa alla strage quotidiana fatta dalla fame nel mondo o da altre malattie; e però sono tanti lo stesso, soprattutto se si pensa che in 5 milioni hanno contratto il virus nel 2004. La provocazione di alcuni scettici è: come fanno a comprarsi un preservativo persone che non possono permettersi un bicchiere d’acqua? E anche se si troverà un vaccino o dei farmaci efficaci, riusciranno mai a permetterseli i paesi dell’Africa subsahariana, per esempio? La Moratti la sua soluzione facile l’ha già proposta, astinenza per tutti, e risolviamo anche il problema della sovrappopolazione. Che testa che c’ha, la Letizia. Non sono capelli quella massa rossastra che si vede in tv, è proprio tutto cervello strabordante. Prima o poi risolverà all’origine anche il problema della scuola: tutti a lavorare, invece di perdere tempo in classe e sprecare soldi pubblici. Anzi, con l’astinenza non ci saranno più neanche bambini, per cui. Dopo aver tagliato le tasse, tagliamoci anche certe inutili protuberanze poco produttive.

L’interesse più alto è quello di tutti

Si è tenuta oggi a Bologna la quarta giornata nazionale per la finanza etica e solidale, in cui si è discusso delle possibilità e delle prospettive di strumenti come la microfinanza,
le assicurazioni etiche, la lotta alla criminalità. Al centro del modello microcredito c’è l’essere, e non l’avere. Non sono le garanzie patrimoniali la chiave per ricevere finanziamenti, ma le capacità personali, bontà dei progetti, reti (il microcredito non è fatto pr gli individualisti ma per le strutture solidali) e la disponibilità a farsi
accompagnare e formare durante il progetto. Bello, davvero. Così si combatte l’usura, la povertà,l’emarginazione (l’ho ha ricordato PierLuigi Vigna): spesso il microcredito è rivolto a donne, ex-detenuti, immigrati, che con pochi soldi trovano la forza per ricominciare. Parole d’ordine: trasparenza e partecipazione. E se è vero che tante gocce fanno il mare, non si può più parlare di fenomeno di nicchia, come sostenuto da Corrado
Passera, AD di Banca Intesa, visto che la microfinanza muove oggi nel mondo circa 12
miliardi di dollari.
Ma non illudiamoci: ci vuole coraggio. Lo ha ricordato l’esponente di Libera,
l’associazione di Don Luigi Ciotti che rende produttive le ricchezze sottratte alle mafie: ci vuole coraggio, a parlare di finanza etica, oggi, qui, nell’Italia dei bond argentini e dei crack alimentari, nell’Italia dei condoni e dei tagli alle tasse solo per i ricchi. Ci
vuole un bel coraggio…