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Quartiere Reno – 17 novembre 2004

La sera di mercoledì 17 novembre ho presentato “Bello dentro, fuori meno” grazie all’ospitalità dell’associazione Libri e dintorni, che svolge un importante servizio di diffusione della cultura a Bologna.
La sala era piena, e il pubblico mi pare si sia divertito. Ho proposto con Andrea Dall’Olio il mio test per scoprire quanto si sia belli dentro, il pubblico ha partecipato con attenzione quasi commovente. Prima o poi proporrò il test sul web, non troppo presto però altrimenti se venite ad una presentazione non c’è più gusto.
Ma la vera chiave vincente credo siano state le letture di Debora Pometti accompagnata da Romano Romani alla chitarra che hanno reso vive le mie parole sulla carta come io stesso non sono capace di fare. Veramente bravi, se vi leggessero il dizionario ungherese credo lo comprereste.

Una sala piena ed attenta è il massimo che chi si appresta a parlare in pubblico possa desiderare. Non è poi così difficile da ottenere, se si è sparsa la voce adeguatamente. Il vero problema è avere una sala piena ed attenta quando ci si appresta a chiudere la conversazione. È lì il dramma. Eppure (immaginatemi con il petto gonfio e una mano sul fianco mentre faccio queste affermazioni vanagloriose) credo proprio che le persone venute a sentire la presentazione di Bello dentro il 27 novembre a Bologna si siano divertite: capisco che siano rimasti fino alla fine parenti e amici, ma gli altri se volevano potevano andarsene. Magari erano amici e parenti dei membri dell’associazione, direte voi. Magari sono rimasti per educazione, aggiungerete. Ma ve l’ha detto nessuno che siete proprio noiosi certe volte? Insomma, c’erano una cinquantina di persone, e parecchi hanno comprato il libro. Ho diritto ai miei cinque minuti di autocelebrazione.

Il bello di un esordiente è che tutto quello che fa lo fa per la prima volta: le prime recensioni, le prime presentazioni, i primi autografi. Finora mi sono sforzato di essere sempre originale – tanto non è che ne abbia firmate migliaia di copie – perché ho sempre avuto un rapporto particolare con i libri, mi dispiace sciuparli, e l’idea che qualcuno ne “rovini” uno per la mia firma sopra ancora non mi convince, benché io stesso ami molto farmi autografare i libri dagli scrittori, quando posso.


Come già vi ho anticipato, l’ingrediente vincente della serata sono state le letture di Debora Pometti con l’accompagnamento di Romano Romani: mi è sembrato per un attimo tornare con i ricordi a quando da bambino ascoltavo le favole incise sui 45 giri, e c’era una bella voce amichevole di donna (so che state pensando ai vostri 144, mascalzoni, quando crescerete?) che mi raccontava una favola. Immaginatevi cosa devo aver provato visto che per una sera quella voce aveva un corpo, un’immagine, e per giunta recitava miei testi!!!Alcuni sono stati interpretati talmente bene che non sembravano più la roba che avevo scritto…

E poi le persone che partecipano, giocano con te, annuiscono o ridono sono sempre la migliore ricompensa per chi prova a fare lo scrittore. Quando ho espresso la mia scarsa passione per le diete, una signora ha persino raccontato di una conoscente che si fa pesare la pizza appena servita!
Un altro signore mi ha domandato: va bene noi belli dentro che fuori siamo come siamo, ma i belli fuori, come sono dentro? Great question. Mi piacerebbe pensare che sono vuoti, insignificanti, anche un po’ stupidi. Quando guardo Raul Bova penso che deve avere una conversazione noiosissima, una cultura mediocre e poca brillantezza di idee.
Poi scopro che si è messo a studiare l’inglese, l’ha imparato, si è presentato ad Hollywood ed è diventato un attore molto richiesto. E ti risulta anche simpatico mentre lo racconta.
Porca miseria.


D’altronde, la distribuzione dei talenti non è stata fatta in regime socialista, e c’è chi ha cento, chi dieci, e chi quel talento che c’ha lo vorrebbe sotterrare (con tutto il resto
!!!!)
Belli dentro di tutto il mondo, coraggio

Librincontro, Bologna, 25 giugno 2004

Con l'incredulo amico Andrea Antonazzo
Con l’incredulo amico Andrea Antonazzo

Siamo onesti: qualcosa non ha funzionato. Dalla città in cui vivo, e in cui ho sinora venduto più copie, era lecito attendersi qualcosa di più. Non che la presentazione sia andata male: io me la sono spassata e e (dicono) anche i partecipanti.

Anzi, le partecipanti. Che però, come dire, non erano numerosissime. Colpa dell’orario, del caldo, degli impegni, dell’effetto serra. Apriamo il dibattito? Non è il caso. La verità è che io di presentazioni a Bologna ne tengo ogni giorno: alla macchinetta del caffè in ufficio, in casa mia, a casa di altri, la sera in pizzeria, in autobus. C’è stato, come dicono i mass-mediologhi, un effetto sovraesposizione.

Anche se non molto numeroso, il pubblico è stato tra i più competenti: ad occhio e croce, senza entrare nei dettagli per questioni di privacy, c’erano una decina di lauree almeno in sala. Giovani, colte, interessate e interessanti: come insegna la teoria della comunicazione di massa, alla presentazione di Bologna, diciamolo pure, c’erano delle opinon leader che già staranno diffondendo il messaggio del mio romanzo in giro per il mondo. E se il medium è il messaggio, permettetemi di dire che ho delle gran belle medium!!!Alla faccia dei maschietti che non sono venuti.

A parte Andrea Antonazzo, conduttore di Vurp la domenica sera su Radio Città 103, c’era anche, dietro l’occhio della videocamera, il valente Francesco Lenoci, che approfitto per ringraziare.

PS Se qualcuno cerca il libro, mandatelo alla Libreria Librincontro, via San Vitale 4!

Associazione Via Nuova, Statte, 15 giugno 2004

Che emozione vedere il paese rivestito con i manifesti della Via Nuova con la copertina del libro!!
 Foto ricordo. E chi se la scorda questa giornata?
Foto ricordo. E chi se la scorda questa giornata?

Continuando quella che sembra una tradizione dei presagi negativi, anche la presentazione di Statte aveva avuto qualche imprevisto tecnico. Avevamo infatti deciso, con largo anticipo, che l’avremmo tenuta il pomeriggio del 14 giugno. Ero in ferie, avrei potuto prendermela comoda, anche un ritardo non ci avrebbe messo in difficoltà. Se non che, qualche settimana prima, ci rendiamo conto che lunedì 14 giugno alle 18 c’è Italia-Danimarca. Facile fare gli snob adesso con il senno di poi: che sia stata la più brutta nazionale degli ultimi vent’anni l’abbiamo scoperto dopo, ma il 14 giugno nessuno immaginava un noioso e sputacchioso 0-0. Per cui abbiamo spostato al 15 la presentazione, che è stata una pagina bellissima del mio personale album dei ricordi.

Arrivo a Statte sonnacchioso, ho dormito cinque ore in due notti, ma non posso fare a meno di notare i manifesti che l’Associazione Culturale Via Nuova ha affisso in tutto il paese, di cui vi do prova nell’immagine sopra. Ci sono anche degli inviti bellissimi. Mi sento traboccare di riconoscenza e responsabilità; con un’attesa così, bisogna fare le cose per bene. Ci sarà anche il sindaco Giuseppe Mastromarino, la stampa locale rappresentata dalla giornalista Dolores Palantoni (finora hanno scritto di me solo donne, caspita, potrei montarmi la testa).

Non è difficile fare le cose per bene quando si coinvolge una personalità del calibro di Vittorio De Marco. Storico insigne, professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Economia dell’Università del Molise, collaboratore delll’Istituto “Luigi Sturzo” di Roma, direttore della Biblioteca Arcivescovile “G. Capecelatro” di Taranto (prendo un attimo il fiato) autore di una biblografia sterminata cui vi rimando (personalmente credo che tutti i cattolici progressisti dovrebbero leggere il suo “Le barricate invisibili. La chiesa in Italia tra politica e società (1945-1978), Congedo Editore, Lecce 1994.”), eccetera eccetera eccetera, avrete insomma capito che Vittorio De Marco che presenta Bello Dentro è un po’ come Dante Alighieri che presenta Topolino.
Da sinistra: Vittorio De Marco, Carmine Caputo, Salvatore Vitti e Giuseppe Mastromarino.

La sala dell'Associazione Via Nuova prima e dopo la presentazione: sono rimasti quasi tutti fino alla fine!
La sala dell’Associazione Via Nuova prima e dopo la presentazione: sono rimasti quasi tutti fino alla fine!

Vittorio l’ha fatto per amicizia e gliene sono grato, ma non pensate che abbia dato un’occhiata al libro, abbia fatto due battute e via. Niente affatto. Il pomeriggio precedente la presentazione mi ha accolto a casa sua armato di un taccuino fitto fitto di sette pagine di appunti, richiami, osservazioni, analisi del mio romanzo. Roba da svenire per la felicità. Grazie Vittorio.

E grazie al sindaco Mastromarino che ha faticato non poco a recuperare una copia del romanzo (ahi ahi ahi distribuzione tasto dolente) e alla fine ha voluto comprarlo come tutti gli altri. E grazie agli amici dell’Associazione Via Nuova (Annamaria Romano, Franca Donvito, Salvatore Vitti e tutti gli altri, nessuno escluso!) per la straordinaria organizzazione, a Dolores Palantoni per gli articoli che trovate in rassegna stampa, alla cara professoressa D’Amore, mia indimenticabile insegnante di italiano alle scuole medie, che ha portato con sè alla presentazione un mio tema del 1988 che ha conservato.

Argomento: lo sciopero. Già a tredici anni davo preoccupanti segnali. Grazie, grazie a tutti quelli che hanno partecipato, a Francesco Caputo per le riprese da cui ho tratto queste foto.

Da sinistra: Vittorio De Marco, Carmine Caputo, Salvatore Vitti e Giuseppe Mastromarino

PS Agli amici dell’Associazione Via Nuova: il nome del vostro circolo richiama “A via nov“, cioè il nome con cui gli stattesi hanno sempre chiamato la via in cui sono cresciuto. Perché non ridargli il nome che gli spetta, e che adesso è attribuito a Vittorio Emanuele III, re che dopo aver ceduto l’Italia in mano ai fascisti se l’è data a gambe nel momento della crisi?
Io quando devo scrivere il mio indirizzo scrivo Vittorio Emanuele, senza specificare “III”, perché spero si confonda con il II, che si ricorda con più rispetto!!

Eccomi con il premio ricevuto
Eccomi con il premio ricevuto

Mi piacerebbe ancora di più scrivere Via Nuova, 74010 Statte. Chissà. Non ne so molto di toponomastica, ma ci dovremmo almeno provare.

Libreria Guida, Capua, 11 giugno 2004

Nel giugno 1984 ho fatto la mia prima comunione, nel giugno 1994 ho sostenuto l’esame di maturità, nel giugno del 2004 ho presentato “Bello dentro, fuori meno”. Nel 2014 capirò se si tratta di una serie crescente o decrescente. Per ora mi limito a raccontarvi queste tre belle giornate.

Alcune foto della reggia di Caserta. A Bologna in un corridoio così ci vivono comodi una cinquantina di universitari o 200 extracomunitari.

La presentazione di Capua è la prima in assoluta (c’è stata la Fiera del Libro di Torino, ma lì eravamo in corridoio, qui siamo in salotto, e siamo gli ospiti d’onore: decisamente non è la stessa cosa). L’incontro non nasce sotto i migliori auspici: la bigliettaia delle Ferrovie dello Stato prima si rifiuta di farmi lo sconto sul biglietto per le votazioni, poi cede ma si rifiuta di farmi la deviazione per Caserta, poi cede ma si rifiuta di farmi il biglietto di solo andata. In sostanza, se voglio lo sconto (non lo voglio, ne ho bisogno, è diverso) devo partire di notte, scendere a Foggia, e poi deviare per Caserta.

Va bene, qualunque cosa pur di avere quel biglietto senza sopportare la tua vista per altri due minuti, simpatica bigliettaia.
Arrivo a Caserta la mattina presto, con una valigia come al solito troppo pesante (non è vanità, è incapacità: non so fare le valigie), e un secondo cattivo auspicio mi si prospetta innanzi: il servizio di deposito bagagli della stazione non funziona. Da un mese circa, giusto in tempo per madare all’aria i miei progetti di passeggiata turistica.

Mancano circa dodici ore alla presentazione, un po’ troppe da trascorrere in sala d’aspetto. Coraggio, allora, facciamo un giro con la valigia: ha le ruote, è un “trolley”, per dirla all’inglese. Non so se l’origine comune alla parola potteriana “troll” sia casuale, di certo l’arnese ha qualcosa di mostruoso e il mio braccio dopo un paio d’ore non ne può più.

Anche perché, terzo auspicio negativo, tutte le strade del centro di Caserta sono simpaticamente ricoperte di ciottolato, e le rotelle della mia valigia sobbalzano tipo le navicelle di Spazio 1999 sul suolo lunare (beati voi troppo giovani per cogliere la citazione). È uno strazio per me e per lui, povero trolley, per cui rinuncio a proseguire, e decido di puntare verso la reggia.

Immagine di Taranto pre-siderurgico
Immagine di Taranto pre-siderurgico

L’ho già vista, ma sono passati tanti anni, suvvia è un monumento nazionale, uno dei più bei parchi del meridione, un ricordo dei fasti di cui anche noi meridionali siamo stati capaci, un esemplare di architettura raffinatissima…E poi alla reggia ce l’avranno un cacchio di deposito bagagli, no? Mi informo prima di comprare il biglietto, ché non voglio certo attraversare saloni affrescati e giardini in fiore portandomi dietro sette chili di inutile biancheria. Ce l’hanno. E allora eccomi alla reggia. Le foto le ho fatte con il cellulare, e non sono granché. Faccio sempre le foto con il cellulare, per avere qualcosa a cui dare la colpa in caso di riuscita mediocre. La visita è comunque piacevole (sarà l’estasi prodotta dall’arte o dalla liberazione dal trolley, non so), e scopro persino un quadro raffigurante il porto di Taranto nell’ottocento. Dall’immagine si vede poco, comunque è stato emozionante vedere il cielo azzurro pre-Italsider. Il pomeriggio l’ho trascorso in maniera produttiva come non facevo da tempo: dormendo.

E finalmente è venuto il momento della presentazione. Gli ultimi due auspici negativi si erano manifestati nel pomeriggio: la Campania era protagonista come non mai della campagna elettorale per le europee del centrosinistra, con comizi un po’ ovunque in contemporanea alla mia presentazione; il videoproiettore che avremmo dovuto usare non era disponibile. Quest’ultima non è stata poi una notizia così negativa, la presentazione powerpoint fa tanto business, perderla non è stato poi così grave. Sarà che gli auspici negativi si realizzano solo per i superstiziosi, sarà che la sfiga si era spalmata per benino e non ce n’era rimasta tanto, fatto sta che la presentazione secondo me è andata bene, la gente si è divertita, io pure. Grazie anche al contributo importante di Silveria Conte (nella foto in alto a destra), che secondo me, detta come va detta, ha portato più fans all’incontro del sottoscritto. Sono anche stato intervistato – uao! – da Iolanda Rosa, giornalista della Gazzetta di Caserta che ha scritto l’articolo che trovate in rassegna stampa.

Il cortile seicentesco della Libreria Guida: amici di Capua, le librerie sono tutte belle, ma la vostra è uno spettacolo!
Il cortile seicentesco della Libreria Guida: amici di Capua, le librerie sono tutte belle, ma la vostra è uno spettacolo!

Grazie Iolanda, ricordati di me quando dirigerai il Corriere della Sera. E grazie anche a quel matto di Raffaele Calafiore, l’editore di Nonsoloparole, che poi è il responsabile (colpevole?) di questa avventura. Per concludere, un consiglio agli amici di Capua e non solo: la libreria Guida è un vero spettacolo, sfruttatela: se non fosse per quei 500 chilometri di strada, passerei lì tutte le mie serate estive!

9 maggio 2004 – Fiera del libro di Torino

C’eravamo anche noi, a Torino, a presentare “Bello dentro, fuori meno” (noi non nel senso di pluralis maiestatis, ma nel senso di io e l’editore di Nonsoloparole Edizioni). Visto che l’argomento della fiera era la narrativa umoristica – il titolo recitava appunto “Ridere è una cosa seria” – l’occasione è stata quanto mai propizia per incontrare i lettori. Sì perché ho scoperto che ci sono dei lettori – pochi, per carità – del mio romanzo anche al di fuori della cerchia di parenti e amici che si sono sentiti obbligati a comprarlo e che tutte le volte che mi vedono mi ripetono “l’ho comprato ma non ho ancora avuto il piacere di leggerlo”…

E quasi mi dispiaceva rovinare il libretto intonso con la mia dedica, devo riallenarmi un po’ in calligrafia, un paio di firme erano davvero brutte, e sapete quanto è difficile ripetere una bella “C” ellittica, mi riesce bene solo quella del nome, quella del cognome è sempre un po’ deludente. Migliorerò.

Cominciano ad accorgersi del mio libro anche i librai, soprattutto quelli piccoli e coraggiosi, visto che stanno arrivando le prime ordinazioni: bene, ma non è certo il momento di rilassarsi, se avete ancora difficoltà a trovarlo, fatemi sapere che in un modo o nell’altro vedo di attivarmi. E poi insomma, tutti continuano a ripetere questa litania del successo della letteratura comica legato a ragioni sociologiche, storiche, culturali, insomma, devo proprio essere l’eccezione alla regola?

A presto. Pace e bene