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Scoprirsi ignorante e non poterci fare nulla

Cos’è questo?
…ehm…quello…quello è un pino
E questo cos’è?
Quello è… che sarà… ah si questo lo so, quello è un alloro (almeno credo)
E quello cos’è?
E, quello… quello è un altro albero, quello…
Ci sono momenti in cui ti domandi a cosa è servito dedicare tante ore di studio a concetti che non ti torneranno mai utili, ai cultural studies, alla sociologia della conversazione, a cosa sono serviti tutti quei libri sulla psicologia della comunicazione e sulla storia del giornalismo quando avresti potuto dedicare QUALCHE MINUTO alle basi della botanica, quel tanto che ti basterebbe a dare una risposta sensata a tua figlia che indica gli alberi e si aspetta che tu sappia come si chiamino.
E quello cos’è?
…Quello è un albero starnutellum, che cresce ogni volta che un bambino fa uno starnuto, e infatti vedi com’è alto… e quello è magicofogliade, un albero che di notte quando tutti dormono può andare in giro a sgranchirsi le gambe… e quello è solleticantis, perché gli piace tanto quando gli si solletica la corteccia proprio sotto i rami…
Meno male che se non altro sono sempre stato bravo a raccontare storie

Canzoni stonate

© (c) & TM 2004 Cartoon Network

Per ragioni familiari sono diventato un esperto commentatore di cartoni animati, e prima o poi potrei realizzare il dizionario “Caputo” dei programmi per piccoli.

Ultimamente ho scoperto il mondo di Cartoon Network (in chiaro visibile anche su Boing, K2 e Frisbee) caratterizzato da tratti fortemente bidimensionali, colori vivaci, umorismo che talvolta strizza l’occhio agli adulti senza scadere nellavolgarità. E’ soprattutto un fustaccio biondo (Johnny Bravo, che però con curioso atteggiamento burocratico mia figlia chiama Bravo Johnny) ad essere diventato protagonista delle mie giornate televisive. In fondo questo genere di cartoni surreali e poco realistici fa la sua più che onesta figura se confrontato con gli effetti 3d e i miliardi di investimento del cinema rivolto ai più piccoli, con un piccolo ma. Un piccolo ma rivolto alle agenzie che curano la versione italiana di questi programmi: non parlerò qui della traduzione (caso scandaloso è “Il mondo di Bo”, di cui però parlerò in un altro post perché non c’entra con Cartoon Network), ma è troppo chiedere un doppiatore intonato?

Le canzoncine che spesso riempiono questi cartoni sono infatti infarcite di stecche clamorose che non si ascoltano. Sarà che il mainstream Disney-Dreamworks ci ha abituati a cantanti professionisti, ma questi tromboni stonati proprio non si sopportano…

Il giovane papà e l’incubo dei cartoni animati

Uno degli inconvenienti  cui il giovane papà deve andare incontro è la necessità di cancellare alcune informazioni acculumate nella sua esistenza libera precedente perché possono risultare inutili o addirittura dannose. Un caso esemplare è quello della zoologia. Non so come possa sopravvivere allo shock un padre con studi di biologia o entologia, ma anche per gli altri è dura resettare tutto. Questo perché anche il più debosciato dei papà deve trascorrere un po’ di tempo davanti al televisore con i propri eredi, e commentare quello che vede: animali che parlano, animali che fanno i versi, animali che parlano che gestiscono animali che fanno i versi: insomma un gran caos cui vediamo di porre rimedio con questa breve guida.

Animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 0%

Nei cartoni animati, sono animali-animali quelli che miagolano, abbaiano, insomma si comportano come il papà si attenderebbe facessero. Non illudiamoci: gli animali-animali sono poco numerosi e relegati, per esigenze di sceneggiatura, a ruoli minori, come il gatto Fuffy del signor Lepard, il vicino pasticcione di Handy Manny. Unico elemento di realismo, per altro, in una serie dove parlano i cacciaviti e i martelli saltellano per muoversi.

Animali che agiscono come animali ma più furbi. Difficoltà per il giovane papà 30%

Ecco che la faccenda comincia a complicarsi. La Pimpa è in fondo un cane che a parte la colorazione psichedelica non fa altro che il cane. Apparentemente, anche perché, diciamocelo, un cartone con un cane che mangia, dorme e scodinzola sarebbe una noia mortaler.Trottalemme, il cavallo di Cocco Bill, non parla, e porta a spasso il suo padrone. E fin qui tutto bene. Però si serve al saloon con il suo padrone sedendosi al bancone e sorseggiando whisky. Difficile che si veda qualcosa del genere in una puntata di Quark.

Animali che agiscono come animali ma parlano. Difficoltà per il giovane papà 50%

Si tratta sicuramente della categoria più ampia: animali cioè che mantengono le loro prerogative fierine, ma ai quali si aggiunge la possibilità di parlare. Rientrano in questa categoria per esempio gli animali di Madagascar (o di “Uno zoo in fuga”, mediocre plagio della Disney). In questo caso il leone parla, ma è goloso di bistecche; l’ippopotamo balla leggiadro, ma tutto sommato rimane prevalentemente nell’acqua; la zebra corre, ma non può usare i suoi zoccoli come se fossero mani
Animali che agiscono come uomini. Difficoltà per il giovane papà 70%
Purtroppo questa categoria è in continua crescita e genera domande imbarazzanti a cui il giovane papà fatica a trovare risposta. In alcuni casi, come Peppa Pig, gli animali mantengono qualche traccia della loro origine (la famigliola di maiali mangia di continua, rutta e fa versi rumorosi), cui però si accompagnano comportamenti umanoidi (il papà di Peppa ha la macchina e il cellulare, e lei dorme in un letto a castello e non in una stalla). Difficile spiegare allora che sì, i bimbi vanno a scuola come Peppa, ma no, non possono giocare a rotolarsi nel fango come la piccola protagonista. Un incubo,insomma, anche perché quasi mai gli sceneggiatori si preoccupano delle relazioni tra animali (e cioè non spiegano quasi mai perché il leone non mangia la sua amica gazzella, anche se ad onor del vero in “Uffa che pazienza” si spiega che trattasi di leone vegetariano).

Animali che agiscono come uomini e interagiscono con animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 100%

Qui siamo al delirio e alla follia degli autori che trascinano il giovane papà nei loro meandri di sociopatici con turbe della personalità. Il caso fu denunciato anni fa da un bellissimo monologo di Claudio Bisio, “Quella vacca di Nonna Papera”, che raccontava la tristezza di una mucca nella fattoria di Nonna Papera costretta a fare la mucca in un mondo dove gli animali guardano la tivù e viaggiano in aereo. Si tratta insomma del caso limite di Pluto, che spesso è portato in giro da Pippo, un altro cane, ma, come dire, evoluto. Il povero papà di fronte a queste situazioni non sa davvero che scuse inventare di fronte ai motivati dubbi insistenti della prole. Di solito è la Disney a tergiversare in questi disordini zooligici (si pensi all’orsetto Otto che spesso deve intervenire per risolvere i problemi che i bambini hanno con i loro animali domestici) ma non mancano altri inquietanti episodi di fronte ai quali il giovane papà allibito non può che soccombere e invocare l’intervento dell’ONU che si decida finalmente a fare qualcosa di utile per l’umanità sospendendo queste serie.

L’imprinting

Quando si stende e mette i piedi sul divano, so da chi ha preso mia figlia e so a chi l’ha visto fare. Le manca solo un po’ di padronanza con il telecomando, e poi sarà tutto papà. Quando va in giro su e giù per la casa con una cornetta del telefono in mano tutta presa in lunghi dibattiti e colloqui in monosillabi di fantasia, riconosco il fenomeno dell’imprinting.
Ma quando la piccola afferra una scopetta e la agita di fronte a sé canticchiando motivi immaginari, allora capisco che puoi fuggire da X-Factor, Amici e il Festival di Sanremo, ma loro ti troveranno comunque…

In biblioteca

Il giovane papà, consapevole di aver assecondato gli istinti primordiali della sua erede consentendole di sradicare innocenti fiorellini al parco e permettendole di usufruire con inaudita violenza di scivoloni, altalene, corde ed altri elementi di tortura (per i genitori ansiosi, mica per le piccole bestioline), decide che è arrivato il momento di accompagnare la piccola all’interno di uno dei suoi sacrari: la biblioteca.
La biblioteca della Sala Borsa di Bologna per fortuna offre un’ampio ambiente dedicato ai più piccoli. Piacerebbe dire che qui i fanciulli si immergono nelle pagine colorate e divertenti delle storie pensate per loro, ma la verità è che i primi gridolini sono generati da una piccola tribuna che consente all’erede di arrampicarsi e provare quindi indoor le proprie capacità di estensione e contusione esercitate nel parco. Poi ci sono sedie e tavolini su misura, e questo provoca la dignitosa approvazione di chi si è sempre domandato perché sedie e tavoli sono sempre così scomodamente enormi.
E poi ci sono i libri.
Il giovane papà ne propone vari, piccoli con le filastrocche, grandi con pagine variopinte, tenta persino con un paio di opere in tedesco finite lì perché qualche precedente avventore deve averle trasportate da chissà dove. Difficilmente però si supera la terza pagina, quella tribuna è troppo invitante. Allora il giovane papà cambia stanza, e qui c’è addirittura la possibilitò di togliersi le scarpe e gattonare tra i cuscini, la goduria raggiunge livelli parossistici. I libri si continuano ad occhiare con simpatia, forse compassione.
D’altronde, mi domando, se al centro della biblioteca per adulti ci fosse un campo di calcetto e qualche biliardino, probabilmente mi farei distrarre anch’io.
La giornata si conclude con un’altra fitta al cuore del giovane papà.
Vinto ma non domo, gioca la carta dell’omologazione culturale: tira fuori da uno scaffale dei libri che riportano immagini tratte da Shrek e Madagascar. Sono meno raffinati, meno curati, meno elaborati dei centinaia di libri che ha proposto precedentemente all’erede. Eppure stavolta fanno breccia, si arriva addirittura a sfogliarne due terzi.
Si torna a casa, la biblioteca all’erede è piaciuta, chissà se le sono piaciuti anche i libri, si domanda sconsolato il giovane papà che in un paio d’ore è invecchiato un bel po’.

Ninna nanna dell’insonnia

Ninna ah, ninna oh
questo bimbo a chi lo do
se lo do all’uomo bianco
mi risponde sono stanco
se lo do all’uomo nero
poi si offende per davvero
se lo do all’uomo rosso
mi risponde io non posso
se lo do all’uomo verde
va a finire che lo perde

Ninna ah, ninna oh
questo bimbo a chi lo do
se lo do all’uomo giallo
mi risponde ho male a un callo
se lo all’uomo blu
mi risponde pensaci tu
se lo do all’uomo marrone
mi risponde fossi… babbione
se lo do alla befana
fa overdose di tisana…

Ninna ah, ninna oh
questo bimbo a chi lo do,,,
[ad libitum]