Ci sono lettori a cui piace rileggere alcune pagine di un libro. Perché sono rimasti impressionati da un passaggio, perché hanno amato un personaggio, perché apprezzano una scena e vogliono rigustarsela. Il giovane papà no. Il giovane papà farebbe a meno di rileggersi continuamente pagine già lette.
Ma siccome uno dei divertimenti dei più piccoli è quello di rovistare in giro alla ricerca di segnalibri da sfilare, al giovane papà non resta che fare buon viso a cattivo gioco, e riprendere a leggere più o meno da dove si era interrotto.
Più o meno
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Rimettete Pippo al suo posto!
Il ruolo del giovane papà prevede inevitabilmente una serie di attività accessorie quali la visione di programmi televisivi per i più piccoli. Nessun problema quando si tratta dei soliti deliri psichedelici tipo Flimbles, Teletubbies o Albero Azzurro. Se si accetta appunto che un albero possa essere azzurro, va bene tutto.
I problemi sorgono quando le residue capacità cognitive dei papà, messe alle prove da Winnie parlanti e succhiotti invisibili, si scontrano con vecchi ricordi del tempo che fu. L’altro giorno ho assistito allibito al tentativo di Pippo di corteggiare Clarabella. A parte il fatto che da che mondo è mondo Pippo è asessuato, completamente privo di ogni interesse per la vita di coppia (una delle prime battute che si imparano da bambini è che se Paperino si fa Paperina Pippo si fa… sorvoliamo). Ma Clarabella? Clarabella sta da sempre con Orazio, e come darle torto visto che costui è un cavallone mentre Pippo un cagnolino. Nessun dubbio che Clarabella ogni tanto si prenda qualche licenza amorosa, visto che il suo compagno ha letteralmente i paraocchi, ma con Pippo, mai!
Sono rimasto scandalizzato.
Il lettino da campeggio (2)
All’inizio infatti il giovane papà pensa baldanzoso: ecco, me l’hanno venduto rotto, questa quarta asse è difettosa.
Lo riporto indietro, ho ancora lo scontrino. Ma non sa, il giovane papà, che tutti i grandi magazzini hanno un commesso la cui specializzazione è il montaggio dei lettini da campeggio.
Fa solo quello, di mestiere.
Prende il lettino, lo osserva, mette in azione i suoi pollici pieni di calli per l’esercizio, e voilà, il letto sta in piedi. Il giovane papà purtroppo non può trascinarselo in macchina così, è costretto a malincuore a farlo richiudere.
E quando torna a casa, dopo aver ripetuto a mente tutti i passaggi (avrebbe voluto riprendere il commesso con il cellulare ma gli è sembrato eccessivo), prova a sua volta l’operazione, click, click, tre assi vanno, il quarto no.
Ma se non altro non è quello di prima.
Il lettino da campeggio
I genitori sono chiamati ad alcuni difficili e straordinarie prove.
Una delle più delicate riguarda il giovane papà, e si manifesta di fronte alle prime vacanze con il cucciolo.
Si tratta di un’esperienza dura che segna molti e riduce l’autostmia di tanti altri, fino a far domandare loro se sono in grado di essere buoni genitori. Mi riferisco al montaggio del lettino da campeggio.
Si tratta di una diavoleria mostruosa inventata da qualche genio del male che ha avuto sicuramente un’infanzia terribile. Esiste in colori, forme e marche diverse, ma la sostanza è sempre quella: quattro assi devono sbloccarsi contemporaneamente e irrigidirsi sostenendo una struttura su cui poi si innesta un piccolo materasso.
Facile a dirsi.
Basta una frazione di un millisecondo, una distrazione, un rallentamento nella respirazione con il diaframma dell’addetto al montaggio e il magico click blocca solo tre assi. Il quarto resta floscio e mette a repentaglio la stabilità del sistema e l’esistenza in vita del piccolo ospite.
Tre assi alla volta, e non sempre le stesse. (continua…)
Ahia che male
Il giovane papà, tra il primo e il quindicesimo anno di vita si è fatto male in praticamente ogni centimetro del proprio corpo, dalla testa alla punta dei piedi.
E se li ricorda ancora i rimproveri e le sconsolate scrollate di spalla dei genitori che lo portavano al pronto soccorso. E consapevole che qualcosa di quella naturale predisposizione all’infortunio può essere passata alla figlia, cerca di incollare ovunque orribili para spigoli dell’Ikea che quando gli stacchi ti rimane un pezzo di legno in mano (ma quando fanno i paraspigoli gli svedesi dimenticano il materiale con cui hanno fatto gli spigoli? Mah…), sparge tappeti ovunque, propone giocattoli di gomma e stoffa.
Come il padre ex-alcolista che impedisce ai figli di assaggiare lo spumante a capodanno, così io vorrei un mondo dove è impossibile farsi male. Per il momento, inciampando sui giocattoli e lanciandomi dai divani, quello che si fa male continuo ad essere io, e per una volta sono contento di incerottarmi.
E se prende da me?
Appena un bimbo nasce, nascono e crescono con lui tutti i paragoni possibili tra il suo aspetto fisico e il suo parentato fino alla terza generazione.
Ma in fondo al giovane papà piace sentirsi dire che il pargolo ha il suo taglio degli occhi, o quell’espressione imbronciata, o il modo di gesticolare. Sono eredità leggere, queste. A meno che uno non abbia un residuato bellico al posto del naso o due orecchie che fanno provincia, tutto sommato si può lasciare alla prole qualcosa di sé senza farsi troppi scrupoli. Il problema sorge invece quando, crescendo, i paragoni nei confronti dei figli coinvolgono aspetti del carattere.
A quel punto il giovane papà entra in crisi, fa esame di coscienza e si domanda se non possa essere lui ad aver trasmesso quell’aria contestatrice ed anti-autoritaria. E terrorizzato si domanda se la bimba acquisirà pessime caratteristiche e orribili modi di fare quali il dire sempre quello che pensa, lo schierarsi apertamente contro i più forti, seguire ostinatamente quello che ritiene giusto più che quello che ritiene opportuno.
Capite che per il giovane papà è un fardello troppo pesante da portare: e se prende da me?, si ripete con le mani tra i capelli e l’ansia che il figlio possa pensare di sè ciò che in gioventù si è pensato dei propri genitori.
Per fortuna i geni si mescolano per bene, e il giovane papà si rassicura pensando che un po’ di televisione commerciale e qualche reality basteranno a smussare certi spigoli caratteriali e a fare della prole una docile e produttiva unità.
Intanto pensa di nascondere i cd di Gang, CCCP e Modena City Ramblers e di sostituirli con l’opera omnia di Amedeo Minghi.