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Una massa marroncina

In principio c’erano dei tasselli di cera pongo, o come la chiamano adesso, di diversi colori: giallo, arancio, rosso, verde. Poi le manine allegre della giovane impastatrice ne fanno un’unica, indistinguibile, enorme massa marroncina. E allora occorre coinvolgere il giovane papà, e chiedergli di ripristinare lo stato iniziale. Non si può, le ho spiegato: una volta che i colori si sono mescolati, non è possibile ritornare allo stadio iniziale. Delusione sul viso dell’erede che fa i primi incontri contro l’inesorabile irreversibilità della vita.

E mentre il giovane papà osserva la palla di colore indistinto chissà perché gli viene in mente l’attuale parlamento…

La spesa con papà

Fare la spesa non è di solito un’attività entusiasmante, ma con un po’ di organizzazione (lista della spesa, percorsi strutturati, scelta di orari non troppo frequentati) si possono raggiungere buoni risultati di rapporto costi/benefici.
Questo ovviamente se non si ha una figlia di tre anni accanto.
In questo caso l’approccio non è più funzionalista (faccio la spesa perché ho bisogno di determinate merci) ma ludico (faccio la spesa per far divertire mia figlia visto che fa freddo e non posso andare al parco).
Quindi l’obiettivo non è comprare quanti più prodotti nel minor tempo possibile, ma comprare quanti meno prodotti inutili nel tempo prestabilito. Non si pensi subito a giocattoli o caramelle: il giovane papà infatti evita con accuratezza quei settori, addirittura se può evita gli ipermercati preferendo i centri più piccoli privi dell’angolo (che più che un angolo è un piano sterminato) giochi. Il problema sono gli oggettini che per posizione (ripiani bassi) e dimensione (stanno in una manina) si rendono disponibili alla figlia volenterosa che vuole collaborare alla missione. Tonno, cibo per cani, lustrascarpe, bulloni finiscono pertanto nel carrello, e guai a ferire l’orgoglio dei piccoli rimproverandoli e mettendo via gli oggetti inutili sotto i loro occhi. L’unica soluzione è trovare un carrellino piccolo e affidarglielo. Attenzione, non quelli a forma di automobile in cui si siedono: funzionano una volta sola, poi i piccoli annusano la fregatura e li mollano.

Intendo proprio i carrellini piccoli di plastica: bassi, difficili e imprevibili da guidare, sbattono contro i piedi di tutti, creano confusione, perdono il contenuto che straborda, slittano. Insomma, il divertimento è assicurato. Certo ciò rallenterà di non poco gli spostamenti e non è detto che il rapporto con i vicini tragga beneficio dal fatto che il carrellino guidato dalla piccola insolente li faccia sbandare da una parte all’altra (i papà più ansiosi potrebbero utilizzare supermercati lontani dove non si incontrano i vicini, tranne gli altri giovani papà che vogliono evitare i vicini).

Ma raccoglierete i sorrisi di tutti, specie delle signore, a patto che spiegate alla figlia che il gioco è finito quando, nei pressi della cassa, rischia di intasare la fila con i suoi “io, faccio io” che accennano all’idea impraticabile che sia la piccola a disporre i prodotti sul piano. E insomma, anche dalle giostre più belle bisogna scendere, prima o poi

 

Grazie Savena Setta Sambro


Mercoledì 10 agosto sono stato premiato con il primo premio per il concorso letterario organizzato per festeggiare i 20 anni della rivista letteraria “Savena Setta Sambro”.

Si è trattato di una bella serata e di un momento per me molto emozionante, perché dopo alcuni secondi e terzi posti è la prima volta che vinco una selezione.

I testi dei sei finalisti sono stati commentati dalla giuria, ne sono stati letti alcuni brani e siamo anche stati intervestati. Il tutto nella bella piazza di Loiano, un paese dell’appennino che l’estate si ravviva con mercatini, musica dal vivo, giochi per bambini. Semmai l’unico rammarico è proprio quello che la serata culturale ha dovuto soffrire la concorrenza di un gruppo che suonava dal vivo nella piazzetta vicina, di un gonfiabile per bambini, di tante bancarelle con prodotti tipici.

Anche mia figlia non capiva perché doveva starsene ferma ad ascoltare gente che parlava in una piazzetta silenziosa quando di là c’erano luci e colori. Un papà musicista sarebbe stato sicuramente più divertente. Uno poi con uno scivolo gonfiabile sarebbe stato il massimo…

Pussa via, papà!

Finché si tratta di interpretare musetti, gemiti e smorfie, il giovane papà può illudersi che quelle grida siano gesti d’affetto, che i tentativi di infilare le dita nell’occhio del genitore siano slanci d’entusiasmo, che i morsi in fondo siano baci un po’ troppo affettuosi.

Purtroppo però il tempo passa, e la prole acquisisce il miracoloso dono del linguaggio: nei rapporti tra padre e figlia allora entrano i “via tu, voio la mamma” “pussia via papà” “no voio stae con te, voio la mamma”. E per carità, ci sono anche vantaggi da queste scelte, perché il papà ha la scusa di svignarsela di fronte al pannolino strabordante o all’ennesima ninna ninna, però una parte di lui continuerà a illudersi che in fondo è al secondo posto tra i preferiti della piccola, almeno quando non ci sono i nonni…

Se non guardi vincono

(c) www.stabiachannel.it

E’ il sabato santo, c’è aria di bontà nell’aria, la primavera si affaccia invitante. Il giovane papà decide di rinunciare all’incontro televisivo JuveStabia -Taranto per portare fuori la figlia.
D’altronde quest’anno ha già assistito a partite di commovente bruttezza, autentici de prufundis per il gioco del calcio quali Andria-Taranto, Barletta-Taranto, Gela-Taranto Foligno-Taranto, partite talmente noiose da far apparire eccitante una televendita di bigiotteria. Incotri di calcio che sarebbe meglio seguire per radio, così almeno ti risparmi rl’inquadratura della gente che sbadiglia sulle tribune guardando l’orologio. Per cui in fondo il papà rinuncia a cuor leggero, a Castellammare, contro una squadra forte e in forma, il Taranto metterà in mostra il solito gioco inconcludente in grado di annoiare però anche l’avversario che stordito si accascia nel solito 0-0.
E invece? Invece il Taranto vince 3-0. In trasferta. Faccio notare che finora il Taranto aveva vinto in trasferta una sola volta, e con un solo gol di scarto (segnato a Lucca nei primi minuti prima della solita discesa nel ritmo catacombale). E invece di gol ne fa tre. Non che al giovane papà dispiaccia, per carità, l’importante è vincere. Ma dopo sette 0-0, proprio il giorno che esco dovevate svegliarvi?

La plastica rossa

La rete di plastica rossa è il sintomo di una delle malattie del nostro sistema sociale. La rete di plastica rossa appare su uno scivolo, una giostra, un’altalena, e la isola dal mondo circostante. Quella giostra non si può usare più, un pezzo di gioia dei più piccoli viene ingabbiato prima di scomparire. In un sistema sano la giostra verrebbe sostituita. Al limite riparata. AL limite la plastica rossa l’avvolgerebbe per qualche tempo, giusto il necessario per procedere alla sostituzione. Ma purtroppo, i politici, per quanto possa essere vituperata questa professione, sanno che i genitori dei bambini votano, e prima o poi si ricorderanno della plastica.I tecnici no. Per loro c’è una giostra da rivedere, tirano fuori la plastica e non ci pensano più. Anzi, quella casella in meno sul loro foglio excel li convince di aver fatto la scelta giusta.
Abbiamo bisogno di un sindaco, a Bologna.

Uno che la smetta di spegnere le luci, alzare le tariffe e avvolgere di plastica rossa i desideri dei nostri bambini.