A Pistoia l’ufficio liturgico ha predisposto un galateo da tenersi in chiesa. Una specie di raccolta di quei messaggi che a volte con umorismo (per parlare con Dio non serve il cellulare) a volte con minacciosi disegni (una bella x sulla ragazza sgambata) invitavano i fedeli ad un comportamento adeguato.
Niente telefonino, allora, niente coscia lunga in esposizione, puntualità, niente gomma da masticare. Evidentemente il problema si pone soprattutto per certi turisti, abituati a frequentare una chiesa come se fosse un bar, e non dei più raffinati. Ma non solo loro: ci sono abiti da sposa più sexy di una tutina di Eva Henger, e il cellulare ormai squilla anche ai sacerdoti più distratti, per non parlare del vecchio trucco di presentarsi in chiesa dopo il Vangelo per accorciare la celebrazione. Un richiamo all’ordine è doveroso, senza per questo tornare alla messa in latino come vorrebbero alcuni.
L’ufficio suggerisce non solo proibizioni, ma anche proposte positive: inviti a cantare, per esempio, perché chi canta prega due volte. E chi stona, quante volte volte prega? Tre. Due volte lui, e una il vicino che implora il Cielo che smetta subito.
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La bufala titanica si avvicina
Tempo fa pubblicai un post relativo alla vicenda Titano Films. Sostanzialmente si trattava della vendita di una confezione di 10 dvd con un lettore dvd portatile in omaggio. Vendita a cui ho aderito. Non è il caso di ripetere tutta la storia, su www.ictblog.it trovate un’eccellente racconto a puntate che è arrivato anche a Mi manda Rai 3. Il punto è che l’omaggio avrebbe dovuto essere spedito entro la fine di marzo: ad oggi pochissimi l’hanno ricevuto, e per altro diverso da quello presentato, e per gli altri c’è un laconico “comunicato di servizio” sul sito della Titano Films che annuncia che il premio è esaurito e verrà sostituito. A proposito, la società stessa è cessata e dell’amministratore delegato Elena Di Rienzo Manganelli si sono perse le tracce. Ci sono ancora due mesi di tempo per vedere se arriverà qualcosa. In caso contrario, ai consumatori resterà questa straordinaria esperienza civica: a fronte di una evidente carenza delle istituzioni, i blog e la comunicazione telematica possono essere strumenti preziosi. Di informazione, se non di lotta. Se non altro adesso abbiamo un nome e un cognome, e saremo in grado di riconoscerlo quando si ripresenterà per altre offerte mirabolanti (tipo questa qui, che somiglia molto: www.moonlightfilms.it).
Spero ancora di essere smentito entro marzo. Nel frattempo, complimenti a ictblog.
L’importante non ? vincere
COntinua tra insulti, risse, spintoni e sputi il pietoso giro d’Italia della fiaccola olimpica che arriverà, malandata ma integra, si spera, a Torino. L’evento mi sembra uno dei più involontariamente comici degli ultimi anni. Intanto si parte a Roma passando praticamente ovunque (Taranto, Agrigento, Nuoro e Bolzano, tanto per citarne alcune) con un giro degno di un tour operator folle. Si fanno campagne murali, come se la gente sentisse dentro di sè ardere la sacra passione sportiva e non vedesse l’ora si scendere in strada a salutare, con le lacrime agli occhi, la fiaccola. Solo che le campagne sono quasi sempre presentate da testimonial che sfoggiano abbigliamento sportivo griffato e cellulari di ultima generazione, tradendo quindi la vera essenza dell’evento, che altro non sembra essere che un spot pubblicitario itinerante.
Come tutti gli spot, i più l’hanno snobbato, altri invece si sono proprio incavolati. Ed ecco quindi che la fiaccola, anziché invogliare tutti a stappare bevande americane e comprare cellulari coreani in un clima di consumismo entusiasta, genera effetti perversi, con contestazioni un po’ ovunque (e non solo dei noglobal, come liquidato sbrigativamente da certa stampa).
Ma ne valeva davvero la pena? Che le olimpiadi siano ormai solo un fatto di business lo sappiamo tutti, lo sanno anche a Torino dove la federazione generale dei verdi ha denunciato lo sradicamento di oltre 4 mila alberi, con la costruzione di nove bacini di accumulo di acqua e 300 chilometri di tubazioni per l?innevazione artificiale, per una portata di 2800 metri cubi di acqua all?ora e il consumo di 18 mila chilowatt di energia. Senza contare che manternere gli impianti utilissimi (mai più senza!) di bob e salto dal trampolino ci vorrebbereo 400 mila euro l’anno (facile prevedere che saranno abbandonati dopo breve). La domanda allora è: business per noi o per i produttori americani di bevande e coreani di cellulari?
L’importante, come sempre, non è vincere, è pagare.
W la mamma
Mentre i nostri ritmi, il nostro stile di vita, il nostro umore e anche la nostra salute sono fracassati da pianificazioni, progetti, scadenze (dead line, dicono gli inglesi, e in effetti qualcosa di mortale in tutto ciò c’è) c’è una campionessa dello sci, Isolde Kostner, che rinuncia ad un appuntamento fondamentale per un atleta come le Olimpiadi (per giunta da disputarsi in casa, a Torino) perché è incinta.
Ci sono una serie di appunti da fare, ovviamente: la Kostner due anni fa ha avuto un infortunio abbastanza grave che l’ha segnata (non si riesce più ad andare fortissimo quando si è persa l’incoscienza dei campioni). Non era in forma strepitosa anche prima dell’Olimpiade e forse non avrebbe raccolto granché. Il ritiro l’aveva già annunciato, solo l’ha anticipato.
Però, a costo di voler risultare forzatamente romantici, resta il fatto che questa donna ha saputo rinunciare a qualcosa per diventare mamma. Un bell’esempio e una boccata d’ossigeno per un argomento in cui da tempo si parla solo in termini di zigoti e provette.
Resta l’amara considerazione che una campionessa pluripremiata può tranquillamente mettere in secondo piano la carriera e ritirarsi per fare la mamma; ma quante donne (meglio sarebbe dire quante famiglie) oggi sono nella condizione di potersi permettere questa scelta?
Lotta all’aids
Mentre l’Unaids annuncia che sono oltre 40 milioni i malati di aids nel mondo, la Chiesa afferma che è la castità l’unica strada per prevenire questo male. Come ragionamento non fa una piega. D’altronde, se tutti andassimo a piedi risolveremmo il problema del traffico, e quello degli incidenti stradali. Se abolissimo il calcio non ci sarebbero più tifoserie violente. E potremmo abolire i partiti, e il parlamento, così non avremmo più divisioni politiche, e ci governerebbe un uomo scelto per diritto divino; se smettesimo una volta per tutte di usare internet, televisione e giornali sconfiggeremmo per sempre la pornografia. Potremmo eliminare l’elettricità e usare torce e camini, limitando i problemi del consumo energetico, e se le donne la smettessero di pretendere di lavorare potremmo chiudere gli asili nido e rilanciare la famiglia. Se fosse loro impedito di uscire da sole, ridurremmo la piaga della violenza sessuale.
Sono un cattolico praticante, ma qualche volta dissento.
Potremmo tornare al Medioevo, certo.
E morire di guerre di successione…
Gli amici degli animali intelligenti
Paul McCartney nel corso di un’intervista alla BBC si è scagliato contro la pratica “medievale” cinese di ottenere pellicce da cani e gatti. L’ex Beatles ha spiegato che non si esibirà mai in un posto dove tali operazioni barbare sono praticate, e anzi ha invitato al boicottaggio dei prodotti cinesi. Ora, a parte il fatto che – secondo i cinesi – le pellicce di gatto sono vendute soprattutto in America ed Europa come la stragrande maggioranza dei prodotti cinesi, la mia domanda è: perché è barbaro uccidere un gatto, mentre del visone non ci importa niente? Perché ci scandalizziamo se da quelle parti mangiano il cane a noi caro, mentre non ci facciamo scrupoli ad addentare la bistecca bovina, cosa che sarebbe sacrilega altrove? Perché la mucca può essere macellata e il cane no? L’impressione – lasciando stare il caso di McCartney, sul cui impegno ecologista provato da anni non ci sono dubbi – è che ancora una volta anche dietro questi discorsi emerga il nostro imperialismo culturale, e l’idea sottintesa che gli animali più intelligenti abbiano maggiore diritto alla vita.
Forse sono un po’ matto, ma tutte le volte che sento un servizio televisivo che con tono di tragedia racconta che un delfino è morto tra le reti di una tonnara, a me dispiace per quelle centinaia di tonni su cui non piange nessun giornalista amico degli animali…