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I dubbi di un paese analfabeta

Dobbiamo preoccuparci di più del fatto che la costituzione italiana sia stata ieri riscritta e rimpiazzata da un documento che rischia di riportarci ai bei tempi di Federico Barbarossa di cui evidentemente qualche cortigiano ha nostalgia, oppure del fatto che Lory Del Santo abbia vinto l’isola dei Famosi sbugiardando exit-poll e sondaggi e minando la credibilità della nostra struttura sociale? Il vero problema dell’occidente è il crearsi di enormi periferie di disperati rabbiosi che vivono in trenta in appartamenti di cinquanta metri quadri, o i ritardi dello sviluppo della rete umts per i videocellulari? Il mercato italiano è davvero libero e concorrenziale, visto che abbiamo 150 diversi operatori da contattare per chiedere le informazioni sull’elenco telefonico (892,1240,ecc.) o forse sarebbe il caso di liberalizzare anche energia, televisioni, professioni (notai, farmacisti) e trasporti prima di parlare?
L’unica certezza è che questi dubbi possono venire solo a uno che vive nel terz’ultimo posto della classifica dei paesi più istruiti dell’Ocse, prima di Portogallo e Messico. L’unica certezza è un terzo degli italiani non leggeranno mai queste mie parole, non tanto perché il mio blog sia una schifezza, quanto perché più concretamente non sanno leggere. E fanno casino con le istruzioni dei cellulari votando per la Del Santo anziché per la Elmi…

Quando il trapasso ? un salasso

Il tema non è dei più simpatici, ma visto la giornata, mi sembra adatto. Organizzare un funerale costa circa 3500 euro, secondo una stima di Codacons. Ma si può arrivare fino a 20000 mila euro, nel caso di extralusso. 20000 euro? Tipo messa con canzone di Elton John, cassa in platino e chirurgia plastica che, almeno dopo il trapasso, ti rende bello come un dio greco? Roba da pazzi. Secondo Codacons ci vogliono 900 euro per una bara, 610 per un cuscino, 350 per gli avvisi, 1000 per i "servizi" (sì, insomma, il becchino). E la lista continua. Mi consola se non altro che, sempre secondo questo studio, per i funerali si spende più al sud che al nord: finalmente qualcosa per cui Bologna è più conveniente. Voglio fare due riflessioni: la prima è personale.
Spero che il mio momento venga più tardi possibile, ma comunque mi preoccupo di anticipare ai posteri che per quanto mi riguarda quei soldi se li possono spendere in un bel viaggietto, altro che cuscini e fiori. Avranno la mia assoluta benedizione: tanto avrò di meglio a cui pensare, allora.
La seconda riflessione è più generale: l’Italia è piena di nonnini soli per i quali i parenti non hanno mai abbastanza tempo. Ricordiamoci di loro per rendere più decoroso l’ultimo passo, piuttosto che preoccuparci quando ormai il cammino è concluso.

 PS Smettetela di grattarvi, vi conosco, sapete. Tanto non serve.

Sabrina Ferilli ? una cozza

Ho letto recentemente su un giornale free-press che c’è chi ha definito Sabrina Ferilli una cozza.
Chi mi conosce sa che sono un ammiratore di lunga data della signora Ferilli (spero però torni presto al cinema, le fiction – a parte Montalbano – mi annoiano). E condivido pienamente questa definizione: Sabrina Ferilli è un cozza. Lo penso e lo ribadisco perché lo ritengo un complimento straordinario. Sarà che sono nato vicino a Taranto, sarà che in fondo all’anima rimango fondamentalmente un cozzaro, ma non capisco perché dare della cozza ad una signora debba assumere un valore spregiativo.
La cozza è slanciata ed elegante nella sua figura affusolata e nera (il nero è sempre chic), non punge, non graffia, racchiude un alone di mistero, non si offre facilmente, richiede di essere dischiusa con pazienza. Quando si apre, è vero, dona tutto il suo carico di piacere straordinario. Può essere presa cruda, senza troppe precauzioni, e allora si raggiungono vette di libidine indicibile, però si rischiano tre giorni di dolori e una milza gonfia come un’anguria se va bene. Oppure si può prendere cotta, lavorata, arricchita, trasformata: è buona lo stesso, meno appassionante ma garantita da una conoscenza più approfondita.
Cosa si può dire di meglio ad una donna se non suggerirle con ammirazione che è una cozza?

Educare ? meglio che reprimere

A Taranto si chiamava “filone”, qui a Bologna parlano di fuga o fughino, in Lombardia si “bigiava”. Mi riferisco alla pratica comune a tutta la penisola, variamente definita, di assentarsi da scuola e passare la giornata a zonzo all’insaputa dei genitori. D’ora in poi non sarà più possibile: un sms della segreteria informerà i genitori dell’assenza del figlio. Da un punto di vista educativo nulla da eccepire, eppure la notizia mi ha messo un certo disagio addosso. Intanto per la freddezza e la sinteticità dello strumento, che non può sostituire, sul piano emotivo,una telefonata (che di solito si faceva in caso di recidivi, mentre qui pare di capire che l’sms parte subito). E poi perché istituisce già nei giovani quell’idea di stato di polizia che vigila e ti controlla: un’idea che genera mostri. A quando il nasovelox che ci immortala con le dita nel naso e ci multa per inquinamento, il teledrin che squilla in questura quando diciamo parolacce e l’archivio centralizzato delle donne che fingono l’orgasmo?

Un’occasione perduta

Harry Potter passa al digitale: sarà infatti possibile ascoltare le avventure del maghetto occhialuto in formato audiolibro su I-Pod. La Rowling, di fronte alla possibiltà di dire che con questo passaggio epocale, per esempio, si facilita la fruizione da parte di ipo-vedenti e non vedenti, di fronte all’occasione di promuovere il progresso tecnologico e affermare che ormai Harry Potter è partimonio collettivo, di fronte all’opportunità di fare un figurone affermando che in questo modo si potrà fare ascoltare la storia ai più piccoli che non sanno ancora leggere…Ha detto che l’ha fatto perchè c’erano troppe versioni non autorizzate. Altro che partimonio collettivo, Harry Potter è patrimonio suo e guai a chi gli si avvicina…

Le infradito fra di noi

Ci volevano i podologhi inglesi per scoprire che le infradito fanno male. Dolori al tallone, infiammazioni della alla volta plantare, veschiche, distorsioni alla caviglia, fratture. Una suola piatta e un unico centurino come appriglio del piede, legato oltre tutto alle dita e non al calcagno, non potevano certo rappresentare questo gran confort per i nostri piedi. Personalmente non amo le mode, poi quando ad essere di moda è un capo esteticamente osceno come le infradito, non posso che essere inorridito. Ne ho viste di bianche e di colorate, con le perline e dorate, indossate con le calze (giuro!), da piedi belli ed eleganti e da estremità gonfie, deformi, pelose e bitorsolute. Ho visto persone chic indossarle con disinvoltura in centro cittadino, le stesse persone che bevono solo acqua minerale e solo da bottiglia aperta davanti a loro. Probabilmente le stesse che amano gli animali e vestono scarpe di coccodrillo, ma questa è un’altra storia. Le ho viste ai piedi di uomini in divisa da macho (camicia bianca sbottonata sul petto glabbro, pantalone in stile 100% orchite e occhiali modello astronauta) con il maglione sulle spalle perché fa fresco, le ho viste ai piedi di bambini che non possono andare in bici senza rotelle altrimenti cadono ma sugli scogli con le infradito evidentemente sì.
E, lasciatemelo dire, l’unica ragione per cui l’inverno che arriva non mi sembra così cattivo è che spero di non vederle più.