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Campioni d’Italia

Evidentemente questa è un’annata da ricordare. Dopo la beffa di Liverpool, il povero Galliani ha dovuto subire anche la sconfitta all’ultimo secondo dell’Olimpia Milano contro la Fortitudo. Come sapete, la fragile personalità dell’uomo di sinistra attuale, scossa dalle rutellanate quotidiane e dall’inconsistenza della classe politica, trova non dico giubilo ma almeno serenità solo quando vede il faccione contrariato del Padrone e della sua corte. Per espressività e teatralità dello sguardo, obiettivamente, il povero Adriano è quello che da più soddisfazione, con quello sguardo stupito con cui osserva le sconfitte come si guarda un ladro allontanarsi con la propria auto. Viva la Fortitudo, allora, finalmente tornata vincente (dopo Toto Cutugno e a pari merito con Barrichello credo abbia il record dei secondi posti), nell’anno in cui anche l’altra metà di Bologna, quella signorile e un po’ snob della Virtus, torna a calcare i parquet di serie A. Meglio così, così la smetteranno di far finta di essere felici per la Fortitudo, “visto che in fondo è sempre una squadra di Bologna…”
Per i tifosi del Bologna: coraggio, meglio un campionato da leoni in B che la solita asfissiante mediocrità in A, dopo dieci anni non se ne poteva più. Ve lo dice uno che in quanto tifoso del Taranto di retrocessioni se ne intende: ogni tanto servono.

La fortitudo campione d'Italia
Immagine tratta da http://www.quellichelafortitudo.it

Hanno vinto gli ignavi?

(…)


E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: ?Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’ è che par nel duol sì vinta??.


Ed elli a me: ?Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.


Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.


Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli?.


E io: ?Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte??.
Rispuose: ?Dicerolti molto breve.


Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvid?osi son d’ogne altra sorte.


Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa?.


(…)


Non si fa la storia astenendosi.

Il mercimonio del sapere

Il titolo è altisonante perché cominciare con un “la mia laurea non vale un c****” era troppo forte, ma il messaggio è quello: dopo Vasco, un altro Rossi si laurea in Scienze della Comunicazione, stavolta a Urbino. I personaggi sono popolari, simpatici, meritano il successo che hanno: ma perché svilire così chi quella laurea se l’è faticata con cinque anni di studi faticosi? E poi, cavolo, un minimo di pertinenza ci vuole: un conto è laureare Enzo Biagi, uno che può essere considerato senza tema di smentita un maestro della comunicazione, un conto è laureare uno che va forte in moto!!E’ uno sportivo, dategli la laurea in discipline motorie al massimo, no? Vasco Rossi è un grande musicista, siamo d’accordo, diamogli la laurea del dams, o quella in lettere, se vogliamo considerarlo (e potremmo) un poeta. Ma perché sempre comunicazione
La verità è che queste lauree sono strumenti commerciali utilizzati dalle aziende universitarie (questo sono) per farsi pubblicità Senza spendere troppo. Sono spesso quelle più piccole o quelle private a esagerare con questo abuso: difficilmente la Bocconi darà la laurea honoris causa a Iva Zanicchi per Ok il prezzo è giusto, da qualche parte in qualche università “rampante” probabilmente ci stanno pensando. La cosa triste è che il corso di comunicazione in questo modo viene presentato come una specie di scuola per Saranno Famosi, un modo elegante di accedere al mondo della televisione senza passare per il reality.
Non è così, ragazzi: la comunicazione si studia seriamente come la fisica nucleare. Certo questo discorso sarebbe più coerente se i rettori cominciassero a regalare anche lauree in biologia (alla Falchi per il contributo dato alla conoscenza del corpo umano) o in astronomia (a Tremonti, uno che negli ultimi anni ha fatto vedere le stelle a mezza Italia)…

Scusatemi, ma io sono contento

All’inizio non mi sono sbilanciato. Avevo deciso di mantenere un aplomb dignitoso, godermi la partita senza farmi coinvolgere troppo. Il primo gol è arrivato che guardavo Ferrara su La7, ma mi ha fatto presagire una serata di gloria per il Milan. Per il resto del primo tempo i rossoneri hanno dominato, e in concomitanza le telecamere di Mediaset hanno cominciato a ghermire, carezzare, solleticare il padrone. A quel punto mi sono innervosito. Battutine da pianobar e sorrisi dispensati magnanimamente hanno cominciato a ronzarmi in testa, l’antipatia è cresciuta man mano che cresceva il potere rossonero. Sul 3-0 una possibile settimana trionfalistica del padrone sembrava inevitabile, e allora anch’io mi sono fatto prendere dal conflitto di interessi. Non è colpa mia se il padrone del Milan è il padrone delle televisioni che lo inquadrano sorridente e ed anche il primo ministro: non sono stato io a mischiare per primo calcio e politica. Ma se lui può gridare Forza Italia facendone un partito, io posso gridare forza Liverpool, entusiasmarmi per una rimonta imprevista, gridare di autentica gioia al pareggio, commuovermi quasi per la vittoria. Mi aspetto le vostre obiezioni, amici milanisti: siamo italiani, l’amor di patria, bla bla. Vero. Mi dispiace. Ma il calcio non è razionale, il calcio è infantile. Da una parte c’era la squadra del padrone, dall’altra una squadra operaia (nel gioco e nello sile). Si fosse trattato del Chelesea, per dire, sarei stato più imparziale. Ma vedere dei reds portare via la coppa al padrone, amici milanisti perdonate il mio infantilismo, è stata una goduria…
PS Sapete perché il Milan ha perso? Perché nel Liverpool non c’era nessun Rutelli…

La rivoluzione del DOS

I giornalisti dal luogo comune facile parlano di “rivoluzione digitale”: il Ministero dell’Interno ha infatti pubblicato in questi giorni il decreto con cui si chiede agli enti locali di certificare i dati dei bilanci. Fin qui niente di nuovo, avviene da oltre vent’anni,la novità è che i dati si possono inviare con floppy disk. Capperi, siamo troppo avanti, speriamo che si trovino in giro ancora dei floppy. Ma non finisce qui: il Viminale ha chiesto che il software usato per certificare i bilanci sia utilizzabile su Pc compatibili Ibm, sistema operativo Ms-dos 3.3 e successivi, oppure Windows 95 e 98. Altro che Linux, al ministero usano ancora il Dos di 20 anni fa: la rivoluzione digitale evidentemente è appena partita e si compirà fra 30 anni, quando si potranno usare i cd-rom e Windows Xp…

Nomen Omen

Quando l’attualità supera la fantasia: a Frosinone un ladro distratto ha svaligiato una tabaccheria, ma ha perso i documenti facendosi così arrestare con un complice. Il nome del ladro? Gattabuia. Potrà sembrare un caso curioso, ma non è certo l’unico. Un ministro delle Repubblica Italiana nello stesso giorno è riuscito a dire che la Fiat non è in grado di competere (alla faccia degli sforzi di questi giorni di operai e dirigenti), poi ha detto che i dipendenti statali non possono richiedere pià di 100 euro “per questioni di equità”. Si chiama davvero Maroni, non è un nome d’arte per il personaggio.