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Il Natale al tempo del censimento

Era l’anno del censimento, e Giuseppe lo sapeva da tempo perché non c’era programma televisivo in cui un direttore tutto pettinato e ben vestito non avesse spiegato quanto importante fosse il censimento. Ma se c’è già l’anagrafe che aggiorna l’Istat ogni santo mese, disse Giuseppe ad un suo cliente in falegnameria, a che serve il censimento? Serve a pagare il parrucchiere e il sarto del direttore, spiegò il cliente. E Giuseppe per la rabbia si diede una martellata sul pollice.

Passarono i giorni, ma Giuseppe non riceveva il questionario. Cominciò a telefonare ad un numero verde dove una ragazza simpatica annunciava l’apocalisse se i tempi non fossero stati rispettati ed un girone dell’inferno dedicato a chi non avesse consegnato in tempo. Si ma come faccio a compilare se non l’ho ricevuto? Si lamentò Giuseppe, che per la rabbia si morse un labbro fino a farlo sanguinare. Si recò allora alla delegazione di Nazareth, dove gli spiegarono che il postino Ponzio Pilato Sr (il padre di quello famoso) aveva distribuito solo i questionari in centro, dopo di che se n’era lavato le mani e tutti quelli nelle case fuori mano li aveva riportati indietro in Comune a Betlemme dicendo che gli indirizzi non erano in formato standard. Che vuol dire che il mio indirizzo non è in formato standard, chiese Giuseppe che per la rabbia aveva cominciato a strapparsi i capelli? L’abbiamo chiesto anche noi all’Istat, rispose l’impiegata della delegazione, ma stavano stirando i completi del direttore e ci hanno detto che non avevano tempo per rispondere.

Alla fine un ragazzino magro e denutrito cui era stato attribuito il compito di consegnare tutto ciò che Ponzio Pilato non aveva distribuito in cambio di due mandarini e un tozzo di pane gli portò il questionario quando mancavano ormai pochi giorni alla scadenza.

Per fortuna, pensò Giuseppe, il censimento si poteva fare anche online. Provò a collegarsi, ma niente, all’Istat erano stati talmente impegnati a ordinare shampo, balsamo e verificare la piega dei pantaloni del direttore, che non si erano resi conto che se tante persone accedono contemporaneamente ad un computer, il computer fa “uff uff” e poi si spegne.

Maria però era in ansia: sapeva che da un momento all’altro il loro nucleo familiare sarebbe accresciuto, e non le era ben chiaro se questo avrebbe complicato il loro censimento, per cui aveva fretta. Ma hanno detto che conta quanti eravamo l’8 ottobre, spiegò Giuseppe, e quel giorno eravamo in due. Ti ho già detto che l’Angelo non conta perché non era ospite abituale, è andato via prima che io rientrassi dalla falegnameria, non va recensito nel foglio A. Ma la sua compagna era agli ultimi mesi di gravidanza e come tutte le donne in quello stato per ogni problema faceva un chiasso della Madonna, per cui Giuseppe si decise ad andare in posta per consegnarlo.

Non è che Ponzio Pilato Sr avesse tutta questa voglia di raccogliere i questionari compilati. Il primo giorno disse che il computer non andava. Il secondo disse che il computer non andava. Il terzo disse che il computer non andava e Giuseppe, che era un falegname ma non un babbeo, gli domandò perché non accendesse il computer prima di rimandare indietro i cittadini. Perché non gli andava, spiegò Ponzio Pilato che si lavò le mani di nuovo e lo spedì al centro di raccolta a Betlemme mentre Giuseppe per la rabbia si era pestato un piede.

A quel punto Giuseppe prese Maria con sé e la portò al centro di raccolta: ormai era fisicamente talmente malandato che non ce l’avrebbe fatta ad andarci da solo. I capelli gli erano diventati bianchi e per muoversi aveva bisogno di un bastone. Rimasero in coda al centro di raccolta per dei giorni, senza trovare posto negli alberghi e nelle locande perché erano tutte occupate dagli altri cittadini che non avevano ricevuto dalle poste il censimento o non erano riusciti a riconsegnarlo. Alla fine riuscirono a raggiungere un dipendente comunale di Betlemme, un certo Sebastiano Martire, e lo trovarono trafitto da decine di frecce che i cittadini gli avevano lanciato inveendo contro l’Istat. Ma perché ve la prendete con me, che guadagno 10 mandarini al mese, si era lamentato Sebastiano? Perché abbiamo provato a rintracciare il direttore ma era al centro benessere, gli risposero i cittadini inferociti mentre lo infilzavano con altre frecce.

Sebastiano Martire riuscì a consegnare loro la ricevuta del censimento prima di esalare l’ultimo respiro e fu allora che Maria, rilasciata la tensione, disse a Giuseppe che il momento era arrivato.

Poche ore dopo  veniva  al mondo Gesù che salvò l’umanità dai peccati ma non dai direttori, purtroppo.

Buon Natale

Auguri di buone feste!

La voce si era sparsa già alcune settimane prima di Natale. Era stato il pastore, che dalla sua posizione nelle retrovie poteva captare i suoni dell’altro mondo, a fare l’annuncio profetico: un ciclone avrebbe cambiato tutto. Niente sarebbe stato più come prima. In tanti risero del vecchio pastore, tutto andava come doveva andare da tempo immemorabile, gli risposero, ogni posizione stabile e condivisa. Continua la lettura di Auguri di buone feste!

Gli aiutanti di Babbo Natale

Come riusciva Babbo Natale a consegnare ogni anno i regali in tutto il mondo? Grazie al sostegno di un gruppo di aiutanti, sosia uguali in tutto e per tutto che distribuivano i doni seguendo le sue indicazioni.

Ma quell’anno, era il lontano 2009, aveva due problemi da risolvere: l’Afghanistan e l’Italia erano scoperti. Il suo aiutante afgano era saltato in aria con tante altre persone durante un ricevimento di nozze, a causa di una missione di pace che aveva fatto un po’ di confusione. Babbo Natale si rese a malincuore conto che il problema non era poi di così difficile soluzione: avrebbe affidato al suo aiutante in Iraq anche l’area afgana, visto che, una missione di pace dopo l’altra, il numero di letterine che riceveva da quelle aree era sempre minore.
In Italia invece il discorso era diverso. Il suo aiutante infatti era stato espulso durante una retata perché non risultava in regola con il permesso di soggiorno: l’assessore gli aveva riso in faccia quando gli aveva mostrato, come referenza del suo datore di lavoro, la lettera di Babbo Natale. Santa Claus si era irritato non poco e aveva anche rimproverato quel suo aiutante: gli sarebbe bastato dimostrare avere in banca un conto con circa 5000 euro e un assicurazione sanitaria per evitare il foglio di via. In Italia infatti si espellevano solo i poveracci. Ma questa norma purtroppo l’aveva appresa troppo tardi.
Babbo Natale decise allora di sostituire personalmente il suo aiutante, ma le sue renne si rifiutarono di seguirlo: l’Italia era un paese dove una schioppettata non si negava a nessuno, e le nuove leggi a favore dei cacciatori le spaventavano troppo. Provò allora con gli aerei, ma capì che avrebbe trascorso il Natale a Malpensa o Linate. Per non parlare dei treni: a causa del perdurare di uno strato non previsto di ghiaccio sui binari, il treno è stato soppresso… Ghiaccio non previsto, rise Babbo Natale? Nel Sudan o a Santo Domingo, forse, ma in Italia si poteva prevedere.

Sconsolato, si decise a muoversi in corriera o a chiedere l’autostop.Giunto in Svizzera si accorse che centinaia di camion puntavano verso il belpaese.

Chiese ad un autista di che si trattasse, e gli fu detto che erano i soldi dello scudo fiscale: miliardi di soldi nascosti in Svizzera che tornavano in Italia dove i proprietari avrebbero pagato pochissimo le tasse. In Italia infatti le tasse le pagavano solo i poveracci.
Babbo Natale chiese e ottenne un passaggio, e si addormentò in autostrada.
Quando si svegliò, scoprì dove finivano i soldi che venivano dalla Svizzera. A chi finivano.
Strabuzzò gli occhi pensando fosse un brutto sogno. Tutto vero. Sconvolto, decise che quell’anno ancora avrebbe continuato a visitare quel paese, ma sarebbe stata l’ultima volta, se le cose non fossero migliorate.

Se avete ricevuto i vostri regali, godeteveli. Ma impegniamoci a migliorare le cose, se vorremo riceverli anche l’anno prossimo. Buon Natale.

La proprietà carminativa

La mucca Carolina era una delle più gioviali della fattoria. Aveva un sacco di amiche e anche i contadini le volevano molto bene. Era bella e molto formosa e tutti i tori le facevano l’occhiolino quando passavano. I buoi invece facevano l’occhiolino ai tori ma questo non c’entra.
Ogni anno la chiesa del paesino vicino alla fattoria organizzava un presepe vivente. Il parroco chiedeva al fattore di poter avere per qualche ora un po’ di animali: c’erano sempre l’asino Walter, le pecorone Pierferdinanda e Gianfranca , la giovane ma bellina Mara (la pecorina, appunto). Il ruolo del bue era di solito di Fausto, ma litigava sempre con tutti nella stalla per cui era stato mazziato in primavera e trasformato in polpette.
Si era perciò liberato un posto in prima fila per Carolina, che ci sperava da tanti anni. Si era offerta più volte in passato, ma era sempre stata scartata per un problemino.
Carolina infatti aveva un grande appettito. Mangiava tanto, e se non era grassa era perché aveva un ottimo metabolismo, masticava, masticava, masticava…
E scorreggiava. Il parroco non poteva correre il rischio che si lasciasse andare davanti ai fedeli: e poi non era tollerabile che un ruolo di primo piano fosse occupato da un animale di sesso femminile, andava contro la tradizione.
Anche quell’anno perciò Carolina non potè partecipare al presepe: al suo posto fu scelto il toro piuttosto vecchio e brutto che però faceva scena perché aveva le corna più grandi dell’allevamento: il toro Silvio.
Alla povera Carolina fu concesso di assistere da lontano, attaccata ad un palo. Ma proprio sul più bello, il nuovissimo generatore a metano che illuminava la stella cometa si inceppò. Il parroco imprecò subito contro i giovinastri ambientalisti della parrocchia che gli avevano proposto quel congegno ecologico. Che fare? In realtà, spiegò il giovinastro, il motore va, ma è finito il metano.
A quel punto Carolina si rese conto che un gruppo di ragazzotti le si era avvicinato. La portarono vicino al presepe. Avevano dell’erba – e pure di prima qualità – e gliela offrirono. In cambio però le fecero qualcosa di poco gentile per una signora. Carolina mangiava, mangiava, e mentre masticava come al solito scorreggiava: ma i suoi formidabili peti si incanalavano in un tubo che le avevano poggiato tra le chiappone e che riattivò il generatore, tra il tipudio dei presenti.

State su col morale. Se il culo di una vacca può illuminare una stella, quanto di meglio possiamo fare noi? Buon Natale

Buon qualcosa a tutti

Quest’anno, mi raccomando, non augurate “Buon Natale” per non turbare i vicini ebrei che potrebbero essere sconvolti da tale augurio e accusarvi di antisemitismo; evitate di mangiare bistecche bovine che come sapete potrebbero turbare il sonno del compagno di classe indù di vostro figlio. Non azzardatevi a comprare spumante perché i musulmani non bevono alcol e potrebbero accusarvi di razzismo.
Se fate il presepe, assicuratevi di inserire almeno una coppia di pupazzetti gay, per evitare di discriminarli con la vostra fissazione retrograda per la famiglia.
E assicuratevi che accanto a Babbo Natale ci sia Mamma Natale (no no no la Befana non è un simbolo di donna evoluta, maschilisti che non siete altro, e poi quella scopa tra le cosce è sessista). Non augurate buon anno a nessuno, perché il nostro calendario non è riconosciuto in tutto il mondo, e limitatevi a fischettare la canzone natalizia di John Lennon, tutte le altre sono clericoreazionarie. Fischiettare, non cantare, perché le parole sono scritte nella lingua della potenza imperialista ed è meglio evitare.
Se mettete una coroncina di fiori alla porta, assicuratevi che gli steli siano immersi nella terra con tanto di radici, perché un ambientalista potrebbe trasalire passando davanti a casa vostra e se proprio volete mangiare tacchino, che sia di un animale morto di vecchiaia. Auguri: ne avete bisogno

Babbo Natale e la sfida della concorrenza – 5 –

– Lo faremo scegliere alla nostra divisione marketing!
– Non lo so
Babbo Natale si alzò e andò a osservare la neve che cadeva copiosa, con una mano dietro la schiena e l’altra sulla barba.
– Una volta era più semplice. Bastava una buona idea e tanta volontà, e si riusciva a fare felici i bambini. Adesso è tutto così veloce, tutto così frettoloso. Anch’io in effetti non mi riconosco più, sono diventato scontroso, irascibile…Va bene. Mettiamoci al lavoro. Cercate questo bambino. Preparate la campagna di stampa. Avanti!
I collaboratori uscirono di corsa con le loro cartelline con il logo di Babbo Natale e si misero in effetti al lavoro. Quando Babbo Natale fu sicuro di essere rimasto solo, pigiò un bottone.
– Non ti pare di aver esagerato?
– No. Bisognava metterli alla prova. Che brutto mondo.
– Dillo a me, che ormai sopravvivo con i mercati di nicchia.
L’inserviente cacciata poco prima si sciolse i capelli, recitò una strana formule e d’improvviso si rivelò per quello che era: una vecchia strega.
– La mia scopa?
– Lì, nell’anticamera. Ma li hai visti? Non ti ha difeso nessuno! L’esperto di pubbliche relazioni per un attimo mi ha illuso, e invece, anche lui…Che vada a lavorare per l’angioletto del dentino!
– Non lo assumeranno mai. Stanno tagliando anche di là. Hai deciso cosa farai adesso?
– Certo. Mi libererò di tutti, cda, task-force, collaboratori. Torno a fare da solo. E basta stupidi pupazzi appesi ai balconi, e giocattolini in vetrina! Non sono mica Big-Jim, io!
– Ma riuscirai a portare i regali a tutti? Io faccio un giro breve, ma tu…
– Non lo so, Befana, non lo so. In effetti è difficile. Vorrà dire che quest’anno porterò regali più leggeri. E qualcuno non ne riceverà. Ma se non altro riporterò in vita lo spirito del Natale!
– Bravo Nicolaus. Dici che troveranno il bambino che crede in te?
– Guarda che sono ancora in tanti. Ho passato dei dati fasulli, ma quegli incapaci non li hanno nemmeno verificati.
– Ciao Nick.
– Ciao.

Se quest’anno a Natale non riceverete regali, o ne riceverete di leggeri, non abbattetevi. Non è la crisi. È solo che Babbo Natale ha dato un taglio al personale per riportare lo spirito del vero Natale…