– Il problema è grave: i bambini non credono più in me! E non è perché credono nella Befana o nell’angioletto. E neanche perché sono buddisti o musulmani. Non credono più a nulla! Guardate questi dati, date un’occhiata al questionario che abbiamo preparato sulla customer satisfaction. I bambini non credono più in me! Pensano che i regali vengano direttamente dalla carta di credito dei genitori. Allora?
– Allora quest’anno finalmente facciamo vacanza anche noi a Natale?
– Risparmiatemi queste spiritosaggini. Da voi voglio soluzioni, non problemi!
– E’ arrivato il momento di domandarci non cosa può fare l’azienda per noi, ma cosa possiamo fare noi per…Ops..scusate. Questa la dico sempre ma stavolta non è il caso…
– Basterà trovare un bambino – sussurrò una voce dal fondo della stanza. Non era uno dei membri del consiglio d’amministrazione: era la voce di una inserviente che stava cambiando la bombola dell’acqua per il distributore della sala.
– Un bambino?
– Un bambino che crede al Natale. Se lui ci crede, e ci crede davvero, lo racconterà al suo amico, e poi al suo compagno di banco, e la notizia si spargerà…Fino a quando lo spirito del Natale non si sarà diffuso di nuovo.
– Uhm…chi è lei signorina?
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Babbo Natale e la sfida della concorrenza – 2 –
La riunione fu convocata in tutta fretta. I collaboratori di Babbo Natale non potevano nascondere la loro apprensione, visto che mancava una sola settimana all’evento e non si aspettavano certo di interrompere le procedure di spedizione proprio in quella fase.
– Vi ho convocati – disse l’anziano panzone con le guance meno rosee del genere – perché mi è stato comunicata una notizia importante.
– Ti hanno di nuovo ritirato la patente? Possiamo fabbricarne un’altra.
– Non è la patente.
– La Befana ha di nuovo drogato le renne? Accidenti, quella vecchia strega…
– Non sono le renne, che, tra parentesi, ho il sospetto di tanto in tanto si fumino qualcosa da sole.
– L’abito, è l’abito! Hai reciso il contratto con le multinazionali di bibite e adesso puoi tornare a indossare l’abito verde.
– Che bello, che bello, l’abito verde di Santa Nicolaus!
– Volete fare silenzio? Vi ho convocato perché le letterine sono in calo.
Improvvisamente la tensione calò, quasi che la notizia avesse deluso le aspettative degli uditori.
– Ma quelle sono in calo da anni! Si sa che in Europa e in America non nascono più bambini.
– E già, ma in compenso ci stiamo inserendo bene nel mercato cinese! Abbiamo provato anche in Africa, ma poverini, non hanno neanche la carta su cui scrivere
– Silenzio! L’urlo di Babbo Natale fece capire una volta per tutte quanto seria fosse la questione.
E tu chi sei?
Era novembre, me ne stavo in pigiama alle prese con un sudoku tenace rosicchiando una penna a sfera rossa. Toni entrò con le sue scarpe sudice e un mozzicone di sigaretta, si tolse la giacca di pelle logora e la lasciò cadere sul divano prima ancora che potessi dirgli buonasera. Sempre che avessi voluto dire buonasera a quel sorcio.
Un colpo facile, spiegò masticando le parole che sapevano di vino in brick. La casa dei Rossi sarà
vuota, passano la notte di Natale in montagna. Ho rubato questi costumi in centro, quella notte nessuno farà caso a due babbi natale, vero compare? E l’allarme, gli chiesi soffiando sulla penna, non ci hai pensato? Avresti potuto rubare del prosciutto e due bottiglie, anziché quei costumi. Ma all’allarme ci penserai tu, il genio dei numeri, quello che è andato a scuola per un po’. Si trascinò nel tinello tirando fuori di tasca un uovo sodo.
Ero vecchio ma con gli allarmi me la cavavo ancora. Entrammo tranquilli e avremmo trascorso un Natale più ricco se improvvisamene non si fosse accesa una luce al piano superiore e Toni non fosse fuggito imprecando.
E tu chi sei? Da sempre mi ponevo quella domanda difficile durante le ore d’aria madide e nebbiose senza trovare risposte soddisfacenti. Non lo vedi? Risposi. Sono Babbo Natale. Allora è vero che esisti. Già. La mia amica Simona dice che sono i genitori a portare i regali. La tua amica è una sciocca. Adesso fa’ la brava e torna subito a letto. La piccola fece ciondolare un po’ la pantofola sulla punta del piede aggrappandosi al corrimano e squadrandomi. Mi chiese cosa volesse dire essere brava. Non lasciare mai la scuola, le dissi. Non scappare di fronte ai problemi. Non credere a chi ti dice che ci sono modi facili di guadagnare. E studia la matematica.
Mi sorrise, mi porse un foglietto e fuggì sulle scale senza voltarsi. Fu il mio ultimo colpo. Penultimo, se conta anche il pestaggio successivo a Toni. Uscii senza che i Rossi, che avevano deciso di restare in città, potessero svegliarsi, portando via solo quel biglietto preparato per me.
Ero sempre stato Babbo Natale e l’avevo capito solo a cinquantanove anni.
Buon Natale Carmine
Babbo Natale e la sfida della concorrenza
Babbo Natale era particolarmente preoccupato. Il suo ufficio di business intelligence l’aveva infatti informato della presenza sempre più aggressiva di potenti competitor sul mercato dei regali per bambini. Non si trattava della befana, ormai da tempo relegata a nicchie di mercato di regalistica aziendale e genitori a caccia di offerte, e neanche del Bambinello. Con il Signore infatti Babbo Natale aveva buoni rapporti legati alla sua origine religiosa (San Nicola) da sempre ben vista in Paradiso. E poi il Bambin Gesù, nonostante l’atteggiamento piccato di qualche arcivescovo conservatore, era contento che un altro si occupasse degli aspetti più consumistici del Natale: aveva ben altro a cui pensare, Lui. L’accordo era che Gesù riceveva le preghierine, e Babbo Natale le lettere, facendosi carico di logistica, spedizioni e marketing. Anche perché al Bambinello l’idea di finire su bottiglie di bibite analcoliche, striscioni, spot o all’ingresso degli ipermercati non piaceva molto: era abituato a ben altre rappresentazioni artistiche. Babbo Natale aveva controllato ripetutamente i report dei suoi collaboratori, si era sempre comportato correttamente, invitando i bambini ad essere buoni e diffondendo valori di pace e fratellanza. Allora, perché quel messaggio allarmato? Il poveretto, dopo aver controllato la funzionalità delle renne, decise di convocare la task-force di emergenza per affrontare il tema del calo delle letterine.
(Continua…Se vuoi suggerire sviluppi, fallo pure nei commenti!)
Buon Natale – 2004
Mina era triste e scoraggiata, quella sera. Aveva fatto un migliaio di chilometri, quel giorno, aveva le ruote le che le fischiavano e un paio di finestrini bloccati, e la ruggine, con quella umidità, non le dava pace. Mina (abbreviazione di Ultimina) era da sempre in coda all’Intercity 565. Sempre in coda, sempre ultima carrozza, spesso non riusciva neanche a entrare in stazione, e i suoi viaggiatori inveivano e sbattevano i pugni contro i suoi vetri perché erano costretti a scendere sulla ghiaia. Sognava di guidare il convoglio e sfrecciare sulle rotaie come Tore, ma il destino con lei non era stato generoso.
Non ce la faceva proprio più. Anche Dino era sempre in fondo, non riusciva mai a scorgere cosa ci fosse oltre la finestra, lui che era il primo gradino della scala si prendeva sempre una sacco di pedate senza mai l’ebbrezza dell’altezza, scorazzato di qua e di là con i suoi compagni di scala dagli operai. Anche per lui era una solita, noiosa serata di lavoro: ormai sperava solo di venire buttato via e diventare legna da ardere. E lavorava anche Gina, l’ultima pagina dell’orario ferroviario, quella più stropicciata, più sgualcita, in coda alle tabelle vere e proprie, la pagina meno consultata, visto che conteneva pubblicità, anche lei, dimenticata sul sedile della sala d’aspetto, non aveva una gran voglia di andare avanti. Ma quella notte accade qualcosa di magico. Mina riuscì a scorgere un gran movimento in stazione, la gente si accalcava per vedere, c’erano delle luci… Un presepe! Anche Dino riuscì a vederlo, nella sua posizione bassa, poteva vedere quelle statuine e quella grotta che gli operai avevano costruito anche con il contributo suo e degli altri gradini della scala. E Gina, lo vide anche lei, fu una fortuna che avessero dimenticato l’orario aperto, così, su quel sedile…Videro la grotta, il bambino, Maria e Giuseppe, i pastori…E quella stella luminosa e meravigliosa che svettava in cielo, con quella bellissima coda di luci. Una voce disse loro: ci sono milioni, miliardi di stelle. Se questa è più importante delle altre, se questa si distingue, se questa è stata un segnale per i Re Magi, è perché aveva dietro una coda, aveva qualcuno che la accompagnava.
A tutti quelli che hanno l’impressione di stare sempre dietro, di essere sempre in coda: Buon Natale.
Le stelle che vi precedono sarebbero puntini anonimi nel firmamento, senza di voi. Auguri.
Buon Natale
È una giornata grigia e fredda come tante,
sono annoiato e svogliato come tanti,
non ci sono buone notizie in giro, come tante altre volte, ma..
il mio capo non è in ufficio – quindi una buona notizia c’è – e posso usare la mia casella di posta privata senza paura di essere beccato! E allora auguri, auguri a tutti voi, auguri ai vostri parenti, ai vostri amici, auguri ai simpatici, a chi crede che un mondo migliore sia possibile, a chi non ci crede più ma in cuor suo lo spera, auguri a chi ha perso il lavoro, a chi ce l’ha ma gli fa schifo, a chi lo sta cercando, auguri agli accoppiati e ai felicemente single…
Divertitevi, riposatevi, coccolatevi, amatevi, state con chi vi vuole bene, giocate, leggete libri interessanti, guardate bei film, ciondolatevi in pantofole senza inutili sensi di colpa, guardate nuovi posti, riscopritene di vecchi, gli euro sono pochi, lo so, ma una passeggiata in una bella giornata di sole, per il momento, è ancora gratis! Insomma, spassatevela, se potete, è un vostro diritto. Per il momento nessun emendamento ce l’ha ancora tolto, per cui godiamocelo.
E soprattutto, se potete, state in pace con chi vi sta accanto. A meno che non sia un poveraccio pieno di petrolio: in quel caso, l’ONU vi autorizza a picchiarlo.
Auguri. Vogliatevi bene.