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Nostalgia delle attese noiose

smartphoneAlla fermata dell’autobus ti capitava di guardarti intorno, osservare i tuoi compagni casuali di viaggio, guardare i palazzi e osservarne le tracce di vita dai balconi o le scale. In fila dal medico, rifiutando di sfogliare quelle riviste di 3 anni prima, te ne stavi lì a ripensare al film visto la sera prima e a come lo avresti girato tu se mai fosti stato un regista. Sotto la pioggia, intirizzito sotto l’ombrello nell’attesa di chissà che, ti perdevi nei riflessi delle pozzanghere e ai ricordi di infanzia che quegli schizzi ti ricordavano.
Erano momenti di vuoto. Di noia, forse. Momenti in cui per forza di cose il tuo cervello si sgranchiva perché non aveva niente nell’immediato da fare. E quei momenti non ci sono più, perché in quelle stesse circostanze tiriamo immediatamente fuori il nostro smartphone e cominciamo a indignarci per i post dell’amico che ci ricorda la guerra in Siria, a ridere per la solita foto del gattino che esce dal cesto della biancheria, a commentare l’ennesima sconfitta della nostra squadra di calcio. Per carità, non è certo solo Facebook il problema. Io per esempio mi perdo spesso nei meandri delle app con le rassegne stampa, e mi rendo conto che leggo molte più notizie di 10 anni fa e compro una quotidiano al mese quando va bene. Però leggo solo quelle cinque o sei notizie principali, e delle notizie minori delle pagine interne se ne perde traccia.

Dobbiamo avere nostalgia di quelle attese noiose? Io non credo. Anche perché io quei vuoti ho sempre cercato di riempirli per esempio portandomi dietro un libro tascabile, e per esempio “La coscienza di Zeno” l’ho letto in lavanderia ai tempi dello studentato universitario.
Però ogni tanto fantasticare, ricordare, distrarci, lasciare che il cervello gironzoli senza un obiettivo credo che ci faccia bene. Magari ci sono delle belle idee là in fondo al nostro cervello che aspettano in fila di potersi esprimere, ma finché ci gingilliamo con Candy Crush difficilmente troveranno spazio.

Presepi nelle Grotte – Terza edizione a Statte

Oltre sei mesi di lavoro, ore sottratte al tempo libero e al sonno per dedicarsi ad una passione da tramandarsi di padre in figlio. Disegni, progetti, esperimenti, modifiche, ma alla fine la soddisfazione è tanta: a Statte (Taranto) si conferma il successo della manifestazione “Presepi nelle Grotte” organizzata dall’associazione “Vivere Betlemme”.

Sono 6 i locali nel centro storico di Statte, le “Grotte” appunto così chiamate perché alcune abitazioni sono state ricavate nei secoli direttamente nella roccia, che ospitano i presepi realizzati per questa occasione. Presepi in larga parte nuovi di zecca, perché la tradizione vuole che ogni anno si elabori una nuova interpretazione della natività, secondo i due stili più diffusi: la natività palestinese, che si sforza di ricostruire un contesto storico realistico quanto più verosimile rispetto alla nascita di Gesù, e la natività popolare, che invece presenta personaggi e ambienti tipici della tradizione contadina che difficilmente sarebbe stato possibile rinvenire a Betlemme nell’anno zero.

L’associazione “Vivere Betlemme” raccoglie otto maestri di questa antica arte: Pino Damasi, Filippo Provenzano, Mimino Marzii, Fabio Modeo, Piero Cecere, Domenico Rossano, Sergio Moscagiuri, Emanuele Lucarelli.

 

Al negozio

negozioSenso civico

In fila al panificio. Sabato mattina. Discussione tra signore diversamente giovani.
– Be’ ma cosa è successo signora mia?
– E cos’è successo…sapeste… mi han fatto la multa, mi han fatto!
– Eh!! Ma quando, quando è successo?
– Sarà successo due settimane fa… una multa…Mai preso una multa in vita mia io, eh?
– E quanto, quanto ha speso?
– Eh, quanto… 25 euri e rotti.
– Mo soccia!
– 25 euri! E perché?
– Ma perché… avevo fatto un sacco di chilometri…
– Be’ ma certo…
– Non ne potevo più, e sapete, qui dietro, proprio dove c’è l’ufficio dei vigili…
– Allora?
– E l’ho presa un po’ contromano, ma non si trova mai posto!
– Mai, mai si trova posto signora! Come ha ragione. Mai un posto!
– E io ho parcheggiato lì all’angolo, davanti ai vigili, e lei lì mi ha fatto la multa!
– Ma pensa!
– Quanto?
– 25 euri!
– Mo soccia!
– E rotti!
– Eh ma non c’hanno proprio niente da fare, dico io!
– Andare a fare le multe! Ma che vergogna, signora!
– E l’ha pagata?
– Sono entrata, di fronte alla vigilessa, che se ne stava lì a far niente, perché io non ho mai preso multe in vita mia, eh, e ho detto: devo pagare?
– E la vigilessa?
– Si, ma alla posta!
– Eh, alla posta! Alla posta! Ma che vergogna!
– Non c’hanno proprio niente da fare, eh?
– Alla posta!
– Ma quanto?
– 25 euri!
– Soccia!

Pugliese inside. Dal meccanico

– Vuole che gliela esca io?
– Ma si dai, escimela tu!

Carenze lessicali in ferramenta

– Mi servirebbero quegli anellini metallici, dal diametro di circa 9 o 10 millimetri, che posti in prossimità degli agganci delle porte ne agevolano il movimento…
– Una rondella da cardine. E che sarà mai, le serve una rondella da cardine!

Se i cookies esistessero nella quotidianità

L’uomo entrò da solo nel bar, appoggiò il gomito al bancone e si rivolse al barista: il solito per me, Jack!
Il barista esitò un attimo, finse di sciacquare un bicchiere, prese un foglio e finalmente si rivolse al cliente: informativa sulla privacy, rispose. Il mio cervello usa ricordi per profilare i clienti. Rimanendo seduto e continuando a bere tu accetti che io utilizzi il mio cervello per prepararti il cocktail. Per avere maggiore informazioni su come uso i miei ricordi, vai a leggere l’informativa completa nello sgabuzzino…

In salumeria

E comunque anche i vegani che si nutrono solo di prodotti biologici freschissimi e incontaminati, prima o poi, passano a miglior vita

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Top-ten delle imprecazioni del libero cittadino contro la maledetta burocrazia

uffici10. Scusa il ritardo, ci ho messo tanto per colpa della burocrazia. Sai, questa ottusa necessità di chi comanda di obbligarci a fermarci ai semafori…
9. Mi dispiace ma non posso portarci a cena stasera. Quegli odiosi burocrati del ristorante non accettano le figurine dei calciatori come forma di pagamento. Ma dico io, siamo nel 2015, no?
8. Quante storie, giocare a calcetto con voi sta diventando veramente noioso. Dove sta scritto che bisogna giocare in 5 contro 5? Noi siamo venuti in sette e giocheremo in 7 contro 5, e non sarete voi stucchevoli burocrati a fermarci
7. Ma come sarebbe a dire che senza biglietto non posso entrare al cinema? Sempre con questi cavilli. Ho qui la autocertificazione che attesta che ho il biglietto ma l’ho scordato a casa. Avanti, fatemi entrare!
6. Non hai idea di quello che mi è successo oggi in banca. Non mi hanno fatto incassare un assegno perché mancava una firma. Una firma, capisci? E io devo perdere una mattinata perché manca una firma su un pezzo di carta?
5. Che futuro può avere mai un paese dove per fare un appendicite ci vuole la laurea in medicina, e per progettare un ponte bisogna essere ingegneri? Mio cugino che è un genio progetta dei grattacieli che dovresti vederli, e per colpa di questa burocrazia non glieli fanno erigere!
4. Dice: non puoi guidare perché non hai la patente. E perché mai ci vorrebbe una patente per guidare? Io posso guidare benissimo anche senza. Per andare a piedi non serve, per andare in bici nemmeno, non vedo perché questi burocrati devono pretenderla per farmi guidare la mia corriera.
3. Parlano tanto di rilancio delle attività produttive e del commercio, e poi pretendono di chiudere il mio ristorante solo perché cucino in un garage condominiale. Burocrati che uccidete la libera impresa, ecco cosa siete!
2. Come sarebbe a dire che non posso usare la sala del consiglio comunale per la festa di compleanno di mio figlio? Sono un cittadino che paga le tasse, io, e mantiene voi altri maledetti burocrati
1. Si, è vero sul documento di identità c’è il mio nome, e mi avete trovato in casa in quella che ho dichiarato essere la mia dimora abituale. Ma è tutta noiosa burocrazia, e io la disconosco. Disconosco anche me stesso. Pertanto non vi restituirò i 10 mila euro che vi devo, maledetti burocrati.

ll cappotto inadeguato

grucceHo un cappotto da diversi anni. Non mi decido a buttarlo via, ma non perché sia taccagno. Il fatto è che quel cappotto lo indosserò due o tre volte l’anno, al massimo. Non che sia brutto, o troppo impegnativo, o che non mi piaccia: è che è un cappotto inadeguato. Cioè va benissimo, è perfetto con il suo bavero appena accennato, il suo tessuto in lana non troppo spesso, la sua linea che arriva a mezza coscia, è perfetto ma per due o tre giorni l’anno. Per tutti gli altri giorni, è inadatto. Troppo caldo a inizio autunno, in quelle giornate di inizio ottobre che ancora portano i riflessi ambrati dell’estate, troppo freddo a fine mese, quando ormai si sente il presagio dell’inverno che verrà.

Si tratta di un cappotto di mezza stagione, e siccome la mezza stagione non c’è più, il suo destino è quello di emergere dall’armadio per un paio di giorni l’anno. Riporlo a posto mi ha fatto riflettere su quanti di noi, in fondo, si sentono un cappotto inadeguato. Me compreso, ovviamente. Troppo leggeri per affrontare il gelo di una quotidianità in cui solo i più feroci si fanno largo, troppo pesanti per mandare tutto all’aria e vivere come cicale prendendo quel che viene così com’è.

Però, quei due o tre giorni l’anno, quei due o tre giorni in cui torna la nostra stagione, in cui siamo noi quelli perfetti, in cui siamo finalmente al posto giusto, quei giorni godiamoceli fino al fondo spremendo al massimo la vita e quello che ci offre. Tornare nell’armadio sarà più facile, dopo che ci avranno notati tutti, noi cappotti inadeguati, ma così indiscutibilmente affascinanti per tre giorni l’anno.

The village – vacanze 2015

14 luglio
“La Basilicata è quella cosa che scopri quando alzi il cofano della Puglia” (Rocco Papaleo). Apriamo il cofano thevillage herewego again

piscinaDa anni, ogni volta che arriviamo in un villaggio turistico, ho un sogno proibito. Una bellissima ragazza mi si avvicina, con sguardo suadente e un sorriso che mi regala un brivido. Tende una mano verso di me e mi sussurra, riempendomi di gioia autentica: prendo le tue figlie e le porto con me al miniclub per un paio d’ore.
Macché. Non si è ancora avverato.
thevillage miniclub nonvogliamoandarci

15 luglio
Per colazione cappuccino, cornetto alla nutella, torta al cacao, torta di mele, krafen, crostata. Ma nel cappuccino ci ho messo il dolcificante al posto dello zucchero, eh? Per stare leggero ?#?thevillage? ?#?ciaodietaciao?lungomare

Ho la pelle mimetica imparareaspalmarelacremasolare

16 luglio
L’acqua bolle a 100 gradi, il ferro fonde a 1538. Per il papà che è riuscito a smollare le sue bimbe per un’ora e mezza al miniclub, il caldo non è un problema thevillage miniclub

splendido_quarantenneDopo aver valutato che con lo stato di forma attuale sarebbe in grado di fare 10 vasche, si ma di una piscina lunga 6 metri, acquista un paio di “Ray Bon”, o forse “Okley”, e cerca di convincersi di essere ancora uno splendido quarantenne.
PS Grazie per gli auguri: w gli onomastici!

17 luglio
Lo chiamano risveglio muscolare, ma, per tanti villeggianti, è più che altro una evocazione di spiriti d’oltretomba thevillage Iloveminiclub

18 luglio
– Mi raccomando Sere non fare la pipì in mare!bimbe_villaggio
– Tanquillo papà non la faccio. Io faccio pipì solo nella pissina.
cuoredipapa ironia presiperifondellidaunatreenne

19 luglio
Si viene e si va.
Nuove famiglie pallide scrutano l’ambiente mentre noi coloured sospiriamo pensando alle nostre samsonite. Per una settimana non ho pensato a delibere, comunicati o siti, ma solo a palettine, babydance e ciabattine. Quando qualcuno mi chiede se a volte non desidererei una carriera più appagante, gli rispondo convinto: sono le ciabattine, la babydance e le palettine ad appagarmi.
Se poi c’è il miniclub…thevillage domaniacasa

20 luglio
Come dmuseo_policoroa tradizione, la settimana di vacanza si ritaglia uno spazio culturale: visita al museo di Policoro. Un piccolo gioiello che se l’avessero gli americani ci farebbero un grattacielo di 150 piani espositivi. Tra l’altro organizzato bene, con aria condizionata e ambienti spaziosi. Con noi, solo due turisti stranieri. Una bella mattinata che si è conclusa con la sentenza di Serena: sono tufa di tutte quette tatuine. Se passate da queste parti, visitatelo