Archivi categoria: Personal Edition

La becapponite

Non so se anche voi come me siete sempre più vittime della becapponite.
 Si tratta di una malattia che spinge l’individuo a sentire come sempre più urgente la necessità di creare una copia di riserva dei propri dati (un back-up, appunto). O
ppure di conservare dati inutili. Io per esempio conservo sei anni di posta aziendale: non solo l’ordine di una ristampa di una brochure del 2001, per dire, ma anche l’email del collega che nel 2002 mi invitava a pranzare insieme. Ho tutto conservato. Non mi serve a niente, e presto, quando non ci saranno più lettori dvd tradizionali, o quando Outlook avrà inventato un sistema di posta non compatibile con i precedenti, tutto sarà inutile. Per non parlare delle mia tesi di laurea, che ho salvato in decine di copie sui computer di praticamente tutti i miei conoscenti, oltre ad averla distribuita online.
Come si cura la becapponite? Non lo so,  aiutatemi a scoprirlo.
Come si prende la becapponite? Questo lo so. Perdendo qualcosa di veramente utile. A me capitò a quindici anni, quando resettarono il computer di famiglia per un virus, e io persi una cinquantina di pagine di un favoloso romanzo che stavo scrivendo. Era propabilmente una porcheria, ma se l’avessi cancellato io, adesso non andrei in giro con pendrive, floppy e cd riscrivibili…

Google Books

Hanno cominciato con un motore di ricerca essenziale ma efficiente, poi non si sono più fermati. Pubblicità online, mappe, software per ufficio, quelli di Google hanno il marchio più popolare al mondo (e prezioso: l’hanno valutato 67 miliardi di dollari). Adesso hanno cominciato anche a pubblicare libri. Online, ovviamente, come nel loro stile, anche se più di una pubblicazione si tratta di un copia e incolla: anche questo nel loro stile. Provate a cliccare su http://books.google.it/ e cercate, per esempio, “Bello dentro, fuori meno”. Troverete un bel po’ di pagine del mio romanzo da leggere. Si tratta (immagino) di un’iniziativa di tipo promozionale, visto che non tutto il libro è online, ma una parte, per cui qualcuno potrebbe sfogliarlo come farebbe in libreria e decidere poi di comprarlo se gli piace. Però c’è tutta la divina commedia, per esempio, è c’è una valanga di altri testi, tutti ricercabili in modalità full text. Si sta forse realizzando quell’unico, gigantesco Aleph vagheggiato da Borges? Oppure siamo di fronte alla reincarnazione del progetto Xanadu di Ted Nelson, che finalmente risorge e vede la luce? Niente di tutto questo, credo. La natura di Google Books va ricercata altrove: è in quelli piccolo rettangoli pubblicitari che arrivano al lettore di Dante come a quello diei fumetti. I signori di Google non stanno creando una grande biblioteca globale di condivisione del sapere: stanno vendendo, il loro è un grande supermercato, e il povero Dante ridotto a telepromozione…

W il download legale

Poi dice che uno scarica illegalmente.
Non voglio neanche aprire l’argomento diritto d’autore, anche se dovremmo chiamarlo diritto di sfruttatore
perché i legislatori, più che tutelare gli artisti, sono ossessionati dalla tutela per gli editori (e non è la stessa cosa). Però voglio raccontare che ho provato ad acquistare un paio di canzoni in mp3 dal portale di Mediaworld: in fondo, un euro a canzone circa mi pare un prezzo ragionevole. Meno ragionevole è che dopo il download il computer vada in crash (scusate l’anglismo, mi correggo: si pianta), i tre file mp3 scaricati non ne vogliano sapere di suonare perché un messaggio sui DRM (i sistemi di controllo sui diritti digitali) mi dice che sono protetti, ed io non abbia alcun modo di ascoltare la musica che ho pagato.
Magari è stato un caso sfortunato, magari è stata colpa del mio computer, magari sono l’unico a cui è successo ma così non va.
Questi orpelli – e penso anche ai cd originali che per fortuna la Sony ha smesso di produrre e che non funzionavano su alcuni supporti – dovrebbero ostacolare i pirati, e invece ostacolano i fruitori onesti. Per cui il fessacchiotto che ha pagato il suo euro per la canzone non può ascoltarla in autoradio o su un altro computer, il furbo che s’è scaricato tutta la discografia di quell’autore può distribuirla ai parenti con gli omaggi della casa.
Ma siamo uomini, o caporali?

Vallettopoli e me

Immaginate per un attimo di essere famosi: io l’ho fatto, e mi sono reso conto di non avere una vita adeguata. Penso già al fotografo che chiama al collaboratore.
"Allora?"
"Buone notizie, capo. L’abbiamo pizzicato due volte con le dita nel naso".
 "Tutto qui?"
 "Be’, la seconda volta era un bel primo piano".
"Non basta".
"Ho un informatore che sostiene di averlo sentito scoreggiare in autobus"
"Hai la registrazione?"
 "No…"
 "Allora non so che farmene. Passami l’agente speciale X"
 "Pronto?"
 "Allora, abbiamo ottenuto qualcosa?"
"Qualcosa c’è. Sembra si sia guardato online un po’ di donnine nude".
"Ottimo! Su quali siti? Siti per pervertiti, perversi, maniaci?"
"La Repubblica e il Corriere, capo".
 "Al diavolo. E in tivù?"
 "In tivù l’abbiamo pizzicato a guardarsi un servizio in tarda serate sulle letterine".
" Se non c’è di meglio…"
"Ehm…capo…"
"Si, agente X?"
"Durante il servizio dormiva."
"Maledizione…"
Mi rendo conto che sarei un famoso di una noia mortale, senza neanche un vizio ricattabile.
E forse è proprio per quello che non diventerò mai famoso…

32 anni

Platini, a 32 anni, si ritirò. Decise che era arrivato il momento di chiudere la sua carriera e dedicarsi ad altro. Nathalie Caldonazzo sostiene che non le propongono calendari perché a 32 anni è considerata vecchia.
Anche se il paragone può sembrare oltraggioso – e non vuole essere – nNostro Signore si concesse un anno di più, prima della dipartenza.
Ci sono arrivato anch’io, e meno male che mi sono scelto un sogno (quello di diventare uno scrittore di successo) per il quale l’età non è un problema, anzi aiuta.
Altrimenti, sai che depressione…

Quelli che il codice

In questi giorni sto leggendo il Codice da Vinci.
Lo sto leggendo perché ho voluto che passasse la moda, mi sono documentato su Templari, Santo Graal eccetera per non farmi cogliere impreparato dalla storia, e adesso sono pronto ad affrontarlo criticamente. Non entro nel merito del romanzo, che è tecnicamente fatto benissimo anche se ha una prosa abbastanza mediocre e alcune grossolanità scellerate; lo farò quando l’vrò completato.
Invece mi diverte di più notare l’atteggiamente che c’è intorno al codice. Per alcuni è stata una lettura estiva, una concessione alla leggerezza, divertente ma niente di che. Quasi si vergognano di ammettere di averlo letto, e comunque se lo citano è per evidenziarne gli errori. Altri ne parlano come se averlo letto abbia aperto loro le porte della conoscenza, si eccitano al solo ricordo e puntano il dito contro il complotto che ci avvolge. Altri ancora pontificano di cavalieri del santo sepolcro e Opus Dei vantandosi del fatto che hanno letto il Codice da Vinci, tutto quanto! In fondo alla catena ovviamente ci sono quelli che il libro non l’hanno letto, ma hanno visto il film: chiacchierano molto anche loro.
Finora sono stato alla larga dalle conversazioni, trincerandomi dietro un "non l’ho letto". Devo trovare una valida scusa per continuare a estraniarmi e portare la conversazione su un più agile Harry Potter…