Oggi sono felice.
Non per ragioni sentimentali, chi legge questo blog sa che parlo pochissimo della mia vita privata. Neanche per ragioni professionali, anche se oggi con questa economia avere un lavoro di per sè dovrebbe essere motivo di gioia. Neanche per ragioni artistiche, non so ancora se l’editore pubblicherà il mio secondo romanzo, l’ho messo da parte e mi sto concentrando su un racconto, delle prime non sento più notizie (a proposito, se qualcuno l’ha letto mi faccia sapere, accetto anche insulti ma non posso rimborsarvi).
Sono felice per un motivo più banale della vita sentimentale, più sciocco per la vita professionale, più futile della vita artistica. Sono felice perché ieri il Taranto ha vinto 2-1 a Ragusa e si è salvato dall’ennesima retrocessione, siamo ancora aggrappati con le unghie al professionismo calcistico, in fondo alla C2, ma ci siamo.
E vi pare poco?
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Mi piacerebbe…
Mi piacerebbe che gli americani ammettessero che la guerra è indispensabile a rimettere in moto il loro sistema economico basato sullo spreco.
Mi piacerebbe che chi ci ha governati negli anni ’70 ammettesse: temevamo che con i comunisti al potere saremmo stati invasi dall’Unione Sovietica, e abbiamo permesso e tollerato delle porcherie immonde spinti da questa paura.
Mi piacerebbe che Berlusconi ammettesse: ho cominciato a far politica perché temevo di finire in galera. Non ci sono portato, non mi piace, non mi riesce: torno a occuparmi dei mie affari, dello stato se ne occupi qualcun altro, tanto Tangentopoli è lontana e in galera non ci vado più.
Mi piacerebbe che Rutelli ammettesse…ehm…non pretendiamo troppo…mi piacerebbe che il su portaborse gli passasse il solito foglietto per i giornalisti con su scritto: io sono di destra, ma di là non mi vogliono, è per questo che sono finito nella Margherita.
Mi piacerebbe, certo, ma so che sono sogni irrealizzabili.
Volando decisamente più basso, mi piacerebbe che Maria De Filippi ammettesse nel suo programma: cari ragazzi, lo scopo di questa trasmissione è generare tradimenti.
C’è tanta gente sadica a casa che prova piacere a gustarsi un cornxto in diretta che scopre della sua condizione davanti a milioni di spettatori. Avete scelto voi di partecipare, il nostro pubblico è quello che è, se non vi sta bene tornatenevene a casa. Apprezzerei molto di più degli squallidi “sta nascendo una bella amicizia” “c’è un feeling profondo fra noi” “questa trasmissione serve a mettera alla prova il vostro amore per rinforzarlo”. Basta con queste falsità. Si comincia con queste menzogne ipocrite e benpensanti e si finisce nell’abituarsi alle stragi impunite.
Porgi l’altra fiancata
Verrà un giorno in cui vagherai assetato in un immenso deserto infuocato, con il sole che brucerà la tua pelle, la testa che ti girerà mentre a carponi ti trascinerai cercando ristoro per le tue labbra arse e gonfie; e quando ormai tutto sembrerà perduto e ti sentirai pronto all’ultimo definitivo viaggio, la mia sagoma lontana si appresterà sul tuo cupo orizzonte. Raccogliendo le tue ultime energie ti sforzerai di avvicinarti, alzerai un braccio dolorante, chiederai soccorso animato da un nuovo barlume speranza.
Verrà quel giorno, e quando dopo dolorosi passi mi avrai raggiunto, ti accorgerai che ho con me una caraffa di acqua fresca di sorgente: il tuo sguardo incrocerà il mio, non potrai riconoscermi nè fare nulla mentre sorridente mi verserò tutta l’acqua sui piedi cantando Singin’ in the rain. Verrà quel giorno, grandissimo cornxto che mi hai scarnificato il paraurti con la tua manovra avventata, e quel giorno le ultime parole che ricorderai saranno le mie inesorabili “Impara a parcheggiare”.
Cornxto.
?
PS Ringrazio per l’ispirazione il grandissimo Alex Drastico del maestro Antonio Albanese
Il brutto ci sommergerà
Il brutto avanza, si infiltra, ci coglie alla sprovvista e ci imbarazza con la sua schiacciante e definitiva ripugnanza. Guradate questa foto.
Non credo si tratti di un bunker antiatomico, nè di una sede militare. Forse, spero, sarà una clinica, o forse un centro di recupero. Di sicuro non posso pensare che ci siano persone disposte a pagare per vivere in un’orrenda accozzaglia architettonica come questa. Non vi dico dov’è, perché non voglio scatenare cortei di protesta nè sguardi curiosi: e poi sarà lei, questa costruzione ributtante eretta qualche tempo fa a Bologna, a trovare voi, con il suo carico di cattivo gusto, le sue tonnelate sgraziate, il suo apparato di concezioni abominevoli.
Che ci siano architetti folli, si sa (a parte il fatto che questa costruzione, secondo me, è stata disegnata da un dentista in preda ai fumi dell’oppio), ma quello che mi chiedo è: avranno pure dovuto chiedere il permesso, no? Saranno andati dal sindaco, a dire, vogliamo costruire un orripilante rifugio antiatomico nella prima periferia di Bologna, possiamo? E il dramma è che qualcuno gli ha detto sì. Non so, quando le nostre case saranno bombardate e rase al suolo dai marziani, e quello stomachevole cumulo di pietre antiestetiche sarà rimasto in piedi, potranno dire di avere ragione loro.
Fino ad allora, no.
Vuoi Fastweb? Chiama da Telecom!
Uno si ingegna per trovare spunti divertenti o trovate umoristiche, e poi si rende conto che la vita di tutti i giorni gliene offre di meravigliose. Ecco quello che mi è appena successo: voglio fare l’abbonamento ai servizi fastweb. Provo da Internet, saranno sicuramente ipertecnologici, farò tutto online, infatti va bene fino a quando non mi chiedono il numero di telefono. Ma io non ce l’ho, il telefono, è per questo che voglio fare l’abbonamento. Niente da fare, il sistema è implacabile: senza numero di telefono non si va avanti. La soluzione suggerita è quella di chiamare il 192192. Il che, per uno che non ha il telefono, è seccante. Avranno previsto un servizio per i cellulari, penso (ce l’hanno tutti, persino io): in effetti c’è, ma è a pagamento. Da rete fissa invece è gratuito. Considerando che, quando va bene, l’operatore risponde dopo un quarto d’ora di musichetta e voce suadente che invita a rimanere in attesa per non perdere la priorità ottenuta (ma quale priorità, che sto qui da dieci minuti!!!!!!), escludo l’ipotesi cellulare. Vado dalla mia ragazza e chiamo da numero fisso. E qui davvero Fastweb si supera nella sua roccambolesca comicità. Il servizio di attivazione non funziona da telefoni Fastweb, come quelli di mia sorella o della mia ragazza: per loro si passa automaticamaente al 192193, il servizio clienti. E io che non sono cliente, come faccio a diventarlo, chiedo all’operatore? C”è una sola soluzione, ammette candidamente: chiami da un telefono Telecom, o da un altro operatore della concorrenza. Attualemnte è l’unico modo di diventare cliente Fastweb.
Sempre che io ne abbia ancora voglia…
Con gli occhi rivolti al cielo
Non ricordo se ero in quarta o in quinta elementare. Avevo invitato i miei compagni di classe (da noi, cultura tardodemocristiana, si chiamavano amichetti) a festeggiare il mio compleanno. Come mio solito avevo già pregustato la festa, organizzato l’organizzabile e immaginato divertimenti indescrivibili a parole (robe proibite tipo un due tre stella in salotto e cacce al tesoro machiavelliche con enigmi comprensibili solo a me). Tutto era pronto, i dolci, gli addobbi, mancavano poche ore, ero in fibrilazione…Nevicò, e non venne praticamente nessuno. La neve a Statte è rarissima e come tale blocca ogni forma di vita generando panico e apprensione. Niente festa, dunque. Sono passati più di vent’anni, da allora, e ancora mi ritrovo a guardare il cielo e a chiedermi che scherzo mi combinerà. Un’altra nevicata non sarebbe poi neanche insolita, qui a Bologna. Ma stavolta i miei amichetti hanno la macchina, ho fiducia che ce la faranno. E intanto scruto il cielo.