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Andate pure a quel paese

Ieri a Bologna c’è stata una manifestazione di decine di migliaia di persone invisibili: il V-Day, la giornata organizzata da Beppe Grillo per raccogliere firme per una proposta di legge che impedisca ai pregiudicati di essere in parlamento.
Sembra assurdo che decine di migliaia di persone debbano riunirsi in piazza guidati da un comico per richiedere una legge così ovvia, che dovrebbe essere uno dei fondamenti della democrazia. Ma quello che più colpisce è che questo mare di persone sia rimasto invisibile ai media: per la televisione ci sono stati i funerali di Pavarotti, la solita inguardabile Italia (calcio o pallacanestro, scegliete voi), la notte bianca (come fa il sindaco di Roma a parlare di ecologia e a permettere questi scempi?) le solite chiacchiere dei politicanti.
La folla di Piazza Maggiore (e non solo, c’erano collegamenti da tutte le piazze del mondo) è rimasta invisibile. Ma noi c’eravamo, e per dirla alla Grillo, vi stiamo preparando un bel viaggio per andare a fan…

Veltroniade

Veltroni oggi ha indossato una cravatta blu.
Parisi, scandalizzato, chiede chiarimenti, perché intravvede in quel blu un avvicinamento neocentrista alle posizioni di Forza Italia.
La Bindi contesta il maschilismo laicista di Veltroni, che se vuole davvero proporsi come leader domani dovrà indossare una gonna di jeans e dopo domani una tenuta da suora ospedaliera con tanto di cornetta.
Schettini lamenta un inquietante progetto eversivo, perchè quella cravatta potrebbe nascondere qualcosa, un fermacravatta, per esempio, Letta piagniucola che lui di cravatte blu ne ha indossate tre contemporaneamente, ma i media non se lo sono filati comunque.
Adinolfi grida basta cravatte, sono un residuato fascista, e propone il suo fiocchetto celeste con l’immagine di Topolino.
A che servono le primarie nel partito democratico se gli unici concorrenti seri (Di Pietro, Colombo e Pannella) non possono partecipare e le pallide controfigure fanno a gara a far sembrare Walter il meno peggio?

Ambulanza Nazionale

Il senatore di Alleanza Nazionale si è fatto trasportare in uno studio televisivo direttamente in ambulanza. L’unico modo per non fare tardi, in una città bloccata per il traffico legato alla presenza di Bush.
Non è stato scoperto attraverso un’intercettazione telefonica, un collaboratore pentito, un infermiere incavolato. No no, l’ha detto lui stesso, divertito, in televisione: un vecchio trucco da giornalista, ha spiegato. E noi che pensavamo che il peggior segno dell’inciviltà dei politici fossero le auto blu che sfrecciano nelle corsie preferenziali. Roba d’altri tempi, ormai siamo alle autoambulanze blu.
Al senatore il caloroso ringraziamento dei malati che della sua ambulanza avrebbero avuto bisogno sabato mattina.

C’? chi vota per te

In una memorabile scena del Gattopardo, il principe di Salina non riesce a partecipare dell’entusiasmo per la vittoria della repubblica al referendum . Non solo perchè è un principe, perché è un mondo che muore, perché vede i trasformisti saltare sul carro del vincitore.

Il principe è amareggiato perchè la repubblica nel suo seggio ottiene l’unanimità, mentre lui sa bene che qualcuno che ha votato per la monarchia c’è. Sembra un broglio talmente grossolano da apparire forzatamente letterario. Anche i ladri sanno bene che è opportuno non rubare tutte le banconote per lasciare alla vittima il dubbio di non essere stato davvero derubato. Eppure la realtà supera la fantasia, e l’ultima tornata elettorale racconta di moltissimi candidati consiglieri fermi a quota zero. Non li ha votati nessuno, neppure la mamma, neppure loro stessi? Difficile da credere.
Soprattutto quando c’è
(vedi articolo di repubblica) http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/politica/amministrative1/brogli-palermo/brogli-palermo.html chi afferma di non aver potuto votare semplicemente perché al seggio gli hanno spiegato che c’era già stato chi aveva votato per lui.
In futuro non dovremo più preoccuparci, dunque, di tessere elettorali, schede, file, documenti. C’è già chi vota per noi.
Speriamo voti bene.

Poteva andare peggio

Nel centrosinistra si dicono soddisfatti della sconfitta elettorale: il messaggio in sintesi è che sì, è stata una mazzata, ma poteva andare peggio. Certo anche Napoleone era ancora vivo dopo Waterloo e a Roma la vita continuò anche dopo il sacco dei Vandali, ma insomma, mi sembra curioso come atteggiamento. Il sindaco di Verona in carica ha perso contro un leghista che ha superato il 60%: se i politologhi del centrosinistra dicono che se l’aspettavano, mi domando cosa sia successo in questi anni nella città scaligera per meritare un tracollo simile.
La mia impressione è che la mazzata l’abbia presa soprattutto il nascente partito democratico. Da un anno infatti i leader di quest’area non fanno che parlare di liberalizzazione del mercato, necessità della presenza militare in Afganistan, rilancio dell’imprenditoria. Argomenti seri, ma fino a prova contraria, più vicini a Smith che a Keynes, più a Reagan che a Kennedy.
Tanto vale votare allora la destra vera, devono avere pensato in tanti, se l’alternativa è una destra finta. Senza contare che il risanamento lo stanno pagando i soliti contribuenti che si sono visti anche peggiorare enormemente la vita in città da un indulto che per liberare quattro amici ha messo in libertà migliaia di criminali.
Non è un voto politico, ma amministrativo, rispondono. Contenti loro. Come dire: non abbiamo ricevuto una bastonata in testa, ma tra le gambe. C’è una bella differenza, poteva anche andare peggio.
Contenti loro, ripeto: anche perché se non si danno una mossa, la bastonata in testa prima o poi arriva.

Questo no, quest’altro neanche

Certi dirigenti italiani sono intrallazzoni, non rispettano il mercato, provengono da famiglie oligarchiche che non favoriscono i meritevoli ma gli amici degli amici.
Queste argomentazioni, e simili, sono ripetute fino alla noia da numerose personalità della sinistra. Poi – penso a Telecom o Alitalia, evidentemente – emerge la possibilità di un acquirente straniero, e apriti cielo, dobbiamo difendere l’italianità, non dobbiamo farci invadere, il Piave mormorava, eccetera eccetera. Ma insomma, chi dovrebbe gestirla, la Telecom, Frate Indovino?
Se il giudizio deve essere solo quello del merito, allora la nazionalità non deve contare: chi è più bravo è più bravo indipendentemente da dove è nato. Se mai un giorno avessimo finalmente una legge decente sulle quote televisive, chi pensate che entrerebbe, nel mercato televisivo?
Per qualche fettina forse De Benedetti, qualcosina forse la prenderebbero le cooperative, ma l’ingresso in scena più impetuoso sarebbe quello di Murdoch. E giù di nuovo allora a piagnucolare sull’italianità. Davvero, lo scenario mi sembra quello di una noiosa riunione di condominio.
Tutti a lamentarsi delle scale. Poi qualcuno propone l’ascensore, e scoppia il putiferio. Almeno finché non si trova un altro buon motivo per lamentarsi…