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Ci siamo tutti?

votazioneAvevo previsto la vittoria del centrosinistra, posso dire di aver avuto ragione, anche se in tutta sincerità mi aspettavo 3-4 punti di scarto perché non credevo possibile che più dell’80% della popolazione andasse a votare. Ma questo è un bene, perché l’astensione, checchè ne pensino certi strateghi da referendum, non è mai un buon segno. Non è un buon segno neanche che la maggioranza al senato del centrosinistra sia praticamente nulla: 3 senatori di scarto significa che basta un’influenza non bipartizan per mettere il governo sotto. Difficile durare 5 anni con questi numeri.
Un aspetto positivo tuttavia c’è: l’assenteismo dei senatori diventerà pesantissimo, in queste condizioni, per cui certi politicanti abituati a passare più tempo in televisione che nelle aule di Palazzo Madama dovranno necessariamente cambiare abitudine.
Certo, con ogni probabilità nel giro di pochi mesi si formerà prima il gruppo misto e poi qualche travaso di centristi che salteranno da destra a sinistra, come da abitudine nel nostro paese. Ma come insegnava Beccaria, i pentiti sono comunque dei traditori, per cui meglio non fidarsi troppo. Altro che pianisti: se il centrosinistra vuole reggere, bisognerà che di tanto in tanto riesca a far votare a favore anche i senatori assenti tra gli avversari, e sperare che Ciampi non venga rieletto.
Un senatore a vita in più nelle proprie fila, con questi numeri, può tornare utile…

Vespar condicio

Mi aspettavo di più l’ammetto. Anni fa, il mitico settimanale “Cuore”, per sintetizzare la sua politica e le sue promesse elettorali, titolo “Pane e fi*a per tutti”. Breve e conciso. Ieri sera tutti ci aspettavamo una chiusura con il botto, qualcosa di memorabile. Le premesse c’erano tutte: i peli sulla testa del premier sembravano più lucidi e disciplinati del solito, gli autori del Bagaglino gli avevano preparato un paio di battute efficaci, la nottata passata a chiacchierare con i telefoni erotici avevano ringalluzzito l’unto da Arcore che sembrava in vena di picchiare. Il colpo di teatro è arrivato, con tanto di gestualità e dito rivolto verso il pubblico (ditemi che non sono stato il solo che ad un certo punto ha avuto l’impressione che stessero per apparire in sovraimpressione i numeri del mobilificio Aiazzone). Cancelliamo l’ICI.
Ebbè?
Tutto qui?
Sono cinque anni che il governo tartassa e sbudella gli enti locali, che oltre tutto sono quasi tutti governati dalla sinistra. Dov’è la novità? E poi, come si fa a cancellare una tassa che è gestita autonomamente da un altro ente? E’ un po’ come se avesse promesso: se vinciamo noi, potrete viaggiare gratis in Francia. Sì, vallo a spiegare a Chirac. Oppure: votatemi, e la Polonia si ritirerà dall’Iraq. Se vince il centrodestra spesa gratis nei centri commerciali. No, sono deluso. Visto che c’era, poteva per lo meno prometterci telefonate porno per tutti, o la legalizzazione della sosta in seconda fila. Di più, pensioni a 2000 euro per tutti, salario sociale a 3000 euro, un ponte che congiunga Cagliari e Civitavecchia, la riconquista delle colonie africane e la prima base spaziale sulla luna dotata di decoder satellitare per vedere le partite del Milan. Visto che c’era.
Se devi sparare una frottola, sparala grossa, no?

I verdi-verdi alle elezioni-elezioni

Mi è capitato di ascoltare in radio una serie di spazi elettorali concessi ai partiti per promuoversi in vista delle elezioni politiche, e la mia attenzione è caduta su un partito che non conoscevo, i verdi-verdi.
Si chiamano così, per distinguersi dai verdi (una volta sola). Ma non è l’unica differenza. Nel messaggio i verdi-verdi spiegavano che loro sì, sono a favore della difesa dell’ambiente, ma a patto che non freni le grandi opere ed i servizi che essi apportano alla comunità; dicevano di essere contro l’inquinamento delle centrali elettriche e a carbone, e di proporre, come soluzione… il nucleare! Chiarivano di essere contro il biocentrismo, perché va be’ gli animali saranno pure carini, ma isnomma non esageriamo, il dominio dell’uomo è nell’ordine naturale delle cose. Può darsi che abbia frainteso io, ma il fatto che i verdi-verdi stiano con il centrodestra e che sostengono come il federalismo fiscale sia la soluzione dei problemi ambientali, mi fa sospettare che il verde a cui pensano loro è quello di Pontida.
In ogni caso, siamo in democrazia, se qualcuno li vuole votare, lo faccia. Spero solo che non sia l’origine di una moda: già lo immagino un partito dei nuovi repubblicani che sostiene che la repubblica è importante a patto che al re venga delegato il potere esecutivo, il partito dei pensionati che vabbè sti vecchi devono campare ma mettiamo un tetto d’età e poi eutanasia, il partito dei consumatori che si batte per i diritti di chi consuma più di tutti, cioè le grandi imprese.
Credete che non racimolerebbero qualche voto?

La fine della democrazia

Come al solito le televisioni chiacchierano di politica in maniera quasi esclusivamente autoreferenziale (conferenza stampa del premier si o neo, Prodi cambi gli occhiali, Berlusconi cambi parrucchino e via discorrendo) e si trascurano dettagli terribilmente importanti. Ve lo ricordate Totò che gridava al megafono “Votantonio votantonio votantonio”? Per i più giovani, vi ricordate i manifesti elettorali con i faccioni dei candidati alla camera e al senato? Dove sono finiti? La televisione, impegnata in fattorie e grandi fratelli, non ve lo dirà. Non ci sono più. Semplicemente perché , con un colpo di spugnao degno di un regime totalitario dolce come quello attuale, sono stati cancellati dall’ultima legge elettorale. Peggio: è stata cancellato il diritto, per l’elettore, di votare questo o quel candidato. Noi potremo votare solo il partito: chi sarà eletto l’hanno già deciso loro, presentando la lista dei candidati che entreranno in parlamento a seconda della posizione in classifica stabilita dalle segreterie. Non solo non potremo scegliere tra più candidati dello stesso partito (diritto ahimè cancellato già in passato), ma non sapremo neanche per chi stiamo votando. Una volta i bolognesi eleggevano i loro parlamentari, e i romani i loro, e i palermitani i loro. Non è più così. Perché? Perché con la vecchia legge un partito con uno straordinario potere di seduzione televisiva ma con candidati pregiudicati impresentabili non sempre riusciva a farli eleggere. Tra i 2 e i tre milioni di elettori, è stato dimostrato, non votavano questo partito perché sì, ne apprezzavano gli spot e le convention, ma non riuscivano a fidarsi di quel brutto ceffo del candidato. Con la nuova legge il problema non c’è più: si vota lo spot, la convention, il logo: il brutto ceffo è nascosto dietro. Il parlamento è già stato eletto, di fatti: noi possiamo solo confermare le scelte dei partiti. Antonio La Trippa non potrà più fare campagna elettorale: sarà eletto solo se il suo partito l’ha deciso un mese prima. Forza, Italiani, scegliamo di andare avanti.

Siamo sull’orlo del baratro, tanto vale fare l’ultimo passo…

Il centrosinistra ha vinto le elezioni

L’anno scorso mi sono tolto la soddisfazione (controllate il post se non ci credete) di annunciare con tre giorni di anticipo il vincitore del festival di San Remo. Troppo facile, lo sapevano tutti, direte voi. Va bene. Quest’anno allora cambiamo sfida (anche perché non ho sentito che qualche scampolo di canzone, un po’ poco per azzardare pronostici) e andiamo sul pesante: le elezioni di aprile.
I sondaggi si sprecano, Berlusconi fa telefonare ai call center che fanno domande del tipo “Meglio la lebbra o Berlusconi?” “Se i comunisti instaurassero un regime dittatoriale con campi di sterminio per i dissidenti, violenze e torture, voterebbe ancora per Prodi” “Secondo lei Berlusconi è un dono celeste chiamato a risolvere i problemi dell’Italia o solamente un geniale statista?”
Nonostante tutto, il portatore nano di democrazia non ha ancora annunciato di aver superato l’80% delle preferenze, probabilmente perché è convinto dei brogli comunisti anche nei suoi sondaggi.
Io penso che i risultati saranno: centrodestra 42%, centrosinistra 46%, altri 2%. Il che vuol dire che, con la nuova legge elettorale da repubblica delle banane primitiva, governare non sarà facile.