L’anticipazione sul sito del PD era terrificante, un ritocco in photoshop dei Fantastici 4 più Silver Surfer fatto talmente male che se avessero ritagliato e incollato le facce con forbici e colla forse sarebbe piaciuto di più. Se l’obiettivo è che se ne parli, di sicuro “i comunicatori” del PD hanno fatto centro un’altra volta, anche se più che parlarne in tanti ne abbiamo riso. E chissa come l’hanno presa quelli di Marvel Italia?
Ma non è questo il punto, il punto è che il dibattito televisivo tra i cinque candidati del centro-sinistra andato in onda su Cielo (ebbene sì io non ho Sky, anche perché un albero fuori il mio balcone mi oscura il satellite 4 mesi l’anno e un po’ mi scoccerebbe pagare le sue belle frasche) mi ha divertito un bel po’. L’ho seguito a tratti, cambiando il pannolino ad una figlia e mettendo il pigiama all’altra, ma è stato tutto sommato sufficiente. Complice anche l’uso dei social network, Facebook in particolare (preferisco muovermi tra amici, per questo i cinguettii non mi convincono), mi sono divertito a condividere opinioni, commenti e stupidaggini, alcune delle quali riporto in questo articolo.
E se Renzi deve rinunciare alla cuffia con la quale il suo “Boncompagni” di turno gli dà suggerimenti, può sempre ricorrere al cellulare in cui gli dicono di guardare un po’ più su, sorridere, così, non troppo, mentre lui litiga con la prova pulsante e tenta inutilmente di comprare una vocale. Non c’è dubbio, avrebbe vinto lui, se solo in palio ci fosse stata la conduzione del festival di Sanremo. Anche perché Vendola parte con un “io penso” seguito da una premessa che gli porta via un minuto e mezzo secco di congiuntivi mirabolanti e aggettivi che suonano bene ma ti fanno dimenticare la domanda (e ad un certo punto ha anche osato con entusiasmo la parola “sfregio” ma il regista ha fatto in tempo a cambiare inquadratura prima che il cameramen venisse colpito dal cioppino). Bersani è ormai Crozza, non li distinguo più, però se ci fosse da scegliere l’amministratore di condominio è l’unico a cui lascerei le chiavi di casa, e la Puppato (scusatemi la battuta sessista e maschilista, ma sono quelle che fanno sorridere di più) sembra l’unica in 4/3 in uno schermo 16/9. Ma più che le forme matronali, tutto sommato rassicuranti, la Puppato dovrebbe preoccuparsi del fatto che un paio di volte il conduttore l’ha guardata come per dirle: scusi chi è lei? Il migliore, inutile dirlo, è stato il compagno Bruno, uno che se continua a passare tanto tempo con Pisapia mi organizza l’esercito zapatista. Ha siempre comandante Tabaccista! Sul serio, questo qui ha sostenuto Berlusconi nel 2001-2005? Davvero? Mi sembra l’unico che dica cose concretamente di sinistra. Si perché Vendola vuole tassare i ricconi, ma sappiamo che i ricconi i soldi ce l’hanno alle Cayman (lo sa soprattutto Renzi che ha provato a spiegarlo a Nicolino), la Puppato vuole consolare i giovani e Bersani si commuove quando pensa alle sue lenzuolate (ma perché le chiamavano così? Perché col lenzuolo si evade meglio?), ma i pochi contenuti li ha tirati fuori il Leader Maximo Tabacci, e dico sul serio.
Ho omesso di citare Renzi, ma scherziamo? Uno che vuole spedire la dichiarazione fiscale a casa dei cittadini, e già così ci giochiamo in una battuta una trentina di milioni di euro, uno che pensa che incrociando con un grande software un grande database in un computer grandissimissimo si risolve l’evasione fiscale (o bischero, che tu l’hai mai letta la legge sulla privacy o quella serve solo per farti votare dal Pdl?), uno che dà l’impressione di essere convinto che i Pokemon salveranno l’Italia è meglio che si preoccupi della nuova versione della Wii piuttosto che del paese.
In conclusione, adesso mi aspetto sinceramente il dibattito con i partecipanti alle primarie del centro-destra, perché sono vent’anni che vediamo messaggi pre-registrati dal grande capo e un po’di varietà non guasterebbe.
Si perché di varietà si tratta. La politica spettacolo serve poco alla politica, ma è un bel colpo per lo spettacolo.
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Aspirapolvere o scopa e paletta?
Talvolta mi capita di discutere sull’utilizzo alternativo dell’aspirapolvere (o della scopa elettrica) e della scopa. Nel senso che c’è chi preferisce l’aspirapolvere mentre io mi trovo a mio agio con scopa e palettino.
Il motivo secondo me è culturale: l’aspirapolvere è borghese e teutonica, la scopa è operaia e mediterranea. Con l’aspirapolvere non entri a contatto con la polvere: dirigi i lavori che deleghi ad un altro strumento. Con la scopa è la tua abilità artigianale di muoverti tra i gatti di polvere, con attenti colpi di polso sotto i mobili e mirabolanti girandole negli angoli a fare la differenza.
Se usi l’aspirapolvere lo sa tutto il condominio (i vari silenziatori riducono il rumore dai valori di un elicottero a quelli di un trattore, ma si sente, eccome se si sente). La scopa è silenziosa, prudente e riservata.
L’aspirapolvere dà un delirio di onnipotenza, ma rimanda ad un secondo momento il lavoro sporco di pulizia dei filtri. La scopa è leggera e snella e le basta una scrollatina sul balcone per ritornare in forma.
L’aspirapolvere ha regole rigide (il cavo elettrico ha dei limiti, non puoi andare dove vuoi), la scopa è anarchica e con un po’ di fantasia puoi usarla anche per ammazzare gli insetti o rimuovere le ragnatele sul soffitto.
Ovviamente l’aspirapolvere ha dei vantaggi di efficienza e velocità.
Per spiegare quello che sta succedendo in Europa, io direi che la Merkel sta cercando di ripulire Grecia, Italia e Spagna con ilsuo folletto da 5 mila watt.
Ma valle a spiegare che la nostra polvere se ne sta nascosta per bene negli angoli, e per rimuoverla bisogna inginocchiarsi e
operare con olio di gomito e paletta, altro che.
Stavolta il sindaco l’ha azzeccata
Oggi voglio parlare bene di Merola, il sindaco di Bologna. Finora non sono stato particolarmente tenero nei confronti della sua giunta, che più di una volta mi ha fatto girare gli zebedei a velocità tale che se ci attaccassi una dinamo al posto dell’alimentatore il mio cellulare diverrebbe un tablet.
Una delle peggiori giunte a mio giudizio da quando vivo a Bologna (quindi circa vent’anni), e dire che non era facile fare peggio di Cofferati (ai livelli di Guazzaloca non c’è ancora arrivato, ma via, quelli erano primati difficili da superare, il Civis, ah il Civis…).
Il mancato rispetto della Costituzione, e in particolare dell’articolo 97 sembra infatti essere uno dei punti saldi di questa amministrazione, che organizza concorsi di cui com’è come non è si sa sempre in anticipo chi vincerà e mi fa venire certi nervi a fior di pelle che se metto i guanti di gomma si stracciano come coriandoli.
Un’amministrazione che indice un concorso per uno specialista di comunicazione, ma trascura il rispetto della legge 150/2000 che prevede per questo ruolo la laurea in scienze della comunicazione. La giustificazione è quasi peggiore dell’infrazione: “volevano consentireconsentire una più ampia partecipazione””. Come se perassumere un medico si accettassero anche laureati in giurisprudenza, così per consentire una maggiore partecipazione.
Una giunta che, sempre sulla comunicazione, trascura le decine di ottimi professionisti al suo interno per giustificare l’assunzione di un professionista esterno, anche in questo caso in barba alla legge (solo il portavoce può essere nominato dal sindaco, i comunicatori e gli addetti stampa devono essere assunti per concorso).
Insomma, se la legge vi va bene, io non vado bene, mi verrebbe da dire citando lo slogan (a proposito, pare l’abbia coniato proprio il consulente assunto dopo, che coincidenza, roba da farmi venire una bile gonfia quanto il sacchetto della spazzatura dopo una cena con i parenti).
Però una cosa Merola l’ha azzeccata, e bisogna riconoscerlo, e per una volta ha fatto bene anche alla mia salute. La chiusura al traffico del centro infatti lo ha ripopolato in maniera incredibile. E non parlo solo dei giorni di sole, quelli in cui nemmeno un sociopatico resta in casa e almeno una capatina in balcone se la fa. Parlo anche di giorni freddi e piovosi come ieri. Come topini che improvvisamente scoprono che il gatto è schiattato, i bolognesi spuntano felici da portici, zampettano per strada increduli del fatto che nessun suv cerchi di inumarli direttamente sopra i ciottoli.
Non so in base a quale calcolo i commercianti si lamentano, io ho visto bar e ristoranti pienissimi, negozi di tecnologia con i ragazzi in fila per l’iphone (ma dove li prendono 700 euro per un cellulare, questi ragazzi?). Forse si guarda più di comprare, ma sarebbe lo stesso con il traffico di auto, temo.
Accipicchia, dimenticavo di citare il finanziamento alle scuole private mentre non ci sono i soldi per mettere a norma quelle pubbliche, che mi fa venire un fuoco dentro come nemmeno quella volta che confusi la crema idratante con quella solare cuocendomi in spiaggia a fuoco lento.
Ah, già, ma avevo detto che parlavo bene di Merola, basta così.
Una nazione senza ricambi
Giovinco, Nocerino, Ogbonna, Borini. Chi sono costoro? Sono ragazzi che Prandelli si è portato con sé per fargli visitare la Polonia e l’Ucraina, visto che i primi due hanno giocato agli Europei una manciata di minuti, gli altri due non sono mai scesi in campo. E gli stessi Giaccherini e Maggio sono quasi scomparsi dopo la prima partita. Nemmeno i portieri di riserva hanno mai giocato, ovvio, ma per loro il discorso è diverso perché il portiere non corre come gli altri gicatori e farlo riposare non è sempre necessario.
Ebbene, la scelta del commissario tecnico di puntare, dalla seconda partita in poi, sempre sugli stessi 12-13 giocatori mi offre lo spunto per una riflessione che va oltre il calcio. Perché Prandelli è riuscito a conquistare un secondo posto giocando bene e di questo gli va reso atto, ma quando una squadra passa da una partita eccezionale come quella contro la Germania al peggior risultato di tutti i tempi (perché spiace dirlo ma mai nessuno aveva perso 4-0 una finale), un motivo c’è.
L’ha detto De Rossi: erano cotti. Stanchi. E in Italia di lavoratori cotti e stanchi ce ne sono tanti, migliaia, ma il nostro è un sistema che rifiuta il cambio, il turn-over, l’aggiornamento. Sei bravo? Resta lì finché non schiatti, o, più probabilmente, fino a che non ti sarai inaridito fino a far fallire la tua impresa, o aver messo in crisi l’ente presso cui operi. C’è una atavica incapacità di dare spazio a chi è più fresco, ha più energie. E il bello è che questo modo di fare viene quasi sempre approvato. Abbiamo una classe politica che non ha più idee ed energie, ma è lì e non si smuove, come il fantasma di De Rossi che passeggiava mentre gli spagnoli lo deridevano. Abbiamo un sistema bancario che ha gli stessi dirigenti che girano da una poltrona all’altra senza mai aprire la possibilità a qualche faccia nuovo, a qualche Nocerino scalpitante in panchina. Abbiamo imprese private dove ai padri si succedono i figli e poi i nipoti, e magari qualche Giovinco di talento prima o poi deciderà di andarsene a cercare fortuna all’estero.
Siamo una nazione senza ricambi, e senza cambi ci meritiamo le umiliazioni di ieri sera, e altre ben più gravi.
I tagli ci sono eccome
Sento spesso la gente lamentarsi del fatto che aumentano le tasse ma non i tagli alla spesa pubblica. Sul primo punto sono d’accordo, sul secondo no. C’è un’azienda che dal 2010 ha subito un piano di riduzione del personale dell’80%. Avete capito bene, 80%. Quell’azienda sono gli enti locali dello Stato Italiano, con alcune eccezioni (forze di sicurezza, quelle non le tocca mai nessuno). La manovra estiva di Tremonti infatti prevede che ogni 5 dimissioni (pensionamenti, cambi di amministrazione, licenziamenti) si possa fare un’assunzione.
Non so perché in questi anni nessuno sembra essersi accorto di questa mannaja, che avrà ripercussioni enormi sui cittadini, ma prima di gridare che bello, a casa i fannulloni, occorre pensare a qualche effetto immediato sulla vita dei cittadini: meno insegnanti negli asili nido (e in generale meno asili nido), meno operai a curare la manutenzione delle strutture pubbliche, meno impiegati agli sportelli (e quindi più code), per non parlare delle attività culturali e sociali a cui, sempre grazie alle varie manovre estive, si aggiunge l’80% del taglio delle possibilità di spesa.
Se stiamo pagando sempre più tasse è perché ci siamo indebitati con gli usurai le cui pretese stanno diventando sempre più pressanti, non certo perché abbiamo troppi servizi. Certo se la manovra Tremonti si fosse applicata anche ai parlamentari e ai consiglieri regionali, forse qualche aspetto positivo ci sarebbe stato. Ma no, loro rimangono sempre dove sono, sempre numerosissimi, a gridare contro gli sprechi e a studiare come tagliare altre risorse a quel dipendente che d’ora in poicdovrà lavorare per 5.
Tutta colpa dell’articolo 18
Io temevo che gli investitori esteri non spendessero in Italia perché spaventati da uno dei sistemi di tassazioni sul lavoro più alto al mondo.
Credevo che il fatto che anziché un libero mercato ci sia una serie di monopolisti più o meno garantiti nei loro ambiti d’azione e un antitrust che ha praticamente gli stessi poteri di Afrodite A (e se non avete mai visto Mazinga Z cercate su Wikipedia) li tenesse lontani.
Sospettavo poi che anche l’opacità dei rapporti tra certa politica e certa criminalità ci rendesse meno appetibili.
E forse, pensavo, forse il fatto che i dirigenti delle aziende private in Italia hanno quasi sempre il cognome uguale al nome dell’azienda non aiuta.
Invece no.
Sbagliavo.
I professori ci hanno spiegato che gli investitori esteri non investono perché c’è l’articolo 18 che impedisce i licenziamenti.
Che poi non deve essere neppure questo granché questo articolo se negli ultimi anni i licenziamenti sono stati centinaia di migliaia.
Però adesso lo tolgono, così saremo più competivi rispetto ai cinesi o ai cittadini del terzo mondo.
Ora, per essere davvero competivi sul mero piano della riduzione dei costi rispetto a certi mercati del sud-est del mondo dovremmo lavorare 18-19 ore al giorno, eliminare le ferie, far lavorare i bambini.
Voi forse non ci avete mai pensato, ma state sicuri, i professori sì.