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Gli incredibili

Torna alla carica la Pixar anticipando, almeno in Italia, il ciclone Shreck, e lo fa con un bel film sotto tutti i punti di vista. Molteplici le chiavi di lettura, come ormai succede sempre più spesso ai film di animazione: per i bambini è una bella storia divertente, con la tipica struttura delle storie dei supereroi gloria – decadenza – ritorno e rivincita. Per gli adulti numerosi i riferimenti ironici alla vita moderna (il cubicle del protagonista deve molto a Dilibert, mentre le storie familiari sono una concentrato ironico del conflitto al tempo della situation comedy). Terza e probabilmente non ultima possibilità di lettura è quella che possono dare gli esperti di fumetti: chi è cresciuto con la DC Comics e la Marvel non può non cogliere i riferimenti, le prese in giro e le strizzate d’occhio, dalle gag sui costumi pacchiani (e sui mantelli, probabilmente la scena più divertente del film) a quelle sui monologhi dei cattivi. Buoni e non invasivi gli effetti speciali, unica a non eccellere la colonna sonora, senza infamia e senza lode, anche se siamo tutti riconoscenti alla Pixar per aver eliminato le inutili canzoni con le quali la Disney è solita interrompere i momenti migliori dei suoi film.

Spider Man 2: solo un fumettone?

Il regista (Sam Raimi) è affidabile e ha rinunciato anche al suo gusto un po’ truculento per conquistare i bambini; il protagonista Tobey Maguire è credibile, non troppo muscoloso, non troppo finto, anche se soverchiato dal carisma della bella Kirsten Dust. La storia funziona, nonostante la vita sentimentale del nostro eroe sia esageratamente dilatata rispetto al fumetto, gli effetti speciali sono funzionali e si sposano bene con una New York affascinante, non si cade nella grossolanità di certi prodotti simili e persino un personaggio imbarazzante per il curriculum di chi l’ha ideato come Octopus sembra avere un senso. E allora, cos’è che non va? Sarà che vedere continuamente smascherato il nostro fa perdere un po’ di pathos, sarà che tutto ricorda troppo il primo capitolo, ma insomma, non si grida al capolavoro. Si potrebbe rispolverare addirittura la brutta definizione di “fumettone”, che non rende giustizia alla tecnica del fumetto, che spesso produce poesia come e più di cinema e letteratura.
Ma forse la verità è che a me piaceva chiamarlo Uomo Ragno, e il fatto che i guru del merchandising l’abbiano ribattezzato Spider Man per vendere zanetti uguali in tutto il mondo non l’ho proprio digerito…