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Sotto il sole di Damasco, di Sabrina Leonelli

Se pensate che un romanzo che tratta di sentimenti tra uomo e una donna, quelli che una volta si chiamavano rosa e oggi hanno importato l’etichetta romance, debba risolversi in una favoletta con una fanciulla ingenua che dopo diverse peripezie incontra l’uomo della sua vita, un principe valoroso, bello e ricco, allora questo non è il romanzo che fa per voi.

Perché è vero che la narrazione è incentrata su una storia d’amore, ma la prosa elegante e raffinata dell’autrice non teme i passaggi più cupi e disperati, quelli in cui la scrittura sembra affondare le mani nella materia scura nella violenza più turpe, per estrarne momenti drammatici ma proprio per questo più veri. La storia infatti si dipana tra i sobborghi di Marsiglia, dove facciamo conoscenza con la protagonista, Giselle, i palazzi da mille e una notte di una Damasco ancora non sconvolta dalla guerra civile e le periferie più disperate della regione siriana dove la dignità della donna viene brutalmente calpestata (ma non succede solo lì, purtroppo).

Giselle è una giovane circense sfruttata dal padre, un amabile signore che la fa esibire in strada, preoccupandosi soprattutto dei ritorni economici di quella che è poco più di una bambina. Un incendio distrugge la baracca in cui l’artista libera vive con la figlia, segnando per sempre Giselle e lasciando tracce indelebili sulla sua pelle. A quel punto quel gentiluomo del padre anziché continuare a venderla a rate, passa direttamente al passaggio di proprietà, cedendola ad un uomo d’affari, il maturo siriano Tariq. Costui è il personaggio più interessante da un punto di vista narrativo, perché da un lato rispetta la sua giovanissima sposa e si preoccupa della sua felicità, dall’altra non disdegna comportamenti e modi di fare da padrone, più che da marito. Fondamentalmente però è uno s*****o anche lui, sia chiaro, come buona parte dei maschi che partecipano a  questa vicenda, dall’autista spione all’amico puttaniere. Il più pulito c’ha la rogna, insomma. Tutti da buttare?  Tutti tranne uno (e meno male che l’autrice ne salva uno, c’è ancora speranza insomma per il cromosoma X), Quasim, che condivide con Giselle la passione per la danza.

Non a caso infatti l’autrice tratteggia una Siria che per certi versi ricorda la Romania di Nadia Comaneci e lo sport, o l’arte, come volano per raggiungere la libertà.

Non sono un lettore di romanzi rosa, ma la forza narrativa di Leonelli supera i confini dei generi, come tipico degli scrittori più capaci, e ci accompagna in una storia in cui ci sembra di essere davvero lì, a un passo dai protagonisti, a osservare da vicino i loro comportamenti, a fare il tifo per i buoni e aver voglia di schiaffeggiare i cattivi.

E meno male che l’autrice non sa che siamo maschi bianchi occidentali perché altrimenti ne avrebbe anche per noi!

 

Sabrina Leonelli, Sotto il cielo di Damasco, Edizioni del Loggione, pag. 100, 10 €

L’armonia dei sogni spezzati, di Fabrizio Carollo

fabrizioLa morte è un tema ricorrente nella letteratura e non potrebbe essere altrimenti. Può essere un espediente da cui partire per svelare un delitto, come nel caso della letteratura poliziesca, può essere un’occasione per raccontare i sentimenti di chi sopravvive ad un lutto, può essere anche un modo di immaginare a cosa ci sia dopo, se un qualcosa c’è.

Parlare della morte serve in fondo a esorcizzarla, a parlare della vita, di cui la morte è solo una fase. Ebbene, “L’armonia dei sogni spezzati” è una raccolta di racconti di Fabrizio Carollo che mi ha colpito particolarmente proprio per la capacità di raccontare con uno sguardo originale delle storie in cui il tema della morte è preponderante. Non vi aspettate elucubrazioni filosofiche o melense pagine strappalacrime: qui siamo nell’ambito della letteratura fantastica dove il confine tra reale e sogno, fantasia e allucinazione, presente e futuro è labile.

E l’abilità dello scrittore sta proprio nel prenderci per mano con una lingua asciutta e accurata e accompagnarci in cinque storie che più che di paura sono intrise di malinconia. A proposito delle storie, non accennerò alle trame perché il gusto dell’autore è proprio quello di sorprendere con finali che capovolgono le nostre previsioni e i nostri pregiudizi. Ci sono personaggi sperduti in deserti sconosciuti e pugili sfiniti dalla vita, ci sono studenti che ripercorrono i corridoi della propria scuola e innamorati delusi che cercano una soluzione definitiva al loro dolore. I racconti, in definitiva, mi sono sembrati soprattutto un inno alla vita nelle sue innumerevoli forme. Perché, sembra dirci l’autore, se arriva il momento in cui, come un ladro nella notte, la morte interromperà il nostro percorso, allora questo è il motivo migliore per godercelo appieno, questo viaggio senza aspettare o rimandare a chissà quando.

San Valentino un corno. Anzi due.

amo_teCon il romanticismo che mi contraddistingue ho deciso di festeggiare il San Valentino con una recensione di un romanzo che casca proprio a fagiolo. Pensavate alla provincia italiana come talvolta rappresentata dai media, tranquilla e un po’ monotona, ripetitiva e prevedibile, che si distende sorniona e silenziosa alle spalle di ben più focose metropoli? Pensavate male. Mazzabubù, quante corna stanno quaggiù? La citazione dell’indimenticabile Mauriano Laurenti è inevitabile dopo aver letto “Amo te…starò con lei sempre“, romanzo sentimentale dove il tema centrale è proprio la passione amorosa di lei nei confronti di un altro. Che però ha già un’altra lei, anche se dissimula.

Il romanzo è ambientato in una immaginaria cittadina capitale del triangolo, altro che Bermuda. Ed è un romanzo sentimentale perché è di sentimenti, che si parla: quelli dell’amante, a cui ironicamente le autrici Camilla Ghedini e Brunella Benea sostengono andrebbe dedicata una giornata nazionale, per riconoscere un ruolo troppe volte nascosto sotto una coltre di perbenismo.

La trama: Florinda e Anita sono due amiche che si ritrovano dopo tanti anni, e scoprono di avere qualcosa in comune: si sono lasciate alle spalle una storia d’amore impossibile per un uomo impegnato. Florinda è una giornalista, Anita una pubblicitaria, due giovani donne quindi indipendenti e affermate nel loro lavoro, in una realtà dove però a fare davvero carriera sono soltanto le arriviste capaci di clamorosi successi in politica. Le due amiche decidono di organizzare una cena per incontrare altre tre amiche di cui hanno perso traccia dai tempi del liceo, ma che non è poi così difficile contattare grazie ai social network. E in questa cena delle verità, il destino mostrerà di essersi comportato in maniera imprevedibile sia con le presenti che con le assenti. Ma fermiamoci qui.

In romanzi come questo non è tanto la fabula a contare, quanto i colori e le sfumature dei personaggi che appaiono in un palcoscenico virtuale e contribuiscono così al dipanarsi dell’intreccio. Lo psicologo, l’avvocato di successo,  la vittima di femminicidio, sono tutti comprimari che però rivestono un ruolo essenziale per analizzare i temi che sono tanti e attuali: una realtà di relazioni fatte sempre più di social media, una maturazione sentimentale che tarda sempre di più ad arrivare (e per taluni, ci viene da dire, non arriva quasi mai), una società che non ha il coraggio di fare i conti davvero con i propri bisogni. E poi gli uomini, le amanti e le mogli tradite: uomini che, diciamolo subito, non fanno una gran figura in questo romanzo: infantili, egoisti, bugiardi, si barcamenano tra più relazioni con l’unico obiettivo di raggiungere un appagamento sessuale  – e forse anche emotivo –  ma senza mai rinunciare a nulla. Per cui raccontano alle loro amanti che il loro matrimonio è finito, che rimangono legati alle mogli solo per proteggere i figli, che solo quando sono con le loro amanti scoprono davvero la voglia di vivere… Salvo fuggire a gambe levate quando le amanti, stanche del loro ruolo subalterno, pretendono maggiori spazi. E sono proprio loro, le amanti, il secondo obiettivo della penna sagace delle scrittrici, con le loro insicurezze, la loro scarsa intraprendenza, la poca autostima, l’incapacità di prendere le distanze da una relazione prima che questa faccia loro davvero male. Anche se alla fine il coraggio di chiudere una pagina dolorosa e ripartire lo trovano.

Perché va bene la libertà sessuale, va bene il crollo di certi tabù, ma alla fine, come dice una delle protagoniste del romanzo, …”chi vi ama, vi vuole sincere, non vi chiede di fingere, non vuole vedervi fingere. Chi vi costringe a mentire, chi sa guardarvi mentire, non vi ama”. E allora, verrebbe da dire, care lettrici, quelli che non vi amano lasciateli perdere. Da subito. Anche se sono belli, affascinanti e carismatici.

Un libro che consiglio alle donne, tranne mia madre, mia moglie e mia sorella. Ma non solo a loro. In fondo gli uomini potrebbero approfittarne conoscere meglio le loro compagne (e magari scoprire due o tre trucchetti per non farsi cogliere in fallo…ehm…)

 

Uomini

“Mister, mi scaldo? No, che poi ti stanchi”

tormenta_neveNiente da fare, quel romanzo di oltre 500 pagine che da mesi attende speranzoso sul comodino vi incute timore. Non avete nemmeno il coraggio di aprirlo. E che dire di  quel saggio divulgativo sull’inquinamento ambientale, l’argomento è interessante, potrebbe essere utile apprendere delle nozioni, ma no, potreste finirlo quando ormai del mondo non sarà rimasta traccia. Per non parlare di quei racconti in inglese, mi servirà per il lavoro, sì dai non scherziamo, ogni due paragrafi ti tocca aprire il dizionario per capirci qualcosa.
Rinunciamo allora ad uno dei piaceri della vita, la lettura? Ci limitiamo ad una sfogliatina al quotidiano la domenica mattina per le quotazioni del fantacalcio? No. Un’altra possibilità, prima dell’abbruttimento dell’analfabetismo di ritorno, c’è.

Sono le storie da leggere sullo smartphone. Sui telefoni di oggi (ma ha ha senso chiamarli ancora telefoni?) possiamo leggere racconti, romanzi, riviste. Ma anche racconti brevissimi, pensati proprio per quei dieci minuti in autobus, o per lo svolgimento di funzioni vitali del ciclo digerente (svelti, prima che vostra figlia bussi alla porta del bagno!).
Oggi voglio consigliarvi un servizio del Gruppo Editoriale l’Espresso che siamo appunto storie brevi,pensato per leggere sullo smartphone. Di storie ce ne sono tante, ma io ve ne consiglio due, da cercare tra le storie top. Oltre tutto sono gratuite, mentre per altre è richiesta l’iscrizione o il pagamento di una modesta cifra.
L’autore è Rocco Citro, la mia storia prefererita si chiama “Mister, mi scaldo? No, che poi ti stanchi“. In realtà la mia passione per le battute è tale che basta il titolo a eleggere questo racconto nella mia personalissima top di sempre. Un titolo che da solo racchiude l’epica delle partite di calcetto tra quarantenni, sportivi o sedicenti tali non ancora abbastanza vecchi per passare al Subbuteo e alla Scala 40, ma sicuramenti troppo avanti negli anni per dare una parvenza di gioco al loro trottorellare affannoso in campo. Non aggiungo altro, il racconto è lì e aspetta solo di essere gustato.
Il secondo consiglio riguarda un racconto dal taglio sempre umoristico ma dai colori che sfumano nel malinconico. Si chiama “È vietato andare in bici nella tormenta” e racconta un’esperienza davvero estrema, altro che bungee jumping o parapendio: andare in bici quando nevica. Io personalmente non ve lo consiglio, d’altronde odio la neve. Però vi consiglio di leggere queste due storie. E magari di cercarne altre di Rocco:  mi ringrazierete.

Bologna Incisa Digitale, una passeggiata originale nella città delle due torri

bologna_incisa_digitaleCi sono tanti modi per osservare una nuova città, o riscoprire la propria. Quella proposta da Francesco Bonetti e Daniele Tarozzi, gli autori di questo volume è tra le più insolite e originali, e proprio per questo degna di attenzione.

Sfogliando “Bologna Incisa Digitale“, infatti, ci si immerge in un percorso inusuale e indovinato tra le strade della città delle due torri. Accanto a fotografie recenti che raccontano la Bologna di oggi, con il fascino immutato di una città che da secoli mostra la sua bellezza in maniera discreta solo a chi sappia osservarla con cura, il lettore scoprirà infatti una rappresentazione della città sconosciuta e dimenticata, quella delle mappe e delle illustrazioni antiche. Una Bologna da riscoprire insomma attraverso il racconto delle mappe del territorio, che raccontano le modifiche e le evoluzioni sin dagli albori della stampa e della cartografia, collezionate da uno degli autori e affiancate in maniera spregiudicata alle foto attualissime e diffuse principalmente tramite i social network dall’altro compagno di questo straordinario viaggio.
Bologna Incisa Digitale è disponibile in ebook e cartaceo, ma inutile dire che è la seconda scelta che premia, perché bisogna avere tra le mani dei fogli di carta per sentire tornare a vivere illustrazioni appartenenti ad un passato da preservare e per gustare appieno le scelte cromatiche delle foto più recenti.

Il teatro più piccolo del mondo

teatro_follementeNella mia personale graduatoria dei teatri più piccoli mai visitati pensavo sincercamente che sarebbe stato difficile superare  il teatro parrocchiale di Tolé, frequentato in un paio di piacevoli occasioni e decisamente  mignon e piccino.

E invece in vetta c’è un nuovo teatro che ho visitato a Pianoro, in occasione del Buskers Festival del 7 settembre, insieme a mia figlia Martina. Abbiamo assistito allo spettacolo “3” della compagnia teatrale “Follemente” allestito in un…Kangoo!
Si, l’automobile.
Ovviamente gli spettatori erano 9, in prevalenza piccini , di più era difficile stiparne. Il palco è allestito sui sedili anteriori, la platea su quelli posteriori…quando si dice un posto in prima fila! Molto grazioso anche lo spettacolo, in cui l’artista Stefano Giomi (che condivide la compagnia con Margherita Cavalca) presenta tre scene legate a infanzia, maturità e morte utilizzando le dita, alcune palline da ping-pong, un accompagnamento musicale e molto talento. Un autentico gioiellino di una decina di minuti, divertente ed emozionante, uno spettacolo che sia io che mia figlia ricorderemo a lungo e che dimostra come, quando c’è l’intelligenza e la creatitivà, non servono necessariamente grandi investimenti.

Se vi capita l’occasione, non perdetevelo.