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Essen Sie diese Pizza

Ho aspettato un giorno perché avessi scritto subito sull’impeto del magnifico 2-0 con cui abbiamo ridicolizzato il tronfio ego dei mangia crauti sarei stato probabilmente impulsivo.

Invece adesso posso togliermi un po’ di sassolini dalle scarpe, visto che, per usare la definizione di Der Spiegel, sono un italiano e quindi “mammone, viscido e perennemente stanco”.

Mi riferisco all’articolo “Viscido e insudiciato” (questo il titolo) secondo cui la nostra nazionale dopo la partita con l’Australia è stata definita capace di vincere solo con i trucchetti: sarebbero arrivati poi i maestosi cavalieri teutonici a darci una lezione. Avrebbero dovuto regolare un paio di conti aperti con i “Luigi” maligni, che sanno sono lamentarsi, parassitari e maschilisti.

Totti che mimava il ciucciotto (è da poco diventato padre) per il settimanale tedesco era un’immagine ovvia, visto che lo fanno tutti gli italiani.

Chi volesse saperne di più sull’articolo, clicchi qui.
Io mi limito a dire che preferisco pensare ai tedeschi raffigurandomi l’immagine di quel signore di Klinsmann, che ha portato con passione questa giovane nazionale tra le prime quattro del mondo (diciamo pure terza, l’obbrobrioso Portogallo di Scolari non ha alcuna possibilità di vincere la finalina) piuttosto che all’autore rancoroso dell’articolo di Der Spiegel, al quale mi rivolgo.

Caro Achim Achilles, io non sono capace di pamphlet satirici in punta di penna come te e non do giudizi universali: ma un consiglio per te. Quest’estate, va al mare ad Amburgo, se ti va? Meglio.

Ricordarsi di comprare l’acqua Uliveto

Moggi sostiene di essersi mosso nella legalità, solo per difendere gli interessi della Juventus dal Milan corrotto e corruttore.
Carraro afferma di apprezzare l’operato dei giudici e di avere fiducia in loro.
Lippi dichiara che il gioco dell’Italia (catenaccio e che Dio ce la mandi buona) non è retrogrado.
Le boiate nel mondo del calcio sono all’ordine del giorno, e considerando l’intelligenza media dei suoi protagonisti meriti un voto tra il 2 e il 5 e la loro formazione culturale un due secco, non c’è da stupirsi.
Ma quando è troppo è troppo: Del Piero sostiene di avere giocato bene contro la Australia!
Dice di aver giocato bene, porca vacca! Sono senza parole: per darli un voto occorrono i numeri relativi. Ma cosa contiene l’acqua Uliveto, per farti sparare certe ca**are e farti parlare con gli uccellini? Quasi quasi la compro.

Bye bye Corea

Ci sono voluti quattro anni di silenzioso rancore, ma alla fine i simpatici amici sudcoreani hanno avuto ciò che si meritavano.
Hanno cioè amaramente scoperto – come spero in futuro accada a Juve, Milan e compagnia – che senza arbitri corrotti è difficile vincere se non si sa giocare a calcio. Nel 2002 la nazionale sudcoreana, spinta dal pubblico ma soprattutto dagli sponsor (ammetteremo che tra Samsung e Mivar non c’è gara) arrivò in maniera indegna in semifinale.
Noi ci ricordiamo ovviamente della sconfitta decretata dall’arbitro Moreno (non è questione di tifo: riguardando venti volte quella partita, venti volte ci si accorgerà di un arbitraggio scandaloso) ma anche contro la Spagna i sudcoreani vinserò insultando lo sport e le regole. Stavolta gli sponsor hanno potuto meno, certo sono sempre potenti ma comprarsi due mondiali sarebbe stata eccessivo.
E così la nazionale orientale torna a casa al primo turno, come fa da decenni e come continuerà a fare fino a quando non tornerà a comprare gli arbitri. Il sassolino nella scarpa ce lo siamo tenuti per quattro anni, ma adesso, cari sudcoreani, possiamo cortesemente sfilarcelo e passarvelo.
Vedete voi dove depositarlo.

Al? Taranto al?, al?…

Si sente parlare di calcio scommesse, truffe, raggiri, arbitri corrotti, sport venduto alle esigenze di marketing, e allora la parte razionale che è in te ti fa dire ma basta, cambiamo passione. Dedichiamoci a qualche sport che sa di internazionale, che so l’hockey, o di raffinato, tipo la scherma. Poi però l’hockey lo praticano in 4 nazioni e ti ricordi che Montano è un campione di scherma ed è raffinato come una pizza tonno e cipolle. Allora dedichiamoci all’arte, si bello ma chi ce li ha soldi per viaggiare? I documentari televisivi non rendono neanche il 5%. Allora sia il bricolage, mio Dio la vite autofilettante no, o il giardinaggio. Insomma, ci provi a trovarti un altro motivo stupido per sentirti felice per qualche ora almeno. Poi il Taranto batte il Melfi 2-0 e ribalta l’1-3 dell’andata, e ti trovi solo in casa a gridare come uno scemo infilando una serie di insulti gratuiti contro i lucani. E tutto questo solo attraverso il televideo: pagherei qualunque cosa per vedere il Taranto in tivù, ma la pay-tv è prerogativa dei grandi club. Quella delle truffe, dei raggiri e del marketing.
Meglio l’infantile gioia di un umile aggiornamento del televideo, aspettando la finale.

Milaaaan! Milaaaan! Sempre con te…

Gli amici milanisti sono caldamente invitati a non proseguire la lettura di questo post. Anzi, di questo post-post: post-eliminazione. Non cominciate con la farsa del fare il tifo per le italiane sempre e comunque, come se Kakà e Shevcenko fossero di Sassari e Matera. Non sono stato io a pubblicare in piena campagna elettorale pagine e pagine pubblicitarie sui trionfi del Milan e del suo presidente. Non sono stato io a chiamare un partito scippando lo slogan di milioni di tifosi. Ma sono stato coinvolto in questa bagarre calcio-politica, e tutte le volte che il Milan perde non posso fare a meno di provare un brivido di piacere.
Certo, direte voi milanisti, il Milan non ha perso: sarebbe più giusto parlare di pareggio, con un netta vittoria nella seconda partita anche se non segnalata dal gestore della giustizia calcisitica in giacchetta nera di chiara matrice comunista. Una legge che permettesse di ricusare l’arbitro assegnerebbe il gol al Milan; e un’altra legge sull’annullamento delle partite contestate cancellerebbe il risultato della partita di andata. Quindi, se fossimo in un paese liberale, il Milan sarebbe in finale. Pecorella ci stava già lavorando, ma la legislatura è finita prima che potesse completare l’opera.
Cribbio!

Come andare alle olimpiadi

C’è un modo facile facile per conquistarsi un momento di celebrità, senza ricorrere ai reality show. Si può persino andare alle olimpiadi: basta scegliersi uno sport del piffero (con tutto rispetto per chi a quelli sport si dedica con passione). Ho scoperto per esempio in questi giorni che in Italia ci sono 373 ragazze che si dedicano all’Hockey su ghiaccio.

Ebbene sì,proprio quello sport a noi noto prevalentemente per le scene di zuffe furiose da trasmissioni estive, con grossi energumeni che scivolano impugnando minacciosi bastoni, oppure perché è uno sport citato spessissimo nei telefilm d’oltreoceano.

Ci sono donne (in Canada sono più di 60 mila, ma da quelle parti il ghiaccio è più familiare) che pattinano brandendo mazze e colpendo un disco di ferro: non so se si divertano o meno, ma certo la possibilità di entrare in nazionale è di quasi il 15%. A meno di non essere proprio negate, ce la si può fare. Certo poi non si possono sperare risultati brillanti: l’Italia alle olimpiadi ha perso 16-0 con il Canada, 11-0 con la Svezia e 5-1 con la Russia.

Ma insomma, sempre più dignitoso di un reality è… Forza ragazze!