Lui si aspetta un cellulare di nuova generazione, con la tv incorporata e un software per la gestione del bilancio familiare che pernette di pianificare gli investimenti alla fermata dell’autobus. Ha fatto a lunga la corte a quel cellulare, ha lasciato in giro le pubblicità, i volantini dei centri commerciali aperti sempre sulla pagina di quel telefono, persino le fotocopie del manuale di istruzioni prestato da un conoscente.
Lei gli regala una cinta. Firmata, che costa più del cellulare, è in pelle pregiata. Una cinta.
Lei si aspetta un paio di orecchini con topazio. Ha già l’anello e la collana, le mancano solo gli orecchini per completare il set, li vuole, l’ha scritto sulla lavagnetta in cucina, nello screensaver del computer e ha persino gridato orecchini l’ultima vola che hanno fatto l’amore.
Lui le compra un palmare con gli esercizi per la ginnastica pre-caricati. Costa il doppio degli orecchini.
Lui si andrà a comprare il cellulare prima della fine del mese, lei ha già indossato gli orecchini che si è comprata da sé alla festa di Capodanno.
Morale: se volete risparmiare, niente sorprese a Natale.
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Uomini a cui non piace il calcio
Ci sono, per quanto possa sembrare incredibile, uomini a cui non piace il calcio. Non solo non piace loro guardare le partite in tivù(comprensibile, specie se si tratta delle stucchevoli qualificazioni a qualcosa o degli infiniti preliminari della Champions League già Coppa dei Campioni), non solo non si esaltano nel branco quando si tratta di urlare e sventolare bandiere. Non amano nemmeno giocarci, a calcio.
Quali possono essere i motivi che possono indurre un uomo a questa condizione estrema? In alcuni casi, si tratta di schiappe paurose. Quelli che portavano la giustificazione per non fare educazione fisica alle scuole medie e che hanno con il gioco un rapporto così conflittuale da perdere anche quando fanno un solitario. La schiappa, per sopportare la sua insostenibile condizione subalterna, si giustifica disprezzando lo sport tutto. Poi ci sono quelli che invece sono forti, ma nei cosiddetti sport minori: pallavolo, basket, tennis. Relegati su Rai Sport e costretti a imprese ciclopiche per trovare spazi e compagni con cui giocare, serbano rancore per lo sport nazionale e sognano di andare a vivere in paesi alternativi, a giocare a baseball a Cuba o a Cricket in India.
Poi ci sono i radical chic, quelli che trovano il calcio triviale, volgare, grezzo. E che preferiscono ubriacarsi e molestare le ballerine dei night club. Poi ci sono gli incompatibili: o mancano completamente di agonismo, per cui osservano il movimento della palla come se dovesse accadare qualcosa di imprevedibile, la osservano e si domandano che c’è di bello; oppure di agonismo ne hanno troppo, ma hanno capito, alla quinta rissa e al terzo occhio nero, che è meglio se restano a casa.
Care amiche, se al vostro ragazzo non piace il calcio, cominciate a preoccuparvi.
Dammi sei lamette che mi taglio le vene
Una lama afferra il pelo, l’altra lo taglia. Più o meno recitava così una pubblicità di qualche anno fa di un rasoio. Poi le lame sono diventate tre, perchè ce n’era una quarta che incitava le altre due. La Wilkinson qualche tempo fa ha lanciato "Quattro", che come dice il nome, di lame ne ha quattro: oltre a quella che acchiappa il pelo, la vera tagliatrice e quella che fa il tifo, ce n’è una che insulta il pelo per debilitarlo. Ma la risposta della Gilette non ha tardato a manifestarsi: sta per uscire un rasoio con sei lame. Sei! Cosa ci faranno, sulle nostre facce, sei lame? Cos’è, un tagliaerbe miniaturizzato? Un trenino squarcia viso? Praticamente ti appoggi il rasoio sotto l’orecchio e devi stare attento a non graffiarti il mento perchè la sesta lama è già li. Non mi piace lo spreco, sei lame costeranno tanto e dovranno essere buttate comunque dopo un po’ di barbe. Scriveva Petronio che c’era a Roma un barbiere talmente lento (allora di lama ce n’era una sola, ma molto affilata) che mentre radeva un cliente da un lato, la barba ricresceva dall’altro. Con le nostre sei lame non avremo questo problema, e in compenso potremo prestarle alle nostre amiche che potranno depilarsi tutto il polpaccio con un colpo solo. O due, nel caso di cicliste.
Ci vediamo all’angolo salotti
Una volta avevamo il rito della domenica pomeriggio. Celebrato da film e canzoni, rappresentava il trionfo della mascolinità distratta nel resto della settimana: (riuniti in circoli, salotti, club, automobili (quando l’autoradio era un lusso, sembra ieri) e, i più fortunati, negli stadi, ci si incontrava per il rito del campionato di calcio. Chiave di accesso a quel mondo era la schedina, ripiegata nel portafogli, che ostinatamente per i più si fermava all’11, esitante sulle soglie dell’orgasmo. Quel mondo non c’è più: dilatato nell’anticipo, nel posticipo, nella Champions, nelle dirette criptate, oggi chi volesse seguire il campionato di calcio con gli amici dovrebbe trascorrere con loro tutta la settimana. Troppo, decisamente.
Non ci resta che fare come le donne, e vederci per fare shopping all’Ikea.
L’importante è non farsi scoprire mentre si piange di malinconia sulla libreria in faggio laccato.
Minigonnari e spacchisti
Gli uomini essenzialmente si possono dividere in due categorie: i minigonnari e gli spacchisti. I minigonnari sono coloro che non sanno nascondere il loro compiacimento di fronte ad una donna che indossi una mini. Non importa che le gambe siano affusolate, snelle, dritte, depilate. Per i minigonnari si tratta di elementi accessori: quello che conta è la dimensione di pelle scoperta. I minigonnari sono concreti, realisti, un po’ infantili, hanno bisogno di emozioni forti, hamburger e patatine fritte, film hollywoodiani e fumetti, macchine sportive e birra.
Gli spacchisti, invece, sono gli uomini che vanno in visibilio di fronte alle donne che indossano una gonna con lo spacco. Non importa la dimensione dello spacco, quello che conta per lo spacchista non è il poco che osserva, ma il tanto che immagina. Lo spacchista vive di immaginazione, di sogno, intravvede turbini di piacere indescrivibile dove ci sono pochi centimetri di collant. Lo spacchista ama la letteratura e i tramonti, il vino e la pasta, il cinema europeo e la bicicletta, non vuole emozioni, vuole evocazioni. Siamo fatti così.
PS Per le donne: spacchisti o minigonnari, se volete far colpo su un uomo, dimenticatevi i pantaloni. Sono dei dissuasori mobili per lo sguardo. Forse un giorno l’involuzione porterà ad una sottospecie di jeansari, trogloditi con la coda e i peli sulla fronte. Nel frattempo, compratevi una gonna.
Orgoglio bambinone
Ho visto qualche tempo fa un papà che cercava animosamente di convincere il figlio (avrà avuto due anni) a farsi regalare la PlayStation 2. Il piccolo sembrava titubante, non ho indagato ma probabilmente avrebbe preferito un triciclo. Una pubblicità reclamizza un uomo che decide di comprarsi un’automobile enorme perché sta per diventare padre. Ci sono ragazzi che si vantano di vedere CultNetwork (a proposito, ho letto che l’unico canale tematico dedicato alla cultura verrà chiuso da Sky a dicembre, siam messi bene) solo per giustificare l’acquisto di abbonamento a Sky, così come altri spiegano che il computer con uscita dolby digital e scheda 3d realtime gli serve per l’aggiornamento professionale
Che noi uomini facciamo un sacco di boiate, non è una novità. Ma vogliamo smetterla con queste scuse infantili? Compriamoci la Playstation, l’abbonamento a Sky e il computer per giocare con i Sims, e buonanotte. Le donne saranno felici. COme farebbero le donne senza niente per cui accusarci di immaturità?