Una volta avevamo il rito della domenica pomeriggio. Celebrato da film e canzoni, rappresentava il trionfo della mascolinità distratta nel resto della settimana: (riuniti in circoli, salotti, club, automobili (quando l’autoradio era un lusso, sembra ieri) e, i più fortunati, negli stadi, ci si incontrava per il rito del campionato di calcio. Chiave di accesso a quel mondo era la schedina, ripiegata nel portafogli, che ostinatamente per i più si fermava all’11, esitante sulle soglie dell’orgasmo. Quel mondo non c’è più: dilatato nell’anticipo, nel posticipo, nella Champions, nelle dirette criptate, oggi chi volesse seguire il campionato di calcio con gli amici dovrebbe trascorrere con loro tutta la settimana. Troppo, decisamente.
Non ci resta che fare come le donne, e vederci per fare shopping all’Ikea.
L’importante è non farsi scoprire mentre si piange di malinconia sulla libreria in faggio laccato.