Oggi devo fare una dichiarazione dolorosa che riguarda la mia sfera privata, privatissima. Di solito non uso mai questo blog per toccare temi estremamente personali, ma questa volta gli eventi mi costringono a farlo. Farò un coming out, come si dice oggi. Comunque alcuni miei amici e parenti più prossimi già lo sanno, per altri immagino l’amarezza di venirlo a sapere tramite un blog, e mi scuso per il dolore che gli procurerò. Ebbene, credo sia arrivato il momento di annunciare al mondo che c’è stato un periodo troppo lungo della mia vita in cui sono stato juventino.
Ecco.
L’ho detto.
Il Taranto veniva sempre prima, ricordo ancora come uno dei pomeriggi più belli quelli della vittoria 2-1 del Taranto contro la Juventus di Maifredi in coppa Italia (perdemmo 2-0 al ritorno), ma insomma, l’ho ammetto, sono stato juventino. Era la Juventus di Platini, l’idolo della mia adolescenza, avevo anche il suo poster. E poi Tacconi Favero Cabrini Bonini Brio… La sconfitta di Amburgo, la tristezza infinita dell’Hysel, le sfide contro la Roma di Falcao… Altri tempi. Il mio tifo juventino era assolutamente incompatibile con la presenza nella dirigenza di uno come Luciano Moggi. Credo di poter dire che la mia ultima partita da tifoso juventino sia stata la finale di Champion League vinta ai rigori con l’Ajax. Poi basta, poi lo scandaloso scudetto rubato all’Inter e tutte le altre magagne mi hanno allontanato al punto di gioire sinceramente quando la Lazio le portò via lo scudetto grazie alla pioggia di Perugia. Una squadra che vince tutto in Italia e viene mortificata all’estero ha qualcosa che non va. Non me ne vogliano gli amici che rimangono juventini, ma ieri ho visto 20 minuti della partita con l’Arsenal (di più non ne tollero più, il calcio ormai mi annoia) e ho capito subito che o l’arbitro inventava qualcosa come succede spesso in Italia, o si tornava a casa.
Si è tornati a casa.