Dopo farmacisti, tassisti e professionisti, è la volta dei benzinai a protestare contro le liberalizzazioni.
La differenza principale, stavolta, è che a protestare è una figura mitologica, un’immagine culturale che nella vita reale si è già estinta. A Statte c’è ancora qualche benzinaio che si avvicina alla macchina, da’ un’occhiata, finge disinteresse e poi chiede "Quanto"? Dopo di che prende la pompa, ti fa il pieno, e se è di buon umore ti pulisce il vetro. Si tratta ormai di personaggi d’altri tempi sempre più difficili da trovare.
Il benzinaio bolognese, per esempio, non ne vuol sapere di sporcarsi le mani morbide di benzina e di prendere freddo là fuori. Se ne sta nel gabbiotto a leggere Quattroruote o Dylan Dog. Sei tu che devi farti il pieno, guardare quant’è, poi andare da lui, scusarti perché hai interrotto la sua lettura e pagare. E magari, se sei proprio sfrontato, chiedere i punti per la raccolta, a bassa voce e vergognandoti un po’. Non è questione di self-service, nelle grandi città ci sono ormai solo self-service, e costano praticamente quanto i vecchi "servito". Allora, se devo fare tutto da me, tanto vale far benzina al supermercato, dove mi fanno lo sconto.
Non solo le liberalizzazioni, cari benzinai, ad uccidere la categoria: siete voi che viete suicidati in quei gabbiotti con le riviste e la radio…