Sento spesso la gente lamentarsi del fatto che aumentano le tasse ma non i tagli alla spesa pubblica. Sul primo punto sono d’accordo, sul secondo no. C’è un’azienda che dal 2010 ha subito un piano di riduzione del personale dell’80%. Avete capito bene, 80%. Quell’azienda sono gli enti locali dello Stato Italiano, con alcune eccezioni (forze di sicurezza, quelle non le tocca mai nessuno). La manovra estiva di Tremonti infatti prevede che ogni 5 dimissioni (pensionamenti, cambi di amministrazione, licenziamenti) si possa fare un’assunzione.
Non so perché in questi anni nessuno sembra essersi accorto di questa mannaja, che avrà ripercussioni enormi sui cittadini, ma prima di gridare che bello, a casa i fannulloni, occorre pensare a qualche effetto immediato sulla vita dei cittadini: meno insegnanti negli asili nido (e in generale meno asili nido), meno operai a curare la manutenzione delle strutture pubbliche, meno impiegati agli sportelli (e quindi più code), per non parlare delle attività culturali e sociali a cui, sempre grazie alle varie manovre estive, si aggiunge l’80% del taglio delle possibilità di spesa.
Se stiamo pagando sempre più tasse è perché ci siamo indebitati con gli usurai le cui pretese stanno diventando sempre più pressanti, non certo perché abbiamo troppi servizi. Certo se la manovra Tremonti si fosse applicata anche ai parlamentari e ai consiglieri regionali, forse qualche aspetto positivo ci sarebbe stato. Ma no, loro rimangono sempre dove sono, sempre numerosissimi, a gridare contro gli sprechi e a studiare come tagliare altre risorse a quel dipendente che d’ora in poicdovrà lavorare per 5.