I giornali di questi giorno riportano il caso di un ragazzo di Brindisi a cui non è stata rinnovata la patente per gravi patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida. Non c’è niente di strano, uno potrebbe dire, pensando magari ad un non vedente o ad un narcolettico. Il ragazzo in questione invece si è dichiarato omosessuale durante il servizio di leva. E quindi non può guidare.
Ora, lasciamo per un attimo da parte la doverosa indignazione per questi episodi di discriminazione, e concetriamoci su un altro punto: ma perché mai un omosessuale non dovrebbe saper guidare? Perché avrebbe una parte femminile accentuata (donne e motori…)? Perché potrebbe acquistare un maggiolino fuxia che distrarebbe gli altri automobilisti? Perché anziché guidare si fisserebbe ammiccando nello specchietto retrovisore? Perché l’ascolto dei Village People potrebbe portarlo a sbandare a ritmo?
Per quanto ci si possa sforzare di scavare tra i luoghi comuni, proprio non si riesce a trovare uno straccio di idea, per quanto razzista. E se pensiamo che ci sono in giro automobilisti che hanno ucciso e investito pedoni e dopo qualche tempo hanno riacquistato la patente, allora l’indignazione diventa inxxxxatura…