Io non mi astengo

Questo per i cristiani è un periodo molto importante, il periodo del silenzio, del dolore, della meditazione. Il venerdì e il sabato santo sono giorni di riflessione. Allora voglio approfittare per riflettere su un tema su cui recentemente siamo stati chiamati in causa come cristiani: quello dei referendum e dell’astensione più volta richiesta da Camillo Ruini. Non entro nel merito della questione etica. A me interessa il fatto che Ruini non abbia chiesto di votare no, come sarebbe stato lecito attendersi, ma ha chiesto di astenersi. Io non mi asterrò. Non mi asterrò perché l’astensione l’ha chiesta Camillo Ruini, al limite la CEI, non la Chiesa. Non stiamo parlando di dogmi di fede, qui, inutile chiedere l’obbedienza per gli spazi dove invece deve muoversi la scelta di coscienza individuale. Diciamo che quello di Ruini è un consiglio. Lo ringrazio, ma no. Non lo seguirò, non mi asterrò. Perché astenersi è politicamente corretto ma subdolo, è astuto ma poco limpido. E poi gli inviti all’astensione mi ricordano certi politicanti da prima repubblica a cui non voglio accostare neanche per errore le personalità ecclesiastiche.
Andrò a votare e invito tutti a farlo, indipendentemente dal sì o dal no. In democrazia vincere non significa far perdere.