Qualcuno di voi si sarà chiesto cosa fanno gli ingeneri nucleari in Italia visto che non c’è il nucleare. Io lo so. La maggior parte di loro si ricicla come ingegneri civili, o vanno all’estero, o fanno le badanti che almeno è un lavoro sicuro. Ma i più cattivi, quelli più incarogniti, quelli cacciati dalla legione straniera per eccesso di aggressività, quelli progettano tutine da notte per neonati.
Lo fanno scaricando in un colpo solo tutta la frustrazione che hanno in corpo e tutta la complessità delle teorie relativistiche che hanno studiato. I risultati, bisogna riconoscerlo, li appagano degli sforzi fatti. Intanto perché le tutine per neonati pongono ai genitori delle sfide impegnative, faticose e dall’esito sempre fallimentare, e in questo li avvicinano idealmente ai chi da trent’anni ci prova con la fusione fredda senza ricavare un ragno dal buco.
Se non capite ciò di cui sto parlando, provate ad allacciare la tutina da notte ad un neonato. Provate con un bambolotto, ovviamente, a certe emozioni forti bisogna arrivare gradualmente. Intanto dimenticate bottoni e zip. Le tutine fanno chiuse con dei bottoncini che si chiudono solo se perfettamente allineati, tipo la navicella di Hiroshi dentro Grande Mazinga, tipo mandare in buca la pallina al primo colpo in un par 12, tipo parcheggiare una Volvo in un box 3×2 in cui ci sono già le damigiane della suocera. A zig zag. Si chiudono, si chiudono, i bottoncini, ma ci vuole un po’ di allenamento.
E non vi aspettate una ovvia simmetria, bottoni a destra maschi e bottoni a sinistra femmine. O viceversa. No. Dopo ore di faticosa spremitura dei pollici, ormai gonfi come cipolle di Tropea e rossi come pomodori pachino troppo maturi, vi renderete conto che i bottoni sono sì allineati, ma sono due maschi, e non fanno “click”. I bottoni delle tutine sono molto tradizionalisti, maschi cone le femmine sennò niente click, altro che coppie di fatto. Solo che al maschio corrisponde una femmina sul lato opposto molto più in alto, perché quella di fronte è lì per un bottone maschio che dovrete calare dal basso per chiudere in una morsa il bambolotto. Sì lo so è difficile da spiegare. D’altronde non sono un ingegnere nucleare.
E se già con il bambolotto raggiungerete un obiettivo discreto (che vuol dire lasciare fuori due bottoncini spaiati che dissimulerete abilmente dietro una piega), provate a farlo con un bimbo che si agita e si diverte come un matto a vedervi soffrire. Se dovete rivestirlo, tutto sommato, potete sempre prenderlo per sfinimento. I principi di congelamento di solito li intorpidiscono un po’. Ma se lo dovete spogliare, e soprattutto dovete spogliarlo perché ci sono evidenti tracce che il piccolo ha sganciato i componenti, bisogna che cerchiate in fretta quei bottoncini, prima che la marmellata verde prenda il sopravvento e dopo essersi impadronita del fasciatoio raggiunga nuovi orizzonti inesplorati.
Mia nonna una volta mi raccontò che una volta i bambini venivano fasciati in imbottiture rigide come gesso, è lì rimanevano immobili e immobilizzati. Bei tempi. Quando ancora non c’erano gli ingeneri nucleari.