Se per i libri ho sempre provato un sentimento di affetto, quelli che mi fanno ridere li amo davvero. La risata provocata dalla parola scritta, o dal fumetto, ha una potenza generata dal percorso tortuoso che porta all’esplosione. Il cervello riceve il messaggio, lo codifica, coglie l’allusione, annuisce e muove la leva magica: ok gente, qui c’è da ridere. Sono molto curioso a tal proposito di capire se l’intelligenza artificiale sarà mai capace di fare buone battute. Dubito. Al limite potrà replicare strutture alla base del linguaggio comico, ma una battuta è un guizzo di genio, non è l’esito di un algoritmo.
E parlando di libri che mi hanno molto fatto ridere, voglio suggerirvi
“Le terribili leggende metropolitane che si tramandano i bambini” di Agata Matteucci. Si tratta di un agile volumetto che ripercorre una serie di leggende metropolitane mescolate a principi educativi condivisibili ma con esiti oggettivamente ridicoli di cui siamo stati vittime noi nati negli anni settanta o ottanta. La comicità visiva di Matteucci ripercorre la tradizione di grandi come Schulz, Quino o Scott Adams, con una peculiarità: l’effetto comico qui non è dato da una sequenza di tre o quattro vignette, ma si concentra in un’unica immagine.
Una rappresentazione dissacrante e sarcastica del testo di accompagnamento che, appunto, richiama queste paura.
Il libro è uno di quelli che, appena lo hai tra le mani, ti vien voglia di chiamare qualcuno per condividere con lui la risata di una vignetta. Lo consiglio per serate con amici, o anche per tirarsi un po’ di morale in un momento non dei migliori.
Tanto fanno ridere anche a una seconda o terza lettura, e hanno quel
tocco un po’ pulp che piacerà molto ai vostri figli. Mi raccomando però, non fate le boccacce mentre lo leggete, perché se in quel momento passa l’angelo e dice “amen” vi rimane il viso bloccato nella smorfia per sempre.