Chi frequenta il Borgo La Scola, il piccolo incantevole rifugio medievale tra le colline di Grizzana Morandi, lo riconoscerà immediatamente sulla copertina del romanzo “L’amore è cieco, Cazzinga no!” di Carmine Caputo, edito da Damster Edizioni e disponibile da aprile nelle librerie.
Per l’autore si tratta di un ritorno, visto che aveva ambientato a Tolè il suo precedente romanzo “Stodadio# – L’enigma di Artolè” mentre diversi passaggi del successivo “L’invidia del mare” si svolgevano tra Vergato e Castiglione dei Pepoli. Non è un caso: Caputo, attualmente impiegato come addetto stampa per la Regione Emilia-Romagna, ha lavorato undici anni in Appennino, prima a Monzuno e poi a Vergato, dove si è occupato dell’ufficio stampa dell’Unione dell’Appennino bolognese dal 2015 al 2020.
Già dal titolo si può presagire come stavolta il protagonista della vicenda sia l’imprevedibile Cazzinga, personaggio già apparso in altre due opere dello stesso autore, la raccolta di racconti “Bologna l’oscura” e il romanzo “L’invidia del mare”.
Ladruncolo con il cuore d’oro, visto che più che rubare, “alleggerisce, toglie il superfluo ai ricchi, il grasso: uno sgrassatore, insomma”, durante un furto in una abitazione nel Borgo La Scola, piccola frazione medievale di Grizzana Morandi, scopre le trame di omicidio che sta per compiersi. Che fare? Rivolgersi alle forze dell’ordine sarebbe inutile, oltre che imbarazzante. Che credibilità avrebbe un ladro che si è nascosto in un armadio al rientro del padrone di casa? Ma Cazzinga non è il tipo da restare con le mani in mano, mentre un innocente rischia la vita.
Ha inizio così un’avventura che lo porterà a muoversi tra l’Appennino e Bologna, ma anche in missione in Puglia, tra Locorotondo, Polignano a Mare e Statte, nel tarantino. Potrà ovviamente contare sull’aiuto dei suoi amici di sempre: il maresciallo Luccarelli, che nel frattempo è diventato ufficiale, la consulente di business intelligence Federica Nisti, altre donne che lasceranno il segno come Antavleva, la pugnace assistente di Federica, e Vadiva, la badante di sua madre con un passato complicato.
“L’amore è cieco, Cazzinga no!” richiama le caratteristiche del romanzo giallo: c’è il mistero, ci sono le trame criminali e i colpi di scena. Non manca nemmeno la critica velata nei confronti di una società piena di contraddizioni, in cui il successo personale e l’arricchimento sono gli unici obiettivi da perseguire a ogni costo. Alla denuncia tipica del noir, l’autore preferisce però la satira a lui più congeniale. Una risata amara, forse, ma liberatoria, perché sbeffeggiare il male è un modo per sopravvivere ad esso.
Non solo: pur non essendo un romanzo sentimentale, infatti, “L’amore è cieco, Cazzinga no!” presenta una vicenda piena d’amore: amore per i libri, per certe terrazze da dove assaporare il profumo del mare, per borghi appenninici silenziosi e solitari, per la giustizia, che prima o poi arriva per tutti. Amore per la vita, in un periodo particolarmente delicato, quello in cui ci si attrezzava per sopravvivere al covid e si adattava lo stile di vita per renderlo coerente a direttive a volte difficili da comprendere (il romanzo infatti è ambientato nel 2021).