Si è tenuta oggi a Bologna la quarta giornata nazionale per la finanza etica e solidale, in cui si è discusso delle possibilità e delle prospettive di strumenti come la microfinanza,
le assicurazioni etiche, la lotta alla criminalità. Al centro del modello microcredito c’è l’essere, e non l’avere. Non sono le garanzie patrimoniali la chiave per ricevere finanziamenti, ma le capacità personali, bontà dei progetti, reti (il microcredito non è fatto pr gli individualisti ma per le strutture solidali) e la disponibilità a farsi
accompagnare e formare durante il progetto. Bello, davvero. Così si combatte l’usura, la povertà,l’emarginazione (l’ho ha ricordato PierLuigi Vigna): spesso il microcredito è rivolto a donne, ex-detenuti, immigrati, che con pochi soldi trovano la forza per ricominciare. Parole d’ordine: trasparenza e partecipazione. E se è vero che tante gocce fanno il mare, non si può più parlare di fenomeno di nicchia, come sostenuto da Corrado
Passera, AD di Banca Intesa, visto che la microfinanza muove oggi nel mondo circa 12
miliardi di dollari.
Ma non illudiamoci: ci vuole coraggio. Lo ha ricordato l’esponente di Libera,
l’associazione di Don Luigi Ciotti che rende produttive le ricchezze sottratte alle mafie: ci vuole coraggio, a parlare di finanza etica, oggi, qui, nell’Italia dei bond argentini e dei crack alimentari, nell’Italia dei condoni e dei tagli alle tasse solo per i ricchi. Ci
vuole un bel coraggio…