Quando sarai a Dublino, e attraversando O’Connell Street ti fermerai a sentire l’abbraccio pungente dell’oceano che si alza dalle acque del Liffey, ti sembrerà di percorrere l’anello che congiunge le chiassose ricchezze americane con le meditabonde stagioni europee, a metà strada tra le salse di un hamburger e le carrozze d’altri tempi.
E forse ti sorprenderai ad ammirare un ufficio postale che sembra la fabbrica dei giocattoli di Santa Claus, così goffamente addobbato di splendori a intermittenza e acriliche vegetazioni, una discoteca trasformata nel regno incantato di una nordica principessa, una Grafton Street notturna che cosi’ luminosa non e’ mai neanche a mezzogiorno.
E poiché il vero enigma e’ conoscere Dublino senza passare dai pub, osserverai quante verita’ si nascondono in fondo ad un bicchiere di birra scura, quanto calore puo’ trasmettere “Whiskey in the jar” se l’ascolti con chi ti ama, e avrai un’idea della varieta’ della nostra piccola vita se non resisterai alla tentazione di affondare nelle dolcezze di un Bayley’s ghiacciato o le eccitanti asperita’ di un bicchiere di Jameson.
Starai bene, a Dublino, e non solo nel divertimento precotto di Temple-Bar, ma soprattutto nell’accoglienza di chi ti apprezza, nei banchi silenziosi di una chiesetta a Malahide o sulle coste accidentate giu’ a Dalkey, nelle verdi distese del Phoenix Park come nelle botteghe dei vecchietti che si ostinano a vendere musica nonostante la Virgin (che non e’ chi pensi tu).
Ma non potrai davvero dire di essere stato a Dublino se non ti fermerai a meditare sullo squallore desolante di certe strade nel Westbound, nel vomito dei ricchi in cui la città si veglia il sabato mattina o nelle coperte di cartone dei poveri rifiuti di un capitalismo senza più limiti.
Non potrai dire di esserti specchiato nel volto della città’senza aver provato prima un moto di rabbioso stupore nei locali del centro dove gli irlandesi suonano, gli italiani e gli spagnoli servono birra, gli americani bevono e i cinesi raccolgono i bicchieri sporchi. Ti accorgerai per caso di loro, di questi fantasmi gialli dagli occhi tristi che di notte lavorano e di giorno studiano, alla caccia di un sogno che il comunismo omologante d’oriente non puo’ garantire.
E tra loro, dedica un momento a Ding Wen Wu, 25 anni, una moglie un figlio che lo aspetteranno a casa, travolto da un camion e da una vita che qui scorre troppo veloce, troppo in fretta. Fast food, fast pay, fast surf, fast die.
Quando sarai a Dublino, non importa che piova o ci sia vento, che il traffico sia rumoroso e le strade caotiche, non importa che non siamo quello che vorremmo essere e non diventeremo mai quello che dovremmo, quello sarà davvero un bel giorno. Dublino, come ogni anno, aspetta il tuo arrivo, Signore. Merry Christmas.