Ce l’abbiamo tutti, una maglietta di cotone a maniche lunghe, una giacca impermeabile leggera, un maglioncino sottile marroncino o beige.
Di solito sono nel nostro armadio, silenti, cupi, depressi. Alcuni hanno addirittura ancora l’etichetta del negozio, altri nemmeno ricordiamo più di averli comprati.
Eppure sono tra i capi meglio conservati: perché non li usiamo mai. Perché appartengono alla mezza stagione, quella che non c’è più, e che forse non c’è mai stata: l’avranno inventata le case di moda per produrre vestiti non necessari. Quella stagione sui 20 gradi che esiste ed è perenne negli studios televisivi e cinematografici dove non piove mai tranne che nei film di fantascienza.
Hai visto mai che dovesse capitarci una primavera, siamo pronti e attrezzati. Intanto teniamoli lì, che oggi fa troppo freddo e domani farà troppo caldo.
Eppure quei capi possono diventare un modello di riflessione per tanti di noi. Perché c’è una parte di noi che teniamo da parte per la mezza stagione, e non usiamo mai. Quella per esempio che da quindici anni vorrebbe iscriversi in palestra, e non trova mai il tempo. Quella che vorrebbe rivedere gli amici del rione con cui è cresciuta, ma teme di fare brutte scoperte o di sentirsi a disagio. Quella che per un anno vorrebbe fare le vacanze al lago, invece della solita spiaggia affollata. Quella per cui oggi siamo ancora troppo giovani e domani saremo ormai troppo vecchi.
Insomma, c’è un po’ di abbigliamento dentro ciascuno di noi che aspetta una primavera che non verrà mai, o che sarà sempre troppo breve. E allora tanto vale buttarsi e usarli, questi nostri alter ego anche se non adatti, anche se perennemente fuori stagione. Magari suderemo un po’ o prenderemo freddo, ma cavolo, quel maglioncino beige avrà vissuto la sua settimana di gloria. E magari al lago ci divertiremo davvero.