In questi giorni sui giornali e in tivù sta passando la pubblicità di un nuovo film, “Manuale d’amore”. Il cast è veramente notevole: Carlo Verdone, Luciana Littizzetto, Sergio Rubini, Margherita Buy, e questa è una buona notizia perché secondo me il cinema italiano pecca molto di personalismo, una variante tipica delle province dell’impero dove il creativo fa da regista, interprete, produttore e autore dei film. Si pensi non solo a Verdone, Benigni, Nuti, Rubini, ma anche ai (tristi) episodi più recenti di comici televisivi che cercano di passare al grande schermo riciclando gag e battute con risultati desolanti.I casi di collaborazione tra autori sono rari, ma quasi sempre vincenti (mi vengono in mente il meraviglioso “Non ci resta che piangere” di Troisi e Benigni ma anche “Al lupo al lupo” con Verdone, Rubini e Francesca Neri). Ben vengano allora i film “cooperativi” che contrastino il filmoni americani, dove oltre tutto la presenza di più star è più una regola che un’eccezione. Tutto bene, allora? Non proprio. Penso che infatti non andrò a vedere questo film per tener fede ad un giuramento. Alcuni anni fa, promisi sollennemente che dopo una boiata pazzesca come “Il mio west”, un film riuscito malissimo che sprecò nomi come Harvey Keitel e David Bowie mescolandoli maldestramente a Pieraccioni e Alessia Marcuzzi, mai più dicevo promisi che avrei visto al cinema un film di Giovanni Veronesi. Sperando di sbagliarmi, aspetto il dvd.