Archivi tag: 24 ore

Dal metanaio

La prima volta dal metanaio è un’esperienza che non si dimentica, per la quale conviene essere preparati. Prima di tutto perché il metanaio va cercato, non è che ti passa davanti agli occhi attraversando un paese o in autostrada.
Devi sapere dov’è allocato il metanaio, e anche in quel caso un indirizzo non ti basta, perché alle volte il distributore è mimetizzato nell’ambiente. Può nascondersi dietro insolite stradine sterrate che si diramano dalla via principale e conducono, dopo un salto spazio temporale, alla agognata stazione. Può fingersi un banale distriture di benzina e nascondere la timida M blu dietro i più sfarzosi draghi colorati o caratteri fiammanti dei signori del petrolio. In ogni caso, è bene sapere che dal metanaio nessuno ha mai fretta. Se voi ne avete, fatevela passare.
Intanto perché il metanaio ha in mano il potere. Non può essere sostituito con una macchinetta mangia soldi aperta 24 ore su 24: per fare metano ci vuole obbligatoriamente il metanaio. E siccome sa quanto è stato faticoso trovarlo, gode di questa sua condizione agiata di potere.
Ho letto da qualche parte che fare rifornimento di metano è una operazione più lenta del fare rifornimento di benzina. Qualcosa di vero c’è, perché per esempio dal metanaio tutti fanno sempre il pieno, e quindi ci vuole un po’ più di tempo. Ma la lentezza dell’operazione non è legata tanto alla pressione o alla fluidezza del materiale.

La lentezza è lagata al fatto che:

  1. il metanaio, dopo che avete posizionato la macchina presso il distributore, prima di alzarsi deve mettersi il cappello, sgranchirsi le gambe, scrutarvi e sbadigliare (a volte l’ordine può canbiare e si sbadiglia prima del cappello)
  2. quando è arrivato da voi, sistematicamente avrà da ridire sul posteggio della vettura, che è troppo avanti o troppo indietro
  3. dopo aver inserito la manichetta nell’autovettura, il metanaio si allontana sempre. Saranno motivi di sicurezza, sarà abitudine, sarà scamaranzia, ma il metanaio deve sempre farsi quei cinquecento metri che lo riportano sulla sedia dove sbadigliare, togliersi il cappello, massaggiarsi le gambe provate dallo sorzo e tornare a scrutarvi
  4. la benzina si paga in euro, il metano in centesimi. E se la spesa è di 12 euro e 48 centesimi, farete bene a trovare anche gli spicciolini, perché il metanaio non ama dare il resto. La maggior parte degli automobilisti viaggia infatti con grossi sacchetti pieni di monete da uno o due centesimi, sacchettini con le monete da uno o due euro e sacchettoni con caramelle e noccioline per i casi di emergenza

Non spaventatevi, dopo le prime difficoltà ci si abitua. L’importante è intrattenere buoni rapporti con tutti: non ci sono altri distributori nel raggio di 30 chilometri, ed è qui che dovete ritornare. Per cui vedete di adattarvi ed integrarvi con il cerimoniale, alla fine non potrete più farne a meno

Riscopriamo le compilation

A dieci anni avevo un registratore altamente tecnologico dotato di microfono, che posizionavo accanto al televisore. A quel punto redarguivo chiunque respirasse troppo rumorosamente o rovinasse in qualche modo la mia registrazione, che in ogni caso era mozzata, rovinata, interrotta, con la voce del presentatore all’inizio della canzone e gli applausi alla fine.
Poi ci fu un avanzamento notevole, cioè il radioregistratore che permetteva di registrare direttamente dalla radio, senza la voce di mia madre che parlava al telefono o il rumore dei piatti in cucina: la connessione era interna. Meraviglia, anche se quasi tutte le mie canzoni avevano la voce dello speaker all’interno della canzone, di solito sull’assolo della chitarra.
E poi il terzo definitivo passaggio, il duplicatore di cassette, con il quale nacque l’era delle compilation, le cassette fatte con le canzoni preferite che si passavano alle amiche per fare colpo.
E adesso?
Adesso, siano esse acquistate onestamente, siano il frutto di peer to peer o pirateria casereccia (tra l’altro molto più efficace del vecchio duplicatore di cassette), i ragazzi hanno praticamente tutto nei loro archivi. La tecnologia è avanzata, certo, ma la nostra giornata è ancora di 24 ore: occorre riscoprire le compilation. Lo so che hai tutte le canzoni di tutti i gruppi rock della storia, sul tuo pc. Ma se vuoi fare colpo sulla tua compagna di banco, falle ascoltare solo quelle scelte da te…

Le regole di un buon blog

Prendo spunto dal blog del mestiere di scrivere, uno dei siti che rientra nella topo ten dei miei preferiti, per affrontare il tema dell’usabilità dei blog, e fare un po’ di autocritica. A parlarne è stato niente meno che Jacob Nielsen, http://www.useit.com/alertbox/weblogs.html. per cui bisogna davvero che mi metta in riga.

 1) Mancanza della biografia dell’autore.
C’e l’ho, nel senso che ce’è. Non proprio qui, ma nel sito "madre", di me si parla, pure troppo. Forse mancano dettagli particolareggiati, ma insomma, a chi interesserebbero? Non sono mica Albano, io.

 2) Mancanza della foto.
Ci sono, ci sono. Basta cercarle. E poi io faccio lo scrittore, mica il modello.
3) Titoli poco descrittivi
E qui devo ammettere qualche carenza. In effetti i miei titoli sono più evocativi che descrittivi, ricordano un po’ quei film anni 70 con titoli simpatici che poco però avevano a che fare con il film. Che volete farci, il blog è la mia stanza dei giochi. Se non posso trasgredire qualche regola professionale neanche qui…
4) Link che non dicono dove conducono.
Be’ insomma se qualcuno di voi c’ha il click facile e poi si perde non è colpa mia. Non sono mai stato un fanatico del ‘iperlink, non comincerò adesso
5) Vecchi articoli "seppelliti".
Direi proprio di no, ho una classifica, e semmai ad essere seppelliti sono quegli articoli in fondo che non riescono ad emergere.
6) L’unica navigazione possibile è quella tramite calendario
Ancora una volta passo l’esame, si può navigare anche per argomento. E converrete con me che non esagero con gli argomenti, come fanno alcuni blogger che aprono una categoria al giorno e poi l’abbandonano dopo pochi post
7) Periodicità irregolare
Ragazzi, la giornata è fatta di 24 ore e almeno 9 se le porta via il lavoro. Dopo, quando ce la faccio, scrivo. Di sicuro non scrivo mai quando non ho niente da dire.
8) Scarsa specializzazione
E qui casca l’asino. O il sottoscritto, se preferite. Si lo so, la rete non è generalista, occore limitare gli abiti, restringere gli orizzonti. Ma io proprio non mi ci vedo in un blog di fanatici della terza stagione di Friends, o di estimatori della liquirizia, o di appassionati di ocarine artigianali. Il mondo è vasto, e non voglio privarmi del piacere di raccontarlo. Tutto.
9) Dimenticare che chi ti legge potrebbe essere il tuo futuro datore di lavoro.
Questo è veramente agghiacciante. Sembra un inno all’autocensura. In realtà, è molto più semplicemente una nota di buon senso: se insulti, offendi, aggredisci verbalmente qualcuno, devi essere consapevole che il web non è una realtà virtuale e parallela, ma un pezzo della realtà. Per cui se domani qualcuno dovesse scoprire tramite il web che sei una testa calda, potrebbe decidere di non assumerti. Questa nota è molto americana. In Italia siamo ancora alla lettera di referenze in carta filigranata, altro che ricerche su google…
10) Essere proprietari di un nome di dominio
Concludo alla grande: ce l’ho. Non so fino a quando, che coi tempi che corrono anche 50 euro all’anno possono essere una spesa superflua da tagliare. Ma mi piace avere il controllo di quello che dico, e non mi piacerebbero dei banner che reclamizzano chissà cosa che svolazzano tra le mie parole come cartacce in mezzo al prato.