Non ho nulla contro la presenza dei bambini in televisione.
Sono allegri, mettono buon umore, e per loro – se non si esagera – una gita in televisione può essere una festa. MI piace anche sentirli cantare; ma mi piacerebbe che cantassero come davvero cantano i bambini, stonando, dimenticando le parole, muovendosi fuori tempo e interrompendosi per una risata.
Macché. I bambini in tivù sono più impostati di un tenore all’opera. E allora, almeno, chiedo che cantino quarantaquattro gatti, la bidella Candida o il torero Camomilla, e non le canzoni dei grandi, ammiccando, sorridendo maliziosi, vestiti e truccati come degli adulti.
Quei poveri bimbi finiscono per essere vittime sacrificali sull’altare di una televisione mostruosa che dimentica che siamo noi, che per salvarci, dobbiamo tornare come bambini, e non il contrario.
E se poi una ragazzina finisce coinvolta in un bunga bunga, ecco che tutti parlano del bunga bunga, e nessuno della ragazzina…