Ho sempre pensato che il conservatore sia uno che ad un certo punto si guarda intorno e si accorge che il mondo intorno a sé è cambiato più velocemente di quanto non fosse lecito attendersi, e soprattutto che è cambiato male.
Non mi sono mai riconosciuto in questa categoria, anche se ci sono eccezioni rilevanti quali la cucina mediterranea (le orecchiette si fanno con le cime di rapa, e la “fusion” di certi cuochi è solo insostenibile confusion) e il calcio (rivoglio la Coppa dei Campioni e i numeri di maglia da 1 a 11). Eppure, quando ho visto lo spot della Renault Twingo, mi sono scoperto conservatore mio malgrado.
Sì, insomma, quello delle due amanti bendate eccetera eccetera. Eccheccacchio, io da ragazzino per reciperare certi ammiccamenti erotici dovevo attendere Colpo Grosso alle 23 (e le tv locali avevano una pessima ricezione). Oppure risolvere con la fantasia. Quella che manca a certi pubblicitari, ma soprattutto a certi dirigenti d’azienda (sì perché i pubblicitari ne fanno di proposte creative valide, ma poi a scegliere sono sempre sessantenni pornomaniaci).
Poi dice che uno cambia canale quando c’è la pubblicità…
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La porta morbida e calda
Ho cercato a lungo di trattenermi, na alla fine non ce l’ho fatta. So di correre il rischio di scadere nella volgarità, e vorrei evitarlo, ma insomma, come si fa. Voglio parlarvi oggi del peggiore spot pubblicitario degli ultimi anni (e ne ho sentiti), quello della porta “luì”. Non so come si scrive, non ci tengo a saperlo perché qui non mi interessa discutere della bonta degli infissi ma del modo assurdo con cui vengono reclamizzati. Se non l’avete mai sentita, tenetevi forte: lo slogan che accompagna lo spot infatti è “E’ morbida e calda la porta Luì”.
Ma di che stiamo parlando? Ma ci rendiamo conto? Ci sono feticismi di ogni tipo che qui non voglio stare ad elencare, ma di amanti (nel senso letterale della parola) di porte ancora non ne avevo sentiti. Cosa fa, questa gente, con una porta morbida e calda? Non voglio neanche immaginarlo e soprattutto non voglio pensare alla serratura. Tuttavia, signori, abbiamo una bella lingua (che avete capito! Mi riferisco all’italiano! Già stavate pensando ad un amplesso con la maniglia!) sfruttiamola a dovere. Una porta è resistente, robusta, elegante, massiccia, levigata, al limite liscia.
Ma morbida e calda, no. Quelli sono aggettivi legati ad altro.
Orgoglio zitello
Ieri non ho fatto gli auguri alle donne. Non è stata una dimenticanza, ma una scelta dovuta al fatto che oggi quando si parla di festa delle donna non si sa di preciso a cosa ci si riferisce. Ci sono le ultrafemministe che la considerano un festeggiamento per i risultati ottenuti: e allora se fai loro gli auguri si incavolano come iene, ti guardano beffarde e ti rispondono che ci sono più parlamentari donne in Italia che in Afghanistan, e che non c’è un piffero da festeggiare, porca miseria. Ci sono le tradizionali che invece dicono che la festa della donna non ha senso, perché non ha senso discutere di diritti e genere (e costoro spesso pensano, anche se non lo dicono, che tutto sommato la vita fatta di stare a casa, accudire la famiglia e dedicarsi agli hobby non era poi così male se paragonata alla vitaccia tutta ufficio asilo e supermercato di oggi). Ci sono le soddisfatte per le quali non serve più festeggiare questa ricorrenza perché ormai uomini e donne sono pari, nella vita sociale come in quella familiare. Di solito tra questo gruppo, minoritario, si annoverano le amanti del capo che hanno fatto carriera: non sempre, ma molto spesso. E poi ci sono loro, quelle che festeggiano davvero: strappano gli slip leopardati ai palestrati in discoteca, urlano frasi oscene uscendo in gruppi femminili e si radunano per parlare male di questi uomini che non le capiscono e, soprattutto, non le vogliono. Sono le esponenti di quello che io definisco l’orgoglio zitello, o Single Pride, se preferite. Ma allora mi domando: c’è bisogno di una festa per ammettere che vi piacciono gli spettacoli discinti un po’ volgarotti, tra bevuti e sberleffi? Noi uomini non abbiamo mai nascosto di apprezzarli, e abbiamo fatto “outing” molto prima di voi. La verità, forse, è che ancora una volta la parità l’abbiamo raggiunta, ma livellandoci verso il basso.