Hanno cominciato i ristoranti, credo: niente più cameriera sorridente che annota i tuoi ordini sul blocchetto, ma lugubre fila indiana con vassoietto da influenzato, niente più sorpresa all’arrivo del piatto ma cibi esposti al pubblico ludibrio, niente più caldo o freddo ma solo diffusa e grigia tiepidezza. Niente più menù da sfogliare ma lavagnetta impositiva e scolastica all’ingresso, niente più tovaglia ma fogliastri di carta, niente richiesta del conto perché qui paghi prima di mangiare (furbescamente, perché se prima mangi poi ti passa la voglia di pagare). All’inizio si risparmiava, qualcosa, forse, hanno fatto fuori le tavole calde, adesso costano più di quelle. E poi il fai da te (come lo tradurreste? Auto-servizio? Sa di concessionaria) si è diffuso ai benzinai (trovate a Bologna un benzinaio che lavora in questi giorni di freddo: se ne stanno tutti rintanati nei loro gabbiotti a svernare, col cartello self-service esposto). Ammetto che è egoistico e un po’ malvagio pretendere che uno prenda il freddo per rifornirti mentre tu te ne stai al caldo in auto a sentire la radio, ma sono disposto a pagare questo servizio, in fondo quasi tutti siamo pagati per fare robe che gli altri non vogliono fare gratis…Ma qualcosa scricchiola. E già. Proprio nel regno del self service, nei supermercati dove la spesa la fai da solo senza l’aiuto di commessi e negozianti. E sì perché sempre più spesso nel reparto ortofrutta la merce non la pesi più da te: c’è l’addetto. Si saranno accorti che c’era gente che teneva sollevato il sacchetto mentre pesava. Oppure si saranno accorti di quelli che pesavano l’anguria e attaccavano l’etichetta a cinque chili di ciliegie. Oppure, semplicemente, si sono resi conto di quanto costa la frutta, e hanno deciso di non lasciarci soli con quel ben di Dio: gioiellerie fai da te ancora non ne fanno…