I nuovi sistemi operativi si arricchiscono continuamente di nuovi programmio integrati, alcuni utili altri meno, nuove funzionalità, soprattutto nuove veste grafiche.
Per cui le finestre diventano tridimensionali, trasparenti, le guide diventano dei cartoni animati che parlano (non so voi ma io quel cagnolino di Office lo odio), tutto luccica. In questo tripudio di luci e colori, c’è però qualcosa che rimane ancorato, chissà perché, agli anni ottanta.
Ed è tanto più strano perché in fondo prima di essere stati pc i computer erano soprattutto "calcolatori". L’avrete capito, mi riferisco all’applicazione "calcolatrice", che sembra davvero una Trabant in una concessionaria di Ferrari e Maserati. Grigia, bidimensionale, addirittura con un asterisco al posto del "per".
Senza possibiltàdi salvare, copiare, incollare, niente.
Un angolo di storia che sopravvive nei nostri computer, a ricordarci come siamo stati, e magari a procurarci un po’ di nostalgia
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I nuovi rockettari
Ho letto sul giornale che il 2009 sarà l’anno del ritorno delle rock band.
Mi sono incuriosito: a parte le tristi reunion di Guns’n Roses e altri gruppi che raggranellano quattrini sulle ali della nostalgia, non riesco proprio a spiegarmi che i più giovani riscoprano il basso di Steve Harris, gli assoli melodici di Richie Sambora o la voce calda di Steven Tyler. Sarà che sono orgoglioso dei miei anni ottanta, sarà che non vedo futuro per acquista i cd di Tiziano Ferro.
Ebbene, il motivo del ritorno del rock non sarà una nuova ventata rivoluzionaria o trasgressiva, ma i videogiochi. In particolare Guitar Hero, il videogame che permette di simulare di suonare una chitarra elettrica.
E questi sarebbero i nuovi rockettari?
Giovinastri che gridano davanti ad una playstation?
Debosciati che nemmeno riescono a suonare davvero?
Asociali brufolosi chiusi in stanza a fingere di essere musicisti di successo?
Benvenuti, ragazzi.
La grande famiglia del rock ha accolto depressi ed eroinomani, non vedo perché dovremmo fare storie voi…
Nostalgia di pixelloni
Nell’era delle immagini ad alta risoluzione, delle fotocamere da milioni di pixel e delle televisioni larghe un metro e mezzo, ieri sera mi sono riscoperto quasi commosso di fronte all’ultimo baluardo degli anni ottanta che ancora sopravvive: il televideo. Nemmeno la versione per il digitale terrestre, più accurata graficamente ma lenta e macchinosa, e riuscito a spodestare quel sistema che da vent’anni rappresenta per molti italiani l’unica lettura giornaliera. Certo però che la grafica è veramente da archeologia: l’immagine che mi ha colpito infatti avrebbe dovuto rappresentare una ragazza (purtroppo i televideo delle emittenti locali sono infarciti di pubblicità di telefoni erotici, fatucchiere e taroccanti). E che ragazza! Quadro cubi inclinati a disegnare le labbra, con un livello di dettaglio che in confronto un mosaico bizantino è un full HD, un unico colore per il viso, rosa, con meno sfumature di un punto croce. Però il televideo sopravvive consapevole, e forse un po’ orgoglioso, dei suoi limiti che non ne precludono il successo.
May day may day!
Odio qualunque festa, manifestazione, rassegna o celebrazione – italiana – che contenga la parola “day”.
Il no tax day, l’orribile (per il nome, intendo) Graduation Day, l’MTV Day.
Posso capire le feste d’importazione, come il Linux Day o il Columbus day, ma alle nostre, diamogli un nome che non ricordi un pacchetto di merendine (e con le family day, in omaggio il simpatico fischietto di LeccaLecca!) o una canzone pop anni ottanta.
Chiamatela festa della famiglia, se volete: ai miei tempi c’erano quelle meravigliose sagre paesane chiamate Festa dell’Unità, Festa dell’Amicizia, Festa dell’Avanti. Ammetterete che avevano ben altro tono rispetto ad un eventuale “Friendship Day”.
Come dite? Quelle erano feste politiche, organizzate da sezioni di partito per raccogliere consensi? E perchè, la manifestazione di sabato cos’era?
Avantologia
Dalle intercettazioni di questi giorni, dopo un campionato truccato in cui vincevano sempre i soliti noti, emerge anche un mondo dove le varie soubrette concedono le loro grazie in cambio di una particina televisiva, i soliti furbi (che discendando da famiglie reali è solo un dettaglio) corrompono, sfruttano, approfittano.
O meglio, approfitterebbero, visto che tutti sono innocenti finchè non si prova il contrario. Porca miseria, la famosa "dietrologia", quel pensiero di solito considerato vigliacco che vede una trama oscura dietro ogni malefatta, sta diventando avantologia. Che la Juve comprasse i campionati, è risultato vero; che Fazio e i suoi amici facessero manovre non proprio nitide è risultato vero; che per andare in tivù bisogna passare dalla camera da letto di certi polici, è risultato vero.
Sta a vedere cosa avremmo scoperto se solo avessimo potuto intercettare Andreotti neglia anni ottanta, sempre che gli anni ottanta siano davvero esistiti e che tutto non sia una manipolazione mediatica dei Cavalieri di Sion…