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E tu chi sei?

Era novembre, me ne stavo in pigiama alle prese con un sudoku tenace rosicchiando una penna a sfera rossa. Toni entrò con le sue scarpe sudice e un mozzicone di sigaretta, si tolse la giacca di pelle logora e la lasciò cadere sul divano prima ancora che potessi dirgli buonasera. Sempre che avessi voluto dire buonasera a quel sorcio.

Un colpo facile, spiegò masticando le parole che sapevano di vino in brick. La casa dei Rossi sarà
vuota, passano la notte di Natale in montagna. Ho rubato questi costumi in centro, quella notte nessuno farà caso a due babbi natale, vero compare? E l’allarme, gli chiesi soffiando sulla penna, non ci hai pensato? Avresti potuto rubare del prosciutto e due bottiglie, anziché quei costumi. Ma all’allarme ci penserai tu, il genio dei numeri, quello che è andato a scuola per un po’. Si trascinò nel tinello tirando fuori di tasca un uovo sodo.

Ero vecchio ma con gli allarmi me la cavavo ancora. Entrammo tranquilli e avremmo trascorso un Natale più ricco se improvvisamene non si fosse accesa una luce al piano superiore e Toni non fosse fuggito imprecando.

E tu chi sei? Da sempre mi ponevo quella domanda difficile durante le ore d’aria madide e nebbiose senza trovare risposte soddisfacenti. Non lo vedi? Risposi. Sono Babbo Natale. Allora è vero che esisti. Già. La mia amica Simona dice che sono i genitori a portare i regali. La tua amica è una sciocca. Adesso fa’ la brava e torna subito a letto. La piccola fece ciondolare un po’ la pantofola sulla punta del piede aggrappandosi al corrimano e squadrandomi. Mi chiese cosa volesse dire essere brava. Non lasciare mai la scuola, le dissi. Non scappare di fronte ai problemi. Non credere a chi ti dice che ci sono modi facili di guadagnare. E studia la matematica.

Mi sorrise, mi porse un foglietto e fuggì sulle scale senza voltarsi. Fu il mio ultimo colpo. Penultimo, se conta anche il pestaggio successivo a Toni. Uscii senza che i Rossi, che avevano deciso di restare in città, potessero svegliarsi, portando via solo quel biglietto preparato per me.
Ero sempre stato Babbo Natale e l’avevo capito solo a cinquantanove anni.

Buon Natale Carmine

Babbo Natale e la sfida della concorrenza

Babbo Natale era particolarmente preoccupato. Il suo ufficio di business intelligence l’aveva infatti informato della presenza sempre più aggressiva di potenti competitor sul mercato dei regali per bambini. Non si trattava della befana, ormai da tempo relegata a nicchie di mercato di regalistica aziendale e genitori a caccia di offerte, e neanche del Bambinello. Con il Signore infatti Babbo Natale aveva buoni rapporti legati alla sua origine religiosa (San Nicola) da sempre ben vista in Paradiso. E poi il Bambin Gesù, nonostante l’atteggiamento piccato di qualche arcivescovo conservatore, era contento che un altro si occupasse degli aspetti più consumistici del Natale: aveva ben altro a cui pensare, Lui. L’accordo era che Gesù riceveva le preghierine, e Babbo Natale le lettere, facendosi carico di logistica, spedizioni e marketing. Anche perché al Bambinello l’idea di finire su bottiglie di bibite analcoliche, striscioni, spot o all’ingresso degli ipermercati non piaceva molto: era abituato a ben altre rappresentazioni artistiche. Babbo Natale aveva controllato ripetutamente i report dei suoi collaboratori, si era sempre comportato correttamente, invitando i bambini ad essere buoni e diffondendo valori di pace e fratellanza. Allora, perché quel messaggio allarmato? Il poveretto, dopo aver controllato la funzionalità delle renne, decise di convocare la task-force di emergenza per affrontare il tema del calo delle letterine.

(Continua…Se vuoi suggerire sviluppi, fallo pure nei commenti!)