La nonnetta va a prendere il nipote all’asilo, torna a casa e scopre che un fuoristrada occupa il posteggio per disabili. Irritata dall’oltraggio, la signora si avvicina al mezzo e con le chiavi gli lascia un graffio sulla fiancata, senza per altro accorgersi che l’auto non è vuota e ci sono dei testimoni. ? successo a Quattro Castella, vicino a Reggio Emilia.La storia è paradossale, per certi versi divertente, per altri inquietante. Ci sono tutti gli ingredienti della inciviltà in cui stiamo affondando. Prima di tutto, il fuoristrada, questo mostro che, come la parola stessa dice, non dovrebbe stare in strada, questo monumento alla prepotenza, allo spreco, alla disonestà (3 volte su 4 è di professionisti o imprenditori che scaricano le tasse facendolo risultare autocarro, suvvia non prendiamoci in giro). Il fuoristrada rappresenta bene il degrado della nostra cultura, è un esempio evidente della barbarie in cui stiamo precipitando, ci rappresenterà nei libri di storia: dopo l’età del bronzo, dell’oro, il medioevo e l’età moderna, l’era del fuoristrada. Stavolta perà il fuoristrada è vittima, perché, diciamolo pure, ormai sono talmente odiosamente ingombranti che finiamo per essere razzisti e intolleranti nei loro confronti. Poi c’è la violenza da giustizieri: graffiare un auto non è giusto, non è elegante, non risolve i conflitti, e non è neanche particolarmente furbo, se c’è qualcuno in auto. Poi c’è l’arroganza di chi occupa i posti macchina per disabili, e quella dei disabili, anche loro, che li ritengono una proprietà privata inviolabile. E sì, perché pare che anche il fuoristrada avesse il diritto di parcheggiare lì. Cosa ci faccia un disabile con un fuoristrada, o peggio ancora, come faccia il signorotto del fuoristrada a procurarsi un contrassegno da disabile, questa è un’altra storia. Con gli stessi brutti ingredienti.