Sarà che si è ascoltata ottima musica (AC/DC, Prince, Queen, The Clash…) – si vabbé erano gli stacchetti che giganteggiavano rispetto ai brani che annunciavano, ma non si può avere tutto – sarà che Benigni è stato immenso come al suo solito, sarà che mettetela come volete, ma in un reality non sentirete mai proclamare Gramsci, sarà che Viva l’Italia cantata da Van Der Stross e la straordinaria “Here’s to you” dei Modà e …mi hanno emozionato, ma questo Sanremo mi è proprio piaciuto.
Se poi confrontiamo la canzone di Roberto Vecchioni con quelle di Valerio Scanu e Marco Carta, allora la vertigine dà i capogiri. Sanremo quest’anno ha svoltato, speriamo lo faccia l’Italia, perché le idee son come le stelle, che non le spengono temporali
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Da da da…dimenticare
Puntuale come le tasse e l’influenza, ogni anno eravamo pronti a sorbirci i soliti spezzoni dall’archivio Rai a ricordarci che è arrivata l’estate.
Il tuca tuca di Raffaella Carrà, qualche successo di Edoardo Vianello, se andava bene un pezzo di monologo di Troisi o Benigni.
Nell’era della Rai ufficio stampa del grande capo, persino quest’innocuo programma ha dovuto subire un restyling. Per cui adesso gli spezzoni dovrebbero seguire un filo logico (se si è persa la sigla iniziale può essere divertente indovinarlo, anche se è davvero difficile). Una specie di Blob all’acqua di rose, insomma, depotenziato, privato di valenza semiologica. La televisione del non-senso, insomma, perché anche quel montaggio che su Rai Tre diventa veicolo di nuovo messaggio qui si disperde nel nulla, in un pasticcio in cui la canzone dell’estate scorsa si sovrappone a Walter Chiari.
Il prossimo passaggio sarà il ritorno al monocolo, con una scritta al centro: passate al quinto canale.
GIusto nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito.