C’è il nonno che vota estrema sinistra alla continua ricerca di un compagno tra incrociare tre le corsie, con cui discutere dei tempi belli dei partigiani e con il quale litigare prima di arrivare alle casse.
C’è la nonna che vota Forza Italia che si guarda con sdegno intorno, ancora incredula di essere caduta così in basso da essere stata costretta a fare la spesa dai comunisti delle cooperative. Ma tant’è, il negozietto sotto casa che gli portava la spesa a domicilio ha chiuso e il cinno a cui per trent’anni non ha dato la mancia adesso fa l’impiegato in un autosalone.
C’è la nonna che vota per i Verdi che controlla che i prodotti siano a chilometro zero, compra l’insalatina triste biologica, il sapone che non fa schiuma ma non uccide i tonni dell’Atlantico, la banana solidale e prima di imboccare la via di casa infila nel carrello quattro belle bombolette spray di insetticida, si va be’ l’ambiente Mario Tozzi e l’ecosistema due maroni ma lei gli scarafaggi proprio non li sopporta.
C’è il nonno leghista che è in incognito, perché di solito fa la spesa dai negozi con la S ma stavolta non ha potuto fare a meno di venire qui perché c’è l’offerta sul Lambrusco e si sa che i comunisti il Lambursco sanno farlo bene. Il nonno leghista dà la precedenza alla mamma incinta, sorride ai bambini che gli hanno pestato il piede, ringrazia la cassiera che ha sbagliato a dargli il resto e tutto soddisfatto se ne va a lasciare il carrello al parcheggio. Nel carrello ha infilato cento lire anziché un euro con l’unico obiettivo di vedere che faccia farà il bingo bongo cui lo lascerà quando si renderà conto che l’ha fregato anche stavolta.
C’è il nonno del PD area Renzi che ha con sé 70 € ma ha fatto una spesa da 120 € contando sulla comprensione dei mercati e degli investitori esteri, c’è il nonno della minoranza PD che ha con sé 120 € ma ne spenderà 70 perché gli investitori esteri sono tedeschi e lui quelli lì se li ricorda bene ma porca miseria il 3 a 1 al Bernabeu sì che fu una soddisfazione, l’unica di quarant’anni in officina per un marchio dei crucchi.
Non c’è il nonno che vota per i Cinque Stelle. Uno ce n’era, a dire la verità, che sperava che quel Peppe Crille lì facesse davvero la rivoluzione. Ma dopo aver saputo dei bambini poveri di Pomezia che non mangiano il dolce, dopo aver letto dei tagli allo stipendio dei dipendenti di Parma, dopo le esplulsioni dei dissidenti e le battute sessiste contro le donne che osano parlare, ha deciso che no, lui non vota più i Cinque Stelle. Che se la prenda pure coi nonni pensionati e li insulti, l’ex-comico genovese, il nonno Cinque Stelle è diventato un nonno scheda bianca.