E per questo fine d’anno mi sento di consigliare ai nostri ascoltatori delle bollicine del 2003 prodotte in Toscana…
Cari lettori, l’ultima moda per essere davvero di tendenza e di mostrare di avere buon gusto è quella di parlare di “bollicine” e non di vino frizzante, o spumante. Sono ignorante come una capra in fatto di vini, ma qualcosa della lingua italiana credo ancora di conoscerla, e questa sineddoche delle bollicine non mi convince.
Anche la coca-cola ha le bollicine, come sanno bene i fan di Vasco, e ce le ha anche il chinotto e l’aranciata. Però un sommellier non potrebbe nemmeno lontanamente pensare di associare quelle bollicine a quello di un lambrusco.
Per non parlare di mia figlia quando le facciamo il bagnetto: di tanto in tanto fa delle bollicine anche lei, specie se sta digerendo.
Ma con tutto il bene che le voglio, non sono bollicine che mi sento di consigliare per il cenone…
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Liberate Babbo Natale
La fine delle feste (ho sempre considerato il rientro post-natalizio il più doloroso in assoluto) porta malumore, sconforto, irritabilità, nervosismo. E allora cerco una buona notizia.
E la trovo, scavando con accortezza: finalmente verranno infatti i rimossi a questo punto gli orrendi babbi natali appesi un po’ ovunque e mortificati a pancia giù contro case, balconi, terrazze. Non so chi abbia cominciato, la prima volta che ne vidi uno (credo fu in Irlanda 6 anni fa) pensavo fosse buffo:era grande, stava su un tetto e sembrava puntare al comignolo). Poi, come sempre succede, la moda ha travolto tutto, e questi poveri simulacri sono stati costretti a quindici giorni di umiliazione, sballottati dal vento, ridicolizzati dalla pioggia, scherniti da piccioni e passanti. Oltre tutto molti di loro erano sagome solo retro, e perciò se si voltavano sembravano spaventosi uomini senza volto.
Non si fa così.
Sarà anche un simbolo consumista, un pupazzo creato dalla Coca-cola stravolgendo l’icona di un santo popolare, però un po’ di rispetto Babbo Natale se lo merita. Se proprio volete appenderlo, l’hanno prossimo, abbiate il buon gusto di rimuoverlo dil 26 dicembre, a missione compiuta.
Anche lui ha diritto a tornare a casa.
Musichette e libert
Mi piace molto l’ultimo brano di Moby, Lift me up, ha un bel ritmo e delle soronità pop eleganti che mi fanno pensare ai migliori Depeche Mode e a David Bowie (cioè quel poco che riesco ad apprezzare della musica pop). Mi piaceva molto anche Come stai di Vasco Rossi, probabilmente il miglior brano dell’ultimo album, un giusto equilibrio di rock e canzone d’autore senza però trascurare il testo (come invece accade in un Senso, capolavoro mancato, canzone inespressa che soffoca rigirandosi sullo stesso concetto fino alla nausea). E se continuo a ripensarci, mi rendo drammaticamente conto che le ultime canzoni che mi sono piaciute (a parte Bad Religion, Green Day, Ska-p che sono fuori competizione) sono quelle selte dalle pubblicità Vodafone. Il dubbio che a questo punto mi attanaglia non è essere o non essere (meglio essere, non c’è paragone, di gente che non è ma occupa spazio ne vedo sin troppa), ma: sono quelli della Vodafone che hanno buon gusto, o i miei gusti si sono tristemente spiacciati contro la livella massificante (uao, che bell’immagine da massmediologo) delle segreterie dei call-center? Non lo so. Mi angoscia, però, la questione.
Decido di chiamare Fastweb.
E poi Tim.
E poi pure un fornitore che in segreteria ha un brano a 8 bit di Beethoven (brrr).
Ascolto varie musichette.
Mi riprendo.
Non sono tutte uguali.
Meno male.
Siamo ancora liberi di scegliere, in fondo.