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I pacchi della posta

C’era una volta l’ufficio postale. Tu ci andavi con un pacco, e il postino lo portava da qualcuno. Oppure andavi a ritirare un pacco che ti avevano inviato e che non ti avevano potuto consegnare. Certo, in posta si ritiravano anche le pensioni e si pagavano vaglia e bollettini, ma come dire, si trattava di servizi accessori.
Adesso in posta si comprano televisori al plasma e cd, si richiedono mutui, si fanno investimenti, si fanno bonifici. Andrebbe anche bene, non sono convinto che uno che ha fatto il postino per trent’anni il giorno dopo diventi un bancario provetto, ma sono dettagli, via. Più che altro, il problema è un altro: i pacchi.
Cari signori delle poste, capisco che adesso dovete guardare la redditività, le revenues, la produttiva e i margini operativi, ma se continuaste anche a spedire e trasferire lettere e pacchi, saremmo tutti più contenti. Uno sportellino verde con il dipendente più stressato contro 15 sportellini gialli non mi sembra un rapporto equo…

C’era una volta San Remo

Da anni non seguo San Remo e un po’ mi dispiace perché avere tempo per il futile significa essere ricchi e da questo punto di vista io sono un morto di fame. Tuttavia un’idea sulla televisione me la sono fatta anch’io, sbirciando qua e là.
Panariello secondo me è il comico più scipito degli ultimi anni, non solo manca completamente di ogni seppur vaga idea di satira (e per questo piace al centrodestra), il che non è una colpa, ma è estremamente carente anche nella struttura della gag che affoga nel banale e nello stiracchiato. Ricordo di aver sorriso ad una sua battuta in un programma del 98 in cui faceva il bagnino: sto ancora aspettando di ripetere l’esperienza. La classica coppia di megagnocche da affiancare al conduttore quest’anno è sostituita da una ragazza brava e competente come Victoria che però è eccitante come un brodo di legumi (per carità, tutti la vorremmo come amica, ma la gnoccaggine è un concetto distante) e da un’altra ragazza sicuramente più attraente ma che da tempo ha impersonificato il ruolo di moglie e neo-mamma e per un popolo di mammoni benpensanti come gli italiani questo ha portato il suo sex-appeal vicino allo zero. La razionalità quindi porta a dire che la coppia è stata scelta bene, qualcos’altro fa rimpiangere quel vecchio volpone di Pippo Baudo che a Sanremo portò Anna Falchi, Claudia Koll e Sabrina Ferilli, che qualcuno si sogna ancora. E i cantanti, i cantanti da tempo non contano molto, per cui non si può dare la colpa alla loro mediocrità, ma a parte i Nomadi, Venuti e Grignani (non è un caso che questi due siano usciti subito), è difficile trovare qualcosa di loro nel peer-to-peer, che oggi rappresenta il vero indice di gradimento degli appassionati di musica.
C’era una volta la prima repubblica, in cui a San Remo invitavano Beppe Grillo. Come si fa a non essere nostalgici?

Si stava meglio quando si stava peggio

C’era una volta la domenica sportiva, non la trasmissione televisiva, ma la giornata, anzi il pomeriggio, dei tifosi appassionati di calcio. Cominciava dopo pranzo, i più fortunati allo stadio, altri a vedere i dilettanti – è gratis, ma è sempre calcio – altri ancora semplicemente in casa con la radio. Schedina in mano, si segnavano i gol, vedendo quanti punti si raccoglievano, fermandosi (nel mio caso) a tristissimi 10 o 11. E poi si finiva tutti di fronte al rito per antonomasia celebrato da Paolo Valenti, uno dei migliori giornalisti sportivi di sempre. E con lui il mitico Giorgio Bubba da Genova, l’uomo che più si è avvicinato alla mia idea di gnomo da giardino in carne ed ossa, Luigi Necco da Napoli con l’immancabile battutone finale e 50 ragazzini sulle spalle che salutavano a casa, Tonino Carino da Ascoli, un personaggio che sembrava uscito dai fumetti (e infatti continuamente ripreso da Drive in), Franco Strippoli da Bari e Foggia (ispiratore, con il suo indimenticabile riportino, del Frengo e Stop di Albanese), il compassato Cesare Castellotti da Torino, Marcello Giannini da Firenze con quella parlantina biascicata che sembrava recitasse poemetti, Gianni Vasino con quella vocina da cartone animato e tanti altri che non ricordo più e che hanno accompagnato la mia infanzia. C’era una volta, e non c’è più. Sembra passato un secolo: la schedina non c’è più, strozzata non tanto da altri diecimila giochi e dalle scommesse, quanto da una giornata di campionato che comincia il venerdì e finisce il lunedì. E adesso scompare anche 90°. I diritti li ha presi Canale 5 che pare ne farà una trasmissione umoristica con Bonolis e la Gialappa’s. Potete giurarci che su due ore di programma 50 minuti saranno spot. Non mi dispiace troppo, ormai il calcio mi ha stufato, a parte l’irrazionale amore per il Taranto, e 90° non lo seguo più da anni. Non voglio neanche fare quei discorsi da vecchi nostalgici "Eh, ai miei tempi". Però mi domando se dobbiamo lasciare impassibili e rassegnati che tutto, anche lo sport, diventi merce di scambio e contrattazione, oppure c’è qualcuno che ancora crede che in fondo, senza parabole, diritti e veline, non si stava poi così male.

Un'immagine della storica redazione di 90? minuto