Ho appreso la notizia leggendo un allegato femminile di un quotidiano, quale non ha importanza (ebbene sì, li leggo anch’io, di solito seduto sul mio trono, cercando gli articoli in mezzo a centinaia di foto di donne esangui vestite in modo orribile).
Inutile nascondere che leggevo l’articolo con la stessa preoccupazione con cui scopri che apriranno una centrale nucleare (o uno stabilimento siderurgico, che è anche peggio) nel tuo quartiere, o che il tuo nuovo vicino di casa suona la batteria. Non voglio tenervi troppo sulle spine, ma cavolo, ad una botta così bisogna che siate preparati. Pare che una società di cui non voglio fare il nome perché immagino potrebbe essere soggetta delle vostre comprensibili e giustificate ritorsioni abbia attivato un servizio per cui, a pagamento, invia ogni mese un set di campioni di creme, profumi e detergenti a domicilio. Per ora non è intervenuta la magistratura a bloccare questo scempio anche se non tarderanno, immagino, le proteste delle associazioni che si battono per la tutela dei diritti dell’uomo.
Campioni a domicilio? Cioè bustine sgocciolanti e lasciate semiaperte in ogni camera della casa, in ogni cassetto di ogni camera, in ogni angolo di ogni cassetto, che si perpetuano senza fine? Ma dico, dove andremo a finire? Ma questa gente pensa alle conseguenze delle sue scellerate azioni? A casa mia i campioni si riproducono già autonomamente (non credo si accoppino perché sono sparsi spesso in solitaria, credo che il loro numero aumenti per un fenomeno di partogenesi), se poi potessero inserirsi anche tramite posta o corriere, la situazione mi scivolerebbe di mano in pochi giorni!
E non venite a dirmi di buttarli via, mia moglie si ricorda ancora di campioni che le ho buttato nel 2007 e che conservava da alcuni lustri, come bottiglie di Barolo! Vogliamo risolvere una volta per tutti questa maledetta crisi? Tassiamo i campioni, prima che la nostra civiltà ne finisca sommersa