Ve la ricordate, l’audiocassetta? Sì d’accordo, la qualità era pessima, il fruscio trasformava una canzone nell’eco di una conchiglia in riva al mare. Per non parlare delle copie, poi: man mano che si duplicava, il fruscio aumentava, fino a ricoprire del tutto le voci e la musica originale. Però l’audiocassetta ci rendeva creativi: chi non ha mai fatto la compilation con le canzoni d’amore per la compagna delle medie, quella tosta per stupire l’amico, quella con le canzoni impegnate da sfoderare magari durante un’occupazione liceale?
I ragazzi di oggi hanno milioni di brani sui loro lettori, e non selezionano più. Hanno tutto, lo subiscono incapaci di imporre la loro personalità su quei sessanta, novanta minuti al massimo di musica registrata. Ragazzi, tornate alle playlist.
La vita è troppo breve per sprecarla ascoltando milioni di canzoni brutte che nessuno ha scelto per voi.
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W il download legale
Poi dice che uno scarica illegalmente.
Non voglio neanche aprire l’argomento diritto d’autore, anche se dovremmo chiamarlo diritto di sfruttatore
perché i legislatori, più che tutelare gli artisti, sono ossessionati dalla tutela per gli editori (e non è la stessa cosa). Però voglio raccontare che ho provato ad acquistare un paio di canzoni in mp3 dal portale di Mediaworld: in fondo, un euro a canzone circa mi pare un prezzo ragionevole. Meno ragionevole è che dopo il download il computer vada in crash (scusate l’anglismo, mi correggo: si pianta), i tre file mp3 scaricati non ne vogliano sapere di suonare perché un messaggio sui DRM (i sistemi di controllo sui diritti digitali) mi dice che sono protetti, ed io non abbia alcun modo di ascoltare la musica che ho pagato.
Magari è stato un caso sfortunato, magari è stata colpa del mio computer, magari sono l’unico a cui è successo ma così non va.
Questi orpelli – e penso anche ai cd originali che per fortuna la Sony ha smesso di produrre e che non funzionavano su alcuni supporti – dovrebbero ostacolare i pirati, e invece ostacolano i fruitori onesti. Per cui il fessacchiotto che ha pagato il suo euro per la canzone non può ascoltarla in autoradio o su un altro computer, il furbo che s’è scaricato tutta la discografia di quell’autore può distribuirla ai parenti con gli omaggi della casa.
Ma siamo uomini, o caporali?
Riscopriamo le compilation
A dieci anni avevo un registratore altamente tecnologico dotato di microfono, che posizionavo accanto al televisore. A quel punto redarguivo chiunque respirasse troppo rumorosamente o rovinasse in qualche modo la mia registrazione, che in ogni caso era mozzata, rovinata, interrotta, con la voce del presentatore all’inizio della canzone e gli applausi alla fine.
Poi ci fu un avanzamento notevole, cioè il radioregistratore che permetteva di registrare direttamente dalla radio, senza la voce di mia madre che parlava al telefono o il rumore dei piatti in cucina: la connessione era interna. Meraviglia, anche se quasi tutte le mie canzoni avevano la voce dello speaker all’interno della canzone, di solito sull’assolo della chitarra.
E poi il terzo definitivo passaggio, il duplicatore di cassette, con il quale nacque l’era delle compilation, le cassette fatte con le canzoni preferite che si passavano alle amiche per fare colpo.
E adesso?
Adesso, siano esse acquistate onestamente, siano il frutto di peer to peer o pirateria casereccia (tra l’altro molto più efficace del vecchio duplicatore di cassette), i ragazzi hanno praticamente tutto nei loro archivi. La tecnologia è avanzata, certo, ma la nostra giornata è ancora di 24 ore: occorre riscoprire le compilation. Lo so che hai tutte le canzoni di tutti i gruppi rock della storia, sul tuo pc. Ma se vuoi fare colpo sulla tua compagna di banco, falle ascoltare solo quelle scelte da te…
Deliri mancini…
Oggi ho sentito alla radio un canzone da cui riporto le testuali parole: "Dipinsi l’anima su tela anonima e mescolai la vodka con acqua tonica e pranzai tardi all’ora della cena e mi rivolsi al libro come una persona".
Brividi di incredulità, stupore, ribrezzo.
La domanda che sorge spontanea è: a quale libro può rivolgersi uno che delira così? All’elenco del telefono o al manuale di istruzioni del frigorifero? E soprattutto: cosa gli avrà risposto il libro?
Un Ges? USA (e getta)
Sì all’omicidio preventivo, no alla minigonna. Le ultime novità di questi giorni che provengono dagli Stati Uniti mi fanno venire in mente Personal Jesus: una bella canzone scritta qualche anno fa dai Depeche Mode che causò parecchie polemiche, in cui raccontavano di un Gesù personale, disegnato ad uso e consumo delle nostre esigenze, pronto a perdonarci, ascoltarci, commiserarci. Il testo, che nello stile ammiccava a certi atteggiamenti di predicatori televisivi, era molto intelligente (solo gli ottusi possono averne tratto aspetti sacrileghi) e denunciava il vero problema della spiritualità dei nostri tempi: non è più l’uomo a essere creato a immagine di Dio, ma Dio che è una proiezione dei desideri dell’uomo. Gli atei potrebbero rispondere che è sempre stato così, le divinità sono creazioni degli uomini per spiegare ciò che è troppo grande o mitigare i dolori nell’illusione. Dal momento che sono un credente, non sono d’accordo: secondo me Dio c’è, si è fatto uomo perché credessimo, ci ha lasciato chiaramente intendere qual è il suo volere. Poi però ci sono tante immagini fasulle di Dio che proiettano solo i nostri interessi, vero anche questo. Hai voglia a interpretare le scritture: c’è scritto non uccidere, Francesco direbbe che la Parola di Dio va presa sine glossa, senza tanti giri di parole: non uccidere. Non si uccide. Eppure i cristianissimi americani non si scompongono se in guerra i loro soldati giustiziano sotto gli occhi delle telecamere degli iracheni feriti, se li torturano a morte, se sparano impunemente quando pare loro. Lì vale la legge marziale, non quella di Dio. Poi però gli stessi cristianissimi americani censurano le ragazze pon pon, perché con le loro gonne corte inducono al peccato. Amici americani, non scherziamo: liberi di credere al vostro dio usa e getta, godetevi pure questo vostro gesù bigottone, ottuso e guerrafondaio finché siete su questa terra: dopo, però, non rimaneteci male se l’altro, quello vero, non la pensa alla stessa maniera.
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who cares
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who?s there
Feeling unknown
And you?re all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I?ll make you a believer…
Take second best
Put me to the test
Things on your chest
You need to confess
I will deliver
You know I?m a forgiver
Reach out and touch faith Reach out and touch faith