(…)
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: ?Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’ è che par nel duol sì vinta??.
Ed elli a me: ?Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli?.
E io: ?Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte??.
Rispuose: ?Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvid?osi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa?.
(…)
Non si fa la storia astenendosi.