La battuta del titolo è agghiacciante e circola da un paio di giorni però non ho saputo resistere. Le elezioni regionali si sono concluse e per una volta non assistiamo alla solita pietosa scena in cui tutti hanno vinto. 11 a 2, 52% contro il 44% è un risultato che non ammette giochi di parole, stavolta il centrosinistra, o l’Unione come si chiamerà nei prossimi mesi (se non cambiano idea prima) ha vinto. Ferrara l’altra sera c’ha provato, commentando i dati, a soffermarsi sul consolidamento della Cdl in Veneto e Lombardia, che stanno diventanto un equivalente blu delle storiche regioni rosse (Emilia, Toscana, Umbria, Marche). Contento lui. Berselli, onorevole di AN, commentava la straordinaria vittoria del suo partito a Montefiore, piccolo comune vicino Rimini, su una di quelle emittenti locali che di solito propongono coltelli miracolosi e creme scioglipancia (speriamo tornino presto al posto di Berselli). Altri esponenti del centrodestra, un po’ più realisticamente ma solo un po’, hanno semplicemente affermato che è tutta colpa della congiuntura economica, come se la congiuntura economica fosse un terremoto o un evento sovrannaturale. Tra le tante ipotesi, io aggiungo la mia modesta opinione: l’Italia è sostanzialmente spaccata a metà, se stavolta molti elettori non hanno votato a destra è perché ci sono tante brave e oneste persone genuinamente di destra che credono nella nazione, nella concorrenza, nella libertà. Di fronte ad un governo che ci spacca in microstati, sostiene gli oligopoli e toglie la libertà di parola a chi dissente, queste persone hanno detto basta. Sono le brave e oneste persone, di destra e di sinistra, la base della democrazia, non le gigantografie ritoccate. Se c’è qualche volontario che vuole spiegarlo al primo ministro si faccia avanti…
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Un rispettoso silenzio
Ci sono momenti in cui un rispettoso silenzio è l’unica risposta di fronte all’immensità del dolore. Questo è un blog che si sforza di divertire i suoi lettori, ma l’ombra della morte si è distesa sterminata e ha raggiunto anche quest’angolino di sole. Non è il caso di far finta di niente, decine di migliaia di persone domani non torneranno a sorridere alla vita per colpa di questa sciagura. L’unica cosa che mi sento di pronunciare in questo momento sono cinque numeri: 48580. Mandate un sms a questo numero, donerete un euro per gli aiuti alle popolazioni devastate dal maremoto. Domani torneremo a sorridere; adesso no, adesso non si può far finta di niente.
Fever Nights, fever nights, fiva’…
Cos’è che cambia, qual è la molecola che entra in circolo in un determinato istante della vita e che ci impedisce di smaltire facilmente una nottata di baldoria (ieri ho fatto le 4 ballando sulle panche della Buca delle Campane, un locale mitico per gli universitari bolognesi e non solo)? Perché dieci anni fa potevo fare le 4 tutti i weekend e adesso mi sento come se al posto della testa avessi uno di quei bottiglioni aziendali capovolti da sala riunione? Potrei dirmi che è colpa dell’età, sto invecchiando, sto perdendo forza, magari sto pagando le conseguenze degli eccessi di dieci anni fa. Potrei dirmelo, ma sarebbe una balla. La verità è che dieci anni fa per vivere dovevo leggere libri quasi sempre interessanti, ascoltare conferenze quasi sempre interessanti e poi una volta ogni tre o quattro mesi chicchierarne amabilmente con un professore. Al limite potevano chiedermi di scrivere qualche pagina. Oggi per vivere devo seguire spesso progetti
sconclusionati che infatti non avranno conclusione, risolvere problemi creati da altri e trovare giustificazioni convincenti per idee che mi hanno imposto e che trovo balorde.
Per forza arrivo cotto al venerdì sera…