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Arrivederci Vodafone

Una volta un mio amico per prendermi in giro mi disse che solo i televisori in casa mia non erano a marchio Coop.

La verità è che quello delle cooperative insieme a quello del commercio equo e solidale è l’unico marchio a cui sono davvero – come direbbero gli esperti – fidalizzato. E proprio in quest’ottica ho fatto un altro passo avanti, lasciando Vodafone per CoopVoce. Una cambiamento per me epocale perché erano dodici anni che mantenevo il gestore di telefonia in cui tutto ruota intorno a te.
Il motivo del cambiamento è, come sempre, economico: avevo uno di quei contratti in cui se chiami un utente non vodafone il tuo credito viene prosciugato come la pensione di un operaio alla slot machine. Cifre veramente incredibili, decine di euro per una ventina di minuti al telefono. In alcuni casi non posso escludere che sia stato questo ad allontanarmi da alcuni conoscenti dotati di cellulari Wind o Tim. Ma se una volta il numero di cellulare ti aiutava a indicare una persona, con la mobilità mi capitava di chiamare 347 o 349 convinto che fosse uno dei nostri, per poi trovarmi il cellulare esanime e sanguinante, privato di tutti i soldi dalla scheda.
E quindi adesso passo ad un servizio che per 9 centesimi al minuto mi fa parlare con tutti, niente fronzoli, niente cards, niente offerte speciali chiamatuttiituoicuginimasoloneigiornidisparideimesidi30giorni.
Anzi, se proprio dovessi dire cos’è stato di Vodafone che mi ha irritato per non dire offeso sono state certe pseduo-promozioni. Vuoi farmi un regalo? Dammi due euro di credito, e sono contento. Non regalarmi un servizio che a soli 5 euro mi permette di inviare un milione di sms al giorno a tutti miei amici nati a maggio con il nome che comincia per P. A caval donato non si guarda in bocca, ma se il cavallo scalcia, che se ne torni da dove è venuto.

L’album delle figurine completo

Superata la brizzolata soglia dei 37 anni, il “giovane” papà, per la prima volta in vita sua, si trova di fronte un album delle figurine completato. Quella che trent’anni prima era poco più che un’idea astratta, un oggetto dell’olimpo dei pensieri assoluti come la pace universale o il Taranto in serie A, si materializza davanti ai suoi occhi. Certo non si tratta di una raccolta per la quale sono stati fatti investimenti particolari: mi riferisco infatti all’album di figurine Coop dedicato agli animali e realizzato con il wwf.  Le figurine sono piovute numerose grazie alle quantità industriali di latte, latte in polvere, pannolini e cibarie varie acquistate dalla famigliola nelle settimane di promozione. Ma il risultato non conta, gli album completi di figurine esistono davvero. Da bambino ne avevo sentito parlare in televisione, ma per me, che con la paghetta potevo acquistare un paio di pacchetti alla settimana, e al massimo potevo sperare di aumentare la quantità giocando d’azzardo sui marciapiedi fuori la scuola, rimane lo stupore e l’incredulità.

E mi domando cosa stupirà i nostri bambini, per i quali le figurine arrivano in mazzi da 30, 40, gli album si completano in poche settimane, si possono persino regalare ai compagni di classe in questa malcelata abbondanza. Io le mie figurine doppie  (principalmente dei calciatori, ma provai anche un paio di raccolte legate a serie tv) me le conservavo in un cassetto e di tanto in tanto andavo a sploverarle, conservando anche quelle degli anni precedenti perché non si sa mai. Perché i supermercati non hanno regalato niente, alla mia generazione, e il massimo del divertimento era impilare la buste del latte della centrale di Taranto, che avevano un’assurda forma triangolare.

Certo, anni dopo vennero le raccolte punte del Mulino Bianco, ma un po’ di lavoro per raccogliere e incollare andava fatto. I nostri bambini hanno gli album già pieni senza troppa fatica, e non se se sono davvero più fortunati di noi.

Mai più in farmacia

Il giovane papà sente immediata la necessità di adempiere al primo dei suoi compiti: sfamare la prole.
Non bada a spese, il giovane papà, si reca in farmacia, crepi l’avarizia, compriamo il migliore latte in polvere. 30 euro.
Qualche giorno dopo il giovane papà decide che è meglio comprarlo alla Coop, il latte. Stessa marca, spesa analoga 29 euro anziché 30, ma una sostanziale differenza: spende un euro di meno ma di confenzioni ne prende due. il giovane papà si domanda perchè una farmacia vende a 30 euro ciè che alla coop costa 14: e decide che in farmacia non ci tornerà più.
Anzi, il pensiero cattivo di rovesciarci una tanica di benzina e dare alla fiamme quei covi di ladri gli balena; ma è solo un attimo, è un padre di famiglia adesso e ha delle responsabilità.

Oggetti introvabili

Negli ipermercati oggi si trova di tutto. Giornali, televisori, computer, frutta. Prodotti da cuocere e prodotti già cotti, videogiochi e software di gestione aziendale, arredo bagno e biciclette, pneumatici e batterie per auto. Tutto. Quasi tutto. C’è una categoria di prodotti che non solo gli ipermercati non hanno, ma per i quali occorrono ordini complicatissimi e attese di giorni, mesi, forse anni. Sono i prodotti omaggio che si vincono con i punti. Io ho atteso 5 mesi per una pentola alla Coop, e dubito che vedrò il mio frullatore ordinato a febbraio prima delle ferie. Mettere in palio prodotti disponibili in magazzino farebbe schifo? L’anno prossimo, se c’è, ordinerò una dentiera. Meglio portarsi avanti.