Il secondo momento impossibile per il gentil sesso è quello della rotonda. Qui ne ho viste di tutti i colori.
Ragazze che non hanno il coraggio di entrare, sporgono il collo dal volante fino a spiaccicare il naso contro il parabrezza ma sempre timorose che quell’auto là in fondo possa accarezzarci la fiancata.
Altre che dopo essere entrate non trovano il coraggio di uscire e girano in tondo fino a notte fonda. Altre ancora che entrano dando la precedenza, escono dando la precedenza, cambiano corsia dando la precedenza. Con il risultato che a loro viene un giramento di testa e all’automobilista dietro un orchite.
Perché? Non credo sia colpa dello smalto che si asciuga in ritardo o del bracciale che si incaglia nella freccia. Quelli sono luoghi comuni, e poi non spiegano come mai ci sia questa incompatibilità solo con i parcheggi e le rotonde. E nemmeno credo sia questione di timidezza, ci sono ragazze che che fanno i duecento in autostrada e poi tornano a casa con gli occhi rossi perché hanno pianto a lungo prima chiedere ad un barista di aiutarle a parcheggiare. Io credo si tratti di un problema biologico. Per i parcheggi, l’istinto materno femminile le porta ad affezionarsi a tal punto al mezzo che lasciarlo lì solo soletto nel parcheggio proprio le scombussola, sai mai che passa qualcuno e ci fa una scortesia.
Per le rotonde, invece, la spiegazione è tecnica. Come spiega la fisica, su un corpo in moto circolare agisce una forza reale, quella centripeta, che permette al corpo di muoversi e lo attira verso il centro della circonferenza . Tale forza è bilanciata da un’altra, apparente e diretta verso l’esterno, che impedisce all’autista di essere sbalzato fuori dall’auto, la forza centrifuga. Sostanzialmente è la forza che ci tiene fermi sul sedile.
Quindi c’è qualcosa che costringe le donne a stare ferme contro la loro stessa volontà, impedisce loro di uscire e per giunta si tratta di una forza fittizia!
Ovvio che le nostre amiche non sopportano questo stress e danno i numeri.